1965 Bologna=Inter!

1965 (Supersport)

Bologna = Inter!

Ma per Scopigno è sempre “convalescente”

VARESE. Un Bologna: che vince perché è più forte. Un Bologna che segna quando vuole, perché
Nielsen è l’ultimo Nordhal in circolazione in Italia, perché Haller ha la fantasia del latino, perché
Bulgarelli è diventato un regista vero. Ma soprattutto perché il tempo lavora irrimediabilmente a
favore di Manlio Scopigno. Parla poco e, parlando pianissimo, non si riesce a sentirlo. Ma il gioco
del Bologna è lì a dimostrarlo quanto valga il suo bisbiglio magico. « E’ ancora convalescente
questo Bologna!! », ci ha detto a… partita lucida. E un Bologna convalescente vince in trasferta
come l’Inter vince in casa, un Varese che ha lottato e chiuso di più! Ma invano.

Non è un meccanismo perfetto ancora. Ci sono armi potenziali che vanno affilate ulteriormente. Ma
il fatto importante è accaduto: si è avuta la netta sensazione che il tempo delle polemiche, delle
ombre, delle discussioni contrattuali sia finito. Ora il Bologna è tutto dei giocatori e del suo
allenatore (unico). Ed è un bologna in progressione, perché è il metodo-Scopigno che vuole la
progressione. A Bologna come, in altra e ridotta prospettiva, a Vicenza. Il Bologna sale. Dopo due
giri di boa è al vertice della classifica con il Real Napoli e con la cambiale-due-punti dell’Inter
quasi mondiale avallata da Herrera Helenio. Come è arrivato il Bologna all’esplorazione di Varese?
E perché?

L’inizio di stagione sembrava non perfettamente sotto controllo di Manlio Scopigno: l’uomo che
ha sempre cercato di impostare il lavoro con ordine, razionalità e organizzazione. « Sotto questo
aspetto – ci diceva – l’Inter è un modello da imitare! ». Atto primo: preparazione serena, attenta,
precisa. Scopigno s’impadronisce dei giocatori con la sua tecnica del « un minuto sì, un minuto
no ». Li osserva, li scopre. Alcuni li conosce già da prima e molto bene. Li scopre tecnicamente e
psicologicamente: « Sono molto seri! A volte mi sento quasi inutile, perché sono dei veri
professionisti e fanno quello che debbono fare senza bisogno che io perda le tonsille a forza di
urlare ». Atto secondo: il Bologna sta uscendo dalla fase delicata del rodaggio. Scoppia con fragore
(in maniera equivoca e perciò disastrosa) la bomba-Viani. Tutta Bologna, con movimento a
piramide, dal pubblico ai giocatori al presidente, incassa una reazione contagiosa. Solo la
personalità, apparentemente fragile, ma il realtà spigolosa, di Scopigno riesce a disinnescare la
bomba: con la fronte « etrusca » imperlata di sudore, ma con la fredda determinazione di battere
l’insidia. « Ora spero che qualcuno abbia capito il senso di quella operazione, ma allora nessuno
volle accettarla per quello che era, fu travisata e l’unico a perderci qualcosa sono stato proprio io!
Comunque ho la coscienza a posto ancora una volta: questa è la cosa importante ed ora mi sento
anche più impegnato ». La squadra era turbata. E arriva la Coppa Italia: il Modena ci tiene, il
Bologna anche. Ma il Modena è tranquillo e corre: il Bologna è preoccupatissimo, non corre e
perde. Scopigno accusa il colpo con amarezza. Atto terzo: il ferro del campionato è quasi caldo, ma
prima di dargli la prima mazzata rossoblù, arriva il River Plate di Cesarini. Ritorna in squadra lo
squalificato Harald Nielsen. « Una forza della natura! », dice Scopigno. E vince. Atto quarto:
scivola insidiosa nei calzettoni (e nei cervelli) dei giocatori la serpe degli ingaggi-premi. Altro
problema. Altro turbamento. Ezio Pascutti sembra voler chiudere, Goldoni anche. Ma la squadra
riceve il Cagliari e vince con una rovesciata (di testa) del grande Helmut (che ha dimenticato…

Modena). « La sera prima della partita – ci confessa ora il Mago ex-vicentino – i giocatori non
dormirono! Nessuno. Per fortuna ci fu Haller che giocò per tre, dal momento che Longo aveva
paralizzato Nielsen e non certo con la classe…! » « E adesso? », gli chiediamo appena il verde e il
sole di Varese ce lo restituiscono con una margherita sorridente fra le labbra. « Adesso sono tutti
tranquilli! Abbiamo messo alle spalle la fase più delicata ed è venuto il momento del gioco, anche
se, a dir la verità, ci consideriamo ancora in convalescenza! ».

Ma sono bastati appena sette minuti di gioco perché il Bologna uscisse all’aria aperta a respirare!
Lo squadrone rossoblù ha impresso subito all’overture della partita il passo del grande finale ed ha
entusiasmato. Soprattutto perché c’è stata una armonica fusione tra la potenza del complesso e la
prodezza isolata. Un Bologna che ha divertito, ovattando il suo volto-scudetto, con un’andatura
sconvolgente. Partenze urlanti con tutti e cinque gli uomini della prima linea che si infilavano
avanti, assetati di gol. Ce ne sono stati quattro di gol. Ed hanno segnato tutti, con la sola eccezione
di Pascutti. E’ molto importante questo fatto, perché dà la giusta proporzione della mobilità con la
quale ha giocato l’attacco bolognese. Ha cominciato, come dicevamo, Vastola che prima della
partita ci aveva promesso un gol contro… tre bottiglie di Cabernet puro! « Oggi sento che o segnerò
un gol o spezzerò un palo! » Ha segnato il gol, ne ha sbagliato un altro di facile, stava per segnarne
un terzo che si era costruito da solo con una di quelle sue discese con le quali (inspiegabilmente)
riesce a dribblare filando dritto alla porta come se passasse attraverso… l’avversario: sarebbe stato
il più bello, ma Lo Bello lo ha fermato a dieci metri dal portiere per fallo su… Vastola! Non è stato
infatti un Lo Bello reale e nemmeno principesco: un Lo Bello « amministrativo », in allenamento
insomma, dal momento che oltre a quel quasi gol ha lasciato andare un « mani » favoloso,
colpevole, di Soldo in piena area di rigore, ma soprattutto annullato una rete stupenda di Nielsen:
non abbiamo capito se per fuorigioco o per fallo, dal momento che né il fallo, né il fuorigioco
esistevano! Un gol che nessuno al mondo avrebbe potuto annullare se non sparando sul centravanti
danese è stato il secondo gol del Bologna, Nielsen ha segnato un gol « commovente », uno di quei
gol che ti fanno venire voglia di saltare la rete per andare a ringraziare: ha ricevuto la palla da
Pascutti, l’ha guardata. L’ha guardata anche Ossola, ma non l’ha più vista, perché Nielsen gliel’ha
alzata sopra a testa con il destro e prima che toccasse terra, girandosi come un fulmine, l’ha
« spaventata » di sinistro incorniciandola tra i pali. C’era gente in tribuna che gridava al miracolo e
invocava il nome di Nordhal! Da Vastola a Nielsen a Bulgarelli. Giacomo Bulgarelli, sotto il
torchio di Scopigno, ha accentuato la sua posizione di regista, di accentratore, pochi metri più in su
di Fogli, pochi metri più in giù di Haller. Qualche pausa sul set l’ha avuta, ma sta recitando la parte
con sempre maggior impegno e bravura. Bulgarelli è e sarà l’uomo del gioco bolognese a
centrocampo, perché il Bologna ha quegli uomini e Haller è quel giocatore « atipico » che è, ma
Bulgarelli in area di rigore (avversaria) è un’iradiddio. Quelle volte che ancora penetra semina il
panico e a volte anche il gol: il terzo del Bologna anti-Varese. Con Vastola che scende e gli dà la
palla poco dentro l’area, con Nielsen che si butta e che si… scansa per lasciarlo andare a dribblare
sul dischetto Soldo e a intristire per la terza volta Di Vincenzo. Il gol del Varese arrivò su una
papera di Janich.

Ma il Varese non aveva segnato a caso. Aveva segnato perché « il Bologna – ha confessato
Scopigno – ha avuto un calo centrale. Ad un certo punto il vantaggio sicuro, il rallentamento si
qualcuno e la disperata reazione del Varese hanno fatto perdere alla squadra il comando del gioco ».
« Non del fiato? ». « Nemmeno per sogno e infatti la prova lampante di ciò è data proprio dal finale
della partita: il Bologna ha ripreso ordine, c’è stato qualche scambio automatico di posizione e
abbiamo finito crescendo: il gol di Haller… ». Il gol di Haller è stato un’altra perla ed era giusto che

partisse dal piede del tedesco, protagonista numero uno del primo tempo, anche se un po’
suscettibile e troppo irritabile ad ogni errore del compagno « di scambio ». Ad un certo punto anzi,
si è visto chiaramente Scopigno urlargli (!!!) dalla panchina per tenerlo buono. E’ stato infatti più
calmo ed in calma assoluta, vertiginosa, ha segnato la sua rete di destro… da sinistra, quasi lungo la
linea, ingannando con un fumetto di classe difesa e portiere. Con questo attacco in stato euforico
che si muoveva e concludeva con disinvoltura, la difesa del Bologna non ha giocato allo stesso
livello. A volte disordinata e caotica come complesso, anche se individualmente apposto. Fatta
eccezione (parziale) per Micelli che in troppe occasioni non ha convinto per decisione e tempismo.
Alla fine qualcuno ha detto « Cinque gol all’Inter, quattro al Bologna! Il Varese non esiste: la
vittoria del Bologna significa poco ». Eppure il Varese anti-Bologna era migliore di una spanna di
quello anti-Herrera. Non è vero che non marcasse stretto, non è vero che non avesse il libero (solo
che Soldo non era il libero adatto), non è vero che non valga niente. E’ vero invece che i giocatori
risentono visibilmente di un clima polemico e gonfiato a dismisura. E’ vero che giocano senza
serenità. E’ vero anche che il Varese non incontrerà sempre squadre come Inter e Bologna, fino a
prova contraria, è sempre Scopigno che lo dice, « le due più grandi candidate allo scudetto! ».

Le pagelle

Varese 1

Di Vincenzo 5
Marcolini 6
Maroso 6
Cucchi 7
Soldo 5
Ossola 5
Bagatti 6
Boninsegna 6
Combin 5
Gioia 5
Andersson 6

Bologna 4
Negri 7
Furlanis 7
Micelli 5
Tumburus 7
Janich 7
Fogli 6
Vastola 7
Bulgarelli 8
Nielsen 8
Haller 8
Pascutti 7

Lo Bello 6

Reti: Vastola 7’; Nielsen 33’; Bulgarelli 59’; Boninsegna 83’; Haller 86’.