2000 giugno Azzurri fra virtù e vizi emerge l’estro italiano

2000 – Azzurri, fra virtù e vizi emerge l’estro italiano

Al posto di Zoff, in panchina avrei visto meglio Carlo Goldoni. Siccome lui faceva
teatro soltanto per mettere in posa virtù e vizi del tempo, la Nazionale sarebbe stata la
sua commedia perfetta. Il capolavoro degli opposti. A tratti sembra l’Olanda di
Cruyff, tre passaggi e giù che piovono traverse, pali, salvataggi sulla linea, persino gol
acrobatici. A volte assomiglia a una diciottenne al ballo delle debuttanti, che basta
uno sternuto a farle perdere la testa.
Prendiamo il portiere Toldo, padovano de rùa. Ha un fisico da platano, Toldone, con
certe mani come guard rail. Mette sicurezza anche perché, al contrario di altri
nevrotici del ruolo, non sembra mai attraversato da pensieri. Lui fa, è un positivista
sputato.
Chissà cosa gli sarà mai successo, fatto sta che ad un certo punto è volato talmente a
vuoto da entrare in un altro film, protagonista di un’altra partita, che non c’entrava
nulla con quella in corso. Il pallone stava qui, e lui usciva laggiù, franando su un
compagno invece che su un turco. Il fascio di muscoli che di solito lo esalta, di colpo
lo spegneva come una goffa fascina.
Hanno segnato così i turchi, nell’unica amnesia di Toldone. Però a me sono piaciuti;
ne ha fatta di strada la Turchia, e non solo nel calcio. Quarant’anni fa un grande
giornalista americano contò diciannove Europe nella sua inchiesta, ma tra queste
mancava la Turchia, considerata ancora troppo asiatica. Se nei sorteggi, agli italiani
toccava la squadra turca, si era soliti passare di getto al successivo avversario: allora, i
cronisti delle gazzette sportive usavano l’espressione “squadra materasso”.
Col cavolo. Oggi la Turchia fa Europa e mostra un calcio a tratti più organizzato del
nostro, niente a che vedere con la forza bruta, lo schema muscolare e il frusciare di
scimitarre. Quando un loro condottiero conquistò Costantinopoli, si racconta che nella
chiesa di Santa Sofia il sangue arrivasse al garrese del suo cavallo. Non più; ora son
bravi, gentlemen del pallone.
Anche se ha segnato con una avventurosa rovesciata di tibia e con un generoso rigore,
l’Italia tutta virtù e vizi poteva vincere 6-2 una partita equilibrata. Un bel mistero. Io
comunque, nei Del Piero, Inzaghi, Totti, Nesta e Maldini, vedo l’estro tutto italiano.
Sento fruscio di broccati, i quali – come noto – non hanno nulla a che vedere con i
brocchi.