1972 agosto 23 Il manifesto dell’Australia

1972 agosto 23 – Il manifesto dell’Australia

Shane Elizabeth Gould, australiana, è per il nuoto femminile ciò che Mark Spitz, statunitense, è per
quello maschile: “ fuoriclasse ”, una categoria che nasce nel mistero del gene e che nessun Doktor
Jeckyll della medicina sportiva riesce ancora a costruire in provetta.
Stamattina, Spitz ha detto: “ Correrò in sette specialità, ma non ho paura di scoppiare ”. E’ la Gould,
giorni fa scendendo dal jet, sussurrò con pudore: “ Posso vincere cinque medaglie d’oro ”. Fu la sua
prima e ultima dichiarazione perchè, il giorno dopo, all’ingresso della Swimminghall, apparve un
cartello in tre lingue: “ Nell’interesse degli allenamenti, si prega di non chiedere interviste almeno
per una settimana: la campionessa domanda comprensione ”.
Dicono tutti che ha 16 anni, ma non li ha compiuti: il suo compleanno arriverà a Novembre, il
giorno 23, è nata a Pymble, nel New South Wales, stato-pilota con le città di Sydney e Canberra: la
interminabile costa sul Pacifico è la vera piscina d’ Australia, paese dove la selezione sportiva
possiede cifre da umiliarci, noi che pure chiamammo “ Mare nostrum ” il Mediterraneo. Gli scritti
alla federnuoto, in Italia, superano infatti di poco le cinquemila unità; soltanto Melbourne ne somma
cinquantamila. Di questo eldorado acquatico, la Gould è il lingotto più raro, “ più grande ” della
mitica Dawn Fraser.
Shane suona discretamente la chitarra, ricama, ama cucinare, gioca anche a basket e golf. Legge, ma
non so cosa perchè non mi pare indicativo il fatto che, allo shop del villaggio, dopo aver ascoltato
l’ultima incisione di Wilson Pickett, abbia acquistato l’edizione inglese di “ Asterix ”. Il padre dirige
una compagnia aerea e Shane veste con il tratto dell’ “ affluent society ” di Sydney. Elegante, pacata
negli accessori, porta spesso giacca di velluto e calzoni.
Anche se cresciuta alle isole Fiji, Shane propone con la faccia trasparente tutte le buone cose del
New South Wales. Ci sono personaggi dell’indifferenza, nati per stare ovunque o almeno da molte
parti. La Gould no, è un manifesto del suo paese, un tatuaggio del canguro. Occhi di un azzurro
velato, di certe marine di Guidi. Capelli biondi, non biondissimi, bocca espressiva, con labbra molto
disegnate. Non sorride spesso, ma quando lo fa ti mette la voglia di sorridere con lei. Forse, Shane
non lo sa, eppure si porta presso le cascate, le spiagge, i laghi, i vigneti e le verginali praterie del
suo paese. Con lei, non ho scambiato nemmeno una sillaba. L’ho soltanto salutata e osservata, al
villaggio e in piscina, dove Shane “ è ” lo stile libero, uno stile per il quale, nuotando 100 metri in
un minuto netto ( come accade a Mexico ’68, con l’americana Henne ) si spendono 2000-2200
calorie. Uno stile sul quale il prof. Vittorio Wyss scrisse un giorno: “ Tanto faticoso ma tanto bello,
anche se rende poco. Rende poco, s’intende, dal punto di vista meccanico: dallo 0 all’1.5 per cento,
contro il 20-25 per cento del camminare o del correre ”.
Le sue sedute di allenamento durano due ore. L’altra mattina, i due coach, Malcom Talbot e la
signora Ursula Carlile ( entrambi del New South Wales ) camminavano a piedi scalzi, come tutti
noi, lungo la piscina, tenendo in mano i cronometri e ostentando indifferenza per la Gould, quasi
contasse soltanto la “ squadra ” e Shane fosse soltanto l’ultima ragazzina arrivata. In costume
anonimo, a disegnini, l’australiana ha salutato i parenti in tribuna, s’è infilata la cuffia gialla ed è
entrata in acqua con pigrizia.
Longilinea, taglia l’acqua con mani affusolate. Il seno testimonia l’immaturità. Gambe sottili al
polpaccio, poderose alle cosce. Le spalle sono le spalle di chi nuota, sport nel quale si calcola che
le braccia forniscano il 70 per cento della spinta e soltanto l’altro 30 %, sempre nello stile libero,
venga prodotto dagli arti inferiori. Nel caso della Gould poi, il 70 per cento può essere forse il 75
per cento dal momento che i tecnici ne ammirano soprattutto la potenza della bracciata.
Un vasca dietro l’altra, anche 15 chilometri al giorno, Shane s’allena con grazia, rilassata, forza
soltanto dopo la prima ora di training ma conserva sempre, dal primo all’ultimo minuto,
straordinaria concentrazione: la cosa che più mi ha stupito.
Il fondo della piscina olimpica è segnato da una lunga striscia marron; le corsie sono gialle. La
Gould si prepara con altri dieci “ squali ” d’ Australia, non fatica in solitudine: eppure non si distrae
mai, pochi monosillabi con chi le nuota accanto. Nonostante i 15 anni, lavora con ascetica fissità.

Gli unici segnali extra-acquatici le arrivano dai due allenatori, un biondino tarchiato e una signora
minuta, nervosa, gli occhietti spauriti, tipica vittima da maniaco nei “ gialli ” londinesi.
“ E’ ” lo stile libero, Shane Gould, ma quando s’allena quasi lo nasconde. S’alterna a dorso e
soprattutto a delfino. Ogni venti minuti alleggerisce le gambe con cilindri galleggianti stretti tra le
ginocchia. Ogni 40 minuti rilassa il ventre su un rettangolo di plastica bianca. Se riposa, appoggiata
ai blocchi di partenza, la sua faccia acquista dolcezza. Però si fa inquieta, poi turbata, poi irritata,
infine rassegnata, quando al bordo della piscina arrivano tre fotografi, un tedesco, un giapponese e
un italiano, Valfrido Chiarini.
I primi due scattano trenta volte a testa, poi mollano. L’amico Chiarini, no. Lui è italiano e l’Italia
culla il divismo sportivo come in nessun’altra isola di mondo. Centocinquanta foto in bianco e nero,
settanta a colori, con la pellicola a 400 Asa. Ogni volta che toglie gli occhi dall’acqua, Shane
incontra un clic o un flash in primo piano, da un metro. Shane non dice nulla, è educata e tollerante,
ha lo sguardo di chi non capisce perchè tante foto, perchè dieci inquadrature non possono bastare.
Lei non lo sa e, forse, non lo saprà mai che è più personaggio e “ diva ” in Italia di quanto non lo sia
laggiù, al suo giovane paese, nel New South Wales, “ modern nation ” come lo chiamano loro. L’ho
capito soprattutto più tardi quando, nella sede della squadra australiana, ho chiesto all’addetto
stampa qualche dettaglio sulla vita privata di Shane Gould. S’è messo a ridere divertito e mi ha
testualmente risposto: “ Sappiamo solo che nuota! ”.
E lei, a 15 anni, è una ragazzina australiana che può uscire dalla pubertà con cinque medaglie d’oro,
condensando da sola il destino olimpico di un continente, l’Australia.