1988 ottobre 14 Grande svolta, forse

1988 ottobre 14 – Grande svolta, forse

Più di altri, ha vinto Craxi. Ha vinto anche De Mita. Per la prima volta i due antagonisti hanno lavorato
insieme, senza reciproci sospetti, per un identico risultato. È storicamente curioso e politicamente
interessante che il socialista Craxi, nel salutare l’abolizione del voto segreto, abbia richiamato il prete
fondatore del partito popolare: «Scompare finalmente – ha detto – quello che Don Luigi Sturzo
denunciò come il cancro del Parlamento italiano».
Ha perso Occhetto. Pur di perpetuare la rendita della «democrazia consociativa» basata – non sempre
ma spesso – sull’accordo ambiguamente sottobanco fra maggioranza e opposizione, il Pci ha finito con
il rappresentare il vero partito conservatore: la sua astensione finale svela l’impaccio di chi, a
cominciare dalle istituzioni, proclama il «riformismo forte» ma poi si ritrova dalla stessa parte dei
franchi tiratori.
Costoro, incredibilmente, hanno goduto nelle ultime settimane di inattese e tortuose beatificazioni.
Come se, sotto sotto, il loro anonimo voto tutelasse la democrazia più della responsabilità personale dei
parlamentari. Chi ha difeso il voto segreto o ha tentato di ampliare al massimo le eccezioni al voto
palese, non combatteva lo strapotere della partitocrazia, come ci si affannava a far credere. In realtà
lavorava a vantaggio della più inquietante delle degenerazioni dei partiti: il gioco delle correnti,
particolarmente vigoroso e da chiunque strumentalizzabile in casa democristiana, ma ben presente
anche altrove.
La riforma del voto è passata di stretta misura e ha contato 58 franchi tiratori. Meglio così. Fino
all’ultimo il Paese ha potuto verificare quanto forti siano le resistenze al cambiamento; quanta acqua
debba ancora scorrere sotto i ponti del potere prima che un nuovo costume s’imponga tra i
«rappresentanti della Nazione», come la Costituzione chiama i parlamentari sottolineando che il loro
mandato non deriva né dai partiti di appartenenza né dai propri elettori bensì dall’intera comunità.
Ogni Costituzione conserva in sé una dose di utopia, e forse per questo nessuna Costituzione è mai
stata compiutamente attuata, ma un Paese che nemmeno si ponesse il problema della qualità della
politica regredirebbe inesorabilmente. Il voto palese è per ora un segno robusto; può diventare una
grande svolta.
ottobre 1988