1993 settembre 24 Gente da arrestare o da legare

1993 settembre 24 – Gente da arrestare o da legare

Il regime di Tangentopoli abita a Montecitorio, non è una novità. Da questa Camera dei deputati non
ci siamo mai aspettati nulla se non la difesa di privilegi e immunità. E’ sempre stato così, da Craxi a
De Lorenzo.
Dopo il voto di ieri una cosa almeno sappiamo con certezza: nessun parlamentare in carica potrà
essere arrestato, perché nessuno meritava l’arresto quanto De Lorenzo. A piede libero lui, a piede
libero tutti.
De Lorenzo, alias “Sua Sanità”, è inseguito da 35 capi di imputazione e chiamato in causa da 25
testimoni per oltre 4 miliardi di tangenti ricevuti da 13 industrie farmaceutiche. I magistrati di Napoli
hanno accertato corruttele sia sui prezzi dei farmaci sia sul loro dosaggio! Si maggiorava persino la
dose pur di incrementare gli incassi delle case produttrici.
Nel Veneto, come altrove, c’è chi ha conosciuto il carcere per una presunta tangente di 7 milioni. Non
invidiamo mi magistrati quando sono costretti ad arrestare amministratori pubblici, portaborse,
politici di seconda e terza man, imprenditori o mediatori di tangenti nel nome di un codice penale
fortemente voluto dal Parlamento ma che soltanto i parlamentari considerano carta straccia.
Con De Lorenzo si sono trovati a braccetto grandi ladri e utili idioti. Questi ultimi sono più pericolosi
dei primi perché, nel nome di un parlamentarismo di facciata, tirano colpi mortali proprio alla
credibilità dell’istituzione parlamentare. Quella che dovremo tornare a rispettare, difendere, amare.
L’impazzimento del sistema non risparmia nessuno, nemmeno chi se ne erge a giudice implacabile.
Nei momenti di transizione radicale, quasi rivoluzionaria, è ingenuo pretendere la forbitezza di
linguaggio e il minuetto nello scontro politico. Ma un limite s’impone sempre, anche alle bocche più
ruvide e più abili.
Quando Bossi straparla di pallottole, il timore non è che le spari davvero. Piuttosto, che un grande
moto di cambiamento venga stritolato tra il vecchio che non molla e il nuovo che si spreca tra
pernacchie, rutti e mattane.