1988 ottobre 05 La legge della paura

1988 ottobre 05 – La legge della paura

Al maxi-processo di Palermo contro «Cosa Nostra», il pentito ovvero «collaboratore della giustizia»
Antonio Calderone, ha posto l’altro ieri l’aut aut: «Signor Presidente, confermo tutto ciò che ho
dichiarato in istruttoria ma non intendo più rispondere fino a quando non sarò custodito dal nucleo
speciale della Criminalpol e non sarà assicurata protezione alla mia famiglia». I giudici della Corte
d’Assise di Palermo hanno capito; le richieste sono state accolte: andranno loro stessi a interrogare il
super-pentito a Roma, più al sicuro, via dalla Sicilia dove al sicuro non sono nemmeno le carceri né le
aule bunker né i vigilanti speciali.
Ieri a Firenze, alla prima udienza del processo per la strage del Natale 1984 sul treno rapido Napoli-
Milano, il pentito Lucio Luongo ha annunciato la totale ritrattazione di quanto confessato in istruttoria.
Hanno capito male le mie dichiarazioni – ha precisato il gentiluomo – io non so nulla di questo
processo, e il signor Pippo Calò non lo conosco.
Venerdì scorso, intervistato dal Tg3, un altro boss, questa volta il camorrista Raffaele Cutolo – a
domanda risponde: «Pensateci bene, io stavo in carcere; avete letto in qualche giornale che io volevo
salvare la vita di Cirillo? Sono stati tanti personaggi, un certo apparato dello Stato italiano, che sono
venuti a bussare in carcere a Cutolo. Tanti personaggi, politici e no. E ho ricevuto tante lettere; io
conservo tutto, ne ho tante di lettere, tanta corrispondenza. Chiarirò tutto al processo».
Ieri in un processo a Napoli per l’omicidio di un consigliere comunale di Ottaviano, mentre si attendeva
l’interrogatorio del boss, giungeva la notizia dell’assassinio del suocero di Cutolo, ammazzato per
strada, nel centro proprio di Ottaviano. «Un uomo che ha paura – aveva avvertito lo stesso Cutolo nei
giorni scorsi – muore mille volte; uno che non ha paura muore una volta sola».
Ciò che il crimine ha meglio organizzato è proprio la paura, penetrante come un’allusione o esemplare
come una raffica. E la paura è l’altra faccia della debolezza dello Stato, che sembra chiedere ai suoi
tutori e ai suoi cittadini – persino a boss e pentiti! – qualcosa di molto simile all’eroismo.
Le mafie sono vincenti soprattutto perché ci fanno sentire tutti soggetti a rischio.
ottobre 1988