1972 agosto 14 Buongiorno Juve!

1972 agosto 14 – Buongiorno Juve!

Giorni fa, Gianni Agnelli ha fatto una scappata a Villar Perosa, nell’ossigenata privacy della Juve.
L’avvocato era in pantaloni scuri e camicia bianca. Ha stretto la mano a tutti i giocatori,
psicologicamente genuflessi, e intimiditi dall’ inestinguibile fascino del Potere. Qualche cronista ha
notato una speciale cordialità della “ mano del padrone ” per Haller e Altafini. Non so se
l’impressione sia esatta, ma sicuramente è fedele al personaggio.
Gianni Agnelli ha sempre detestato il provincialismo del “ no agli stranieri ”. Interessato soprattutto
al calcio come spettacolo, non ha mai guardato alla nazionalità delle pedate, facendo di Omar Sivori
quasi un paradigma della sua estetica del football. In questo senso, Agnelli e Moratti si sono sempre
assomigliati. Haller & Altafini alla Juve sono perciò la coerenza con la classe, a prescindere dal
passaporto. In anni di bigotta autarchia, la Juve spa ha razziato giovani senza dimenticare l’esotico:
non potendo catturare un Giovanni Cruyff, s’è accontentata dei pensionabili resti del mercato
interno, come Haller e Altafini, uno straniero e un oriundo.
Non so se l’acquisto dei due assi sia una raccomandazione personale di Agnelli. So però che
Boniperti e Allodi conoscono perfettamente i gusti dell’Avvocato: dirigere, a volte, è omaggiare.
Non fosse classe 1935 e non fosse stato per anni il distintivo dell’Inter, lo stesso Luis Suarez sarebbe
finito nel parcheggio della Vecchia Signora.
La Juve tiene tutto: più scudetti, più tifosi, vecchie Coppe e nuove Coppette. Al suo curriculum
manca soltanto la Coppacampioni! Se ha ingaggiato la vedette Altafini è anche perchè il programma
– Europa precede quest’anno il programma – scudetto. E, nella Juve d’oggi, soltanto…Italo Allodi
possiede più esperienza internazionale di Altafini: non dimentichiamo che la prima Coppacampioni
italiana fu vinta nel 1963 con la materia grigia di Gipo Viani e i gol di Josè, per il Milan.
Di Altafini, Rivera dice: “ grande giocatore che si ferma quando sente la fatica ”. A parte il fatto che
Josè potrebbe tranquillamente restituire al mittente lo stesso giudizio, i 34 anni di Altafini non
sembrano logori proprio perchè mai come ora l’asso brasiliano sente scappargli il tempo, una
professione, molto denaro.
Nel Napoli di Sivori & Pesaola, dove il calcio era goliardia sudamericana, si giocava a poker il
sabato sera e una coppa di champagne gelato non era mai peccato.
L’ultimo Altafini, quello della piena maturità, misura anche un bicchiere d’acqua schietta: per non
appesantire fianchi e mammelle; per durare ancora e sentirsi più a lungo realizzato. I 34 anni di un
calciatore sono già nostalgia. E la nostalgia, se conscia, invece d’immalinconire vitaminizza.
Quando il computer partorì in rari secondi il calendario di campionato, Allodi accusò di parzialità le
scelte elettroniche. Politica a parte, mi sembra più sobrio Altafini quando dice: “ con questa Juve, i
problemi dovremmo inventarli ”. Si riferisce soprattutto a Zoff, inseguito come s’insegue un amore,
perchè non serve costruire schemi se poi tra i pali dimentichi un filo d’alta tensione. Zoff è friulano,
muove le labbra con pigrizia, tiene palpebre basse, forse per risparmiare la retina. Dopo Tancredi,
Piloni, Carmignani, giovani e stressati, con Zoff crescerà camomilla tra i pali della Juve, come negli
anni di Combi, mito del pubblico sabaudo.
L’attuale opulenza della Juve schiaccia la serie A, ma un innesto rimane ancora fragile: Bettega. Lo
segnalano “ tutto apposto ”, riferiscono di colpi di testa “ meglio di prima ”: eppure il profilo delle
guance è ancora rotondo e il disegno dell’addome preme sulla maglia. Oggi suda al sole e riposa in
collina; domani avrà su pelle la pioggia, la nebbia e il gelo dell’inverno padano. Il dubbio
sopravvive dunque all’ottimismo del Clan. Un anno in prestito nel morbido clima di Roma era idea
tutt’altro che peregrina: eppure cinica per un pubblico possessivo, e perciò rifiutata dal sentimento.
Il 13 settembre, la vera stagione, quella del calcio serio, comincerà con Marsiglia – Juve, di
Coppacampioni, a Lione. Boniperti ha un mese ancora per bullonare un meccano da gol: il vento di
Anastasi, le danze di Haller, l’urto di Altafini, le cicatrici di Bettega. C’è tanta classe in questa
ipotesi che potrebbe bastare anche per lo scudetto-bis. Ma se Agnelli era disposto a pagare 800
milioni i quasi 30 anni di Sandro Mazzola, vuol dire che persino a questa Juve-ricca manca ancora
qualcosa. Soprattutto Rocco lo crede.