1968 novembre 24 Un’Inter polemica a San Siro

1968 novembre 24 (Il Gazzettino)

Un’Inter polemica a San Siro
Bologna arrabbiato per il Milan

Gli errori di Heriberto e le colpe di Foni
Lotta aperta tra gli attaccanti nerazzurri – Il Verona meglio del Lanerossi

« Dal Benfica ci si può far eliminare, dall’Eintracht no! ». Lo ha detto un giornalista torinese (in
presenza di Catella, Heriberto e C.), durante una cena organizzata a Francoforte dopo la partita di
Coppa delle Fiere. Per un pelo non è scoppiato l’incidente. Heriberto ha i nervi a fior di pelle. Dice
di essere irritato da critiche preconcette. Dice che se la Juve non fa gol, il suo « movimiento »
c’entra come il prezzemolo sulla crema.
Gli allenatori sono dei personaggi veramente strani. Quando vincono con un’autorete o con un
ciuffo d’erba lasciato crescere in area di rigore, il merito, gratta gratta, è sempre del modulo, della
tattica, della preparazione che ha permesso che il giocatore si trovasse al punto giusto eccetera
eccetera. Roba da far morire dalle risate. Poi, quando uno squadrone come la Juve, fa squallidi zero
a zero (contro l’Eintracht a Torino), perde in casa (con il Cagliari), si fa eliminare da una squadra di
terza classe internazionale; mostra insomma vecchie lacune, vecchi tabù offensivi, vecchi schemi,
allora no, allora il modulo, in questo caso il « movimiento », non c’entra proprio nulla. E’ soltanto
una relazione che stabiliscono un pubblico incompetente e giornalisti dal partito preso.

Il caporale paraguaiano non ha veramente capito nulla. Non ha capito che gli amici della Juve
sono proprio gli spettatori che lo fischiano e giornalisti che non sono disposti a fare da vestali del
suo « movimiento ». E’ proprio sotto la spinta di quella gente che la nuova Juve, nata dal miliardo
abbondante di Gianni Agnelli, può esplodere come dovrebbe sul fronte dello scudetto. Non è una
coincidenza infatti che le critiche più aspre vengano portate ad Heriberto proprio dal quotidiano
politico made-in-Fiat!

La immediata e penosa eliminazione di Bologna e Juve dalla Coppa delle Fiere, è servita
comunque a qualcosa. A far ricordare cioè quanto sudore, quanto prestigio, quanta efficienza
fossero alla base delle svariate coppe conquistate negli anni scorsi da Inter e Milan, soprattutto
dall’Inter. Non ho mai assistito a una coppa dei Campioni persa per caso o pura sfortuna.

Pochi i Burgnich

Una volta il Milan fu buttato fuori a Madrid per gli errori di Viani-Carniglia (ricordate? Mora su Di
Stefano), l’Inter fu cancellata a Lisbona non dal Celtic, ma dalla fatica, dall’usura che oramai la
corrodeva dopo una stagione terrificante. Si parlava spesso, spessissimo, di arbitri ammorbiditi dalle
pubbliche relazioni, ma tutto sommato rarissime volte le differenze reali, tecniche, ne sono uscite
distorte.

Dice: la Coppa delle Fiere vale poco. Posso essere d’accordo, ma allora anche la Coppa delle
Coppe vale poco. Perchè il Milan invece l’ha così fortemente voluta l’anno scorso? Per tre razioni:
1) gli incassi che, a San Siro, hanno sempre superato i cento milioni; 2) il prestigio, dal momento
che qualsiasi sconfitta a livello europeo abbassa le quotazioni di un club; 3) l’esperienza, che solo in
match internazionali si può maturare per la super-coppa, quella dei Campioni. Non credo che
Bologna e Juve possano snobbare a tavolino ragioni di questo genere. Quanto alla Juve, oltre tutto,

c’è un discorso già fatto: la spinta numero uno agli acquisti, l’avv. Agnelli l’ha avuta dai deprimenti
spettacoli offerti in eurovisione. Non è cambiato nulla. I commenti sono superflui.

Coppe a parte, il fatto nuovo ma non troppo della settimana riguarda l’Inter. A fine ottobre, parlai
a Genova (c’era la Under 23) con un personaggio espertissimo di cose nerazzurre. Mi raccontava
che il dott. Foni non era molto rispettato dai giocatori. Riferiva un sacco di episodi: battute sfottenti
quando entrava nel pullman dei giocatori, risposte tutt’altro che da « dipendenti », sufficienza nei
confronti di un allenatore che è considerato « lo svizzero della compagnia », cioè tatticamente
superato dalla lunga desuetudine al campionato italiano. Un titolare dell’Inter aveva detto:
« Abituato con i brocchi che aveva in Svizzera, qui non capisce più nulla! ».

Purtroppo nel football professionistico, i Burgnich, intelligenti e disciplinati, sono mosche
bianche. Però, in questo caso, molta responsabilità è di Foni. Perchè? 1) Parla troppo, molto più di
Herrera, anche se non sembra, perchè ciò che dice non ha il vetriolo del mago; 2) non esercita
sufficiente autorità, forse perchè non è nello stile dell’uomo, tutt’altro che un caporale; 3) perchè
non si assume tutta la responsabilità della squadra. Soprattutto l’ultimo è un grosso difetto.

Caccia al colpevole

Foni, ogni volta che l’Inter non vince, accusa almeno un paio di giocatori. Lo fa in maniera evasiva:
« C’è gente che non corre, qualcuno deve riposare, non si eseguono i miei ordini »; quindi
doppiamente negativa. I giocatori dell’Inter erano abituati da anni ad Herrera, che avrà avuto tutti i
difetti del mondo, ma anche una grossa qualità, quella di uscire dallo spogliatoio, inventare magari
le accuse più grottesche, ma salvare sempre e comunque la squadra. Il segreto di molti sensazionali
recuperi stava anche in questo sottofondo psicologico. Adesso, con il sistema ombroso di Foni, si
scatena spesso la caccia al colpevole.

E’ veramente un momento delicatissimo per l’Inter. Adesso capisco anche con maggiore
chiarezza perchè, ogni volta che li ho visti giocare, abbia avuta netta la sensazione che i cinque
attaccanti si ignoravano sistematicamente. Se Mazzola e Corso, tanto per fare l’esempio più
clamoroso, non si salutano nemmeno ad Appiano Gentile, non credo che in campo si cercheranno
come due colombi!

L’Inter, se si rovinerà, lo avrà fatto con le sue mani, perchè di giocatori ne ha da vendere. Un
mese fa lo stesso Heriberto ha dichiarato: « Io volevo Vastola! », e Vastola è scomparso tra le
riserve di Foni. L’Inter, sulla carta, non ha oggi una partita più facile del Milan. Gioca a San Siro,
ma la Fiorentina non è squadra da emozionarsi: Pesaola ha una difesa con alcune mezze figure, ma
costretto al contropiede, ha gli uomini adatti per farlo, soprattutto Maraschi.

La Fiorentina giocherà come il Milan in casa-Bologna, ancora sconvolto dagli isterismi di
Coppa. E’ una partita da l-x-2, anche se, in attesa che ritorni un Hamrin vero, sono convinto che il
Milan, non avendo per ora un gran gioco, se la possa cavare meglio fuori casa dove non deve far
altro che contrare con la difesa il gioco degli altri.

La stessa incertezza tocca il Napoli e la Roma. Omar Sivori non vuole essere scoperto in bluff
dopo il rientro clamoroso e le dichiarazioni successive tipo: « Il campionato del Napoli comincia
oggi! ». Helenio Herrera ha incassato sette gol in due partite e si sente insolentire da Oronzo
Pugliese che segue le sue sconfitte con rancore primitivo. E’ chiaro a questo punto che il Napoli
battuto a Vicenza ridimensionerebbe brutalmente la resurrezione di Sivori; la Roma battuta a 2
Verona entrerebbe in pieno ciclone polemico.

Il Verona, senza grosse falle, sta meglio del Lanerossi, che, nonostante torni a funzionare il
cervello di Cinesinho, è senza un attaccante e un terzino. Luis Vinicio, dalla sede dell’Inter Napoli,
ha consigliato a Chiappella di lasciare l’iniziativa al Lanerossi. Ma il problema per Berto Menti è un
altro: non incassare più gol da polli e riuscire a mettere una punta sola davanti a Zoff. Almeno una
volta.

Anche oggi, chi tace e ascolta sta in panchina a Cagliari! Non si sa mai: Scopigno potrebbe

anche finire in testa alla classifica.