1968 novembre 3 Il Milan può pareggiare ma l’Inter vuole vincere

1968 novembre 3 (Il Gazzettino)

Il Milan può pareggiare ma l’Inter vuole vincere

Mondanità in tribuna – Enormi scommesse – I presidenti tessili – Il venetismo nel derby – La
nostalgia di Rocco – La “prima volta” di Fraizzoli

C’è inflazione di derby, a tutti i livelli, al Nord e al Sud. Ma « il derby » è uno solo: San Siro,
Milan-Inter. E’ questione di atmosfera. La retorica non ci entra. Persino personaggi per definizione
neutrali del mondo del calcio, cioè gli arbitri, lo ammettono. In una recentissima inchiesta apparsa
su un quotidiano politico milanese, tutti, da Lo Bello ad Agostini a Sbardella, hanno confessato: 1.
una preparazione psico-fisica particolare durante la settimana; 2. un’emozione altrettanto particolare
al momento di scendere in campo.

A livello tribuna-centrale (lire 8 mila) è spesso episodio mondano tutto « milanese ». Ci sono
signore che lo aspettano come una prima alla Scala o una vernice al Breda. Baby Moratti o la
biondissima Luisella Riva (ex-presidentessa rossonera) hanno fatto da parametro per anni.

Un fatto di circoli, di club privati, facce mai viste ad una partita di calcio, le incontri al derby. In
una tribuna stampa Indro Montanelli. Giornalisti da terza pagina, scrittori, fanno « il colore ».
Soprattutto al derby di novembre, con sapore di castagne, di nebbia, tutto lombardo.

Partecipazione esterna

E’ un fatto di scommesse, enorme. Gli abituè dell’ippodromo (a due passi) o del tiro al piccione,
cambiano direzione Milioni pro-capite, come ridere. Poi le scommesse sfottò, fatte solo e tutte di
tifo, con un marchio che non è originale al 100 per 100. Su un risultato del derby, un tifoso interista
o milanista « ci può vivere un campionato »! Si può perdere lo scudetto, ma con un derby vinto —
un sacco di cose vengono cancellate. Ricordo, nel febbraio del 1962, l’unico derby in cui Rocco
Nereo fu battuto da Herrera: fu un 2-0, segnarono Morbello e Suarez. Lo scudetto era già del paron
e l’Inter era in défaillance fisica, ma nei bar ci si scannava: « Il Mago è sempre il più forte ! ».

Il derby di San Siro, anno dietro anno, ha sbiadito i connotati milanesi, calcando invece la
partecipazione « esterna ». Le ordinazioni in massa di biglietti, soprattutto dal Veneto, aumentano
progressivamente. Lo striscione record steso lungo le gradinate è del Milan Club di Bassano del
Grappa (36 metri, se ricordo bene). Il derby appunto come prova generale dell’efficienza dei Club
organizzati del tifo. Per ottenere un… posto al sole con bandiera e affini, c’è gente che finisce in
corsia con i bronchi in fiamme. Milano, la più eterogena metropoli italiana, con il derby più
frequentato « da fuori ». I bagarini ai caselli dell’autostrada sono i più fissi che si possano
immaginare.

Mondanità, scommesse, tifo, clubs, prestigio presidenziale. Fraizzoli è al suo battesimo come
neo-patron di quella che è stata definita la più estrosa Società del campionato, cioè l’Inter. Moratti,
un paio di volte, lasciò la tribuna prima della fine, con faccia infartosa e figli al fianco. Fraizzoli, se
comincerà con un ko, ne farà una malattia. Per informazioni rivolgersi al « suo » club,
l’antichissimo di via Olmetto.
E’ il primo derby dei presidenti « tessili ». Carraro e Fraizzoli, due grossi industriali dello stesso
settore, anche se non in concorrenza diretta. Un derby con il Milan che non ha perso una sua
caratteristica abbastanza costante in questi ultimi anni: il « venetismo ». Da Viani a Rocco, a

Carraro, anche se il Carraro jr, è da considerare una specie di naturalizzato. Tra i giocatori, Inter
batte Milan 5-2 (sul piano del venetismo s’intende) Cudicini e Malatrasi da una parte; Girardi, Poli,
Spadetto, Corso e il friulano Burgnich, dall’altra.

Un’ombra su tutto

Il derby ha molti risvolti. Eugenio Danese tocca il tetto statistico. I nostalgici ricordano il secondo
esatto di un gol di Gunnar Nordhal, il pompiere svedese. I « corsisti » recitano come una preghiera
un gol tutto di bile e di rabbia del grande mancino veronese che pareggiò « da solo », dopo 30
secondi, il vantaggio-Milan. Gli aficionados di HH piangono: « Senza il Mago, è un altro derby ».
Persino Rocco, recente amico di Herrera, ha dichiarato ripetutamente: « Foni è bravo, serio, ma
confesso di avere nostalgia del Maghetto! Con una sparata a metà settimana, lui mi caricava… il
Milan ed io potevo starmene in poltrona ad aspettare il momento di andare in campo. Scherzi a
parte, adesso mi diverto meno ».

Un derby è tutto, sul piano spettacolare e tecnico. Oggi conta anche e molto per la classifica: un
punto per il Milan (che gioca in casa) può bastare al paron che gioca per lo « statu quo », come ha
detto. L’Inter di Foni invece cerca con più forza la vittoria. Per sapere fino in fondo quanto valgono
i quattro gol a Scopigno e sostenere la verifica più grossa dal giorno della de-herrerizzazione.

Ma c’è anche Pesaola che guarda a San Siro: la Fiorentina, se batte il Bologna, può andare anche
in testa. Non ha sei punti in classifica? C’è anche Heriberto che gioca a Varese con l’ex di lusso
Anastasi. C’è, sì, anche Manlio Scopigno obbligato a chiudere « l’episodio-Inter » contro il
Lanerossi privo di un contropiedista come Reif, ma con una situazione ambientale superiore alle
previsioni.

L’ombra del derbyssimo si allunga anche lontano da San Siro. E’ sempre stato cosi.