1988 ottobre 04 Tra leoni (segreti) e pecore

1988 ottobre 04 – Tra leoni (segreti) e pecore
Oggi il dibattito torna in aula alla Camera
Voto segreto con suspense
Anche se non una questione di vita o di morte, la drastica riduzione del voto segreto in Parlamento
rappresenta con efficacia la volontà di riformare. Chi vuole che le Istituzioni rimangano così come
stanno, comincia sempre con il resistere più o meno tenacemente alla estensione del voto palese. E’ il
primo indizio.
Per Andreotti, «i parlamentari non possono essere trattati come dei piccoli corrigendi». A nostro
giudizio, l’esperienza degli ultimi governi conferma invece la necessità assoluta di correggere proprio
le abitudini dei parlamentari. Ogni legge finanziaria si trasforma non a caso in un anonimo tiro a segno
che cela tra i mandanti ogni tipo di pressioni, interessi, manovre e frustrazioni. Si tratti o no di leggi di
spesa, non passa governo che non si trovi prima o poi alla mercé dello scrutinio segreto. Senza contare
il povero Goria, persino la «stabilità» di Craxi andò sotto duecento volte in Parlamento. E in 40 anni
quante crisi sono state segretamente pilotate?
Ma si fa una solenne obiezione. L’eccessivo ricorso al voto palese avrebbe un difetto mortale:
favorirebbe ancor più il controllo dei partiti sui parlamentari, riducendo la funzione delle Camere a
ratifica delle segreterie. Porre la questione in questi termini equivale a radicare per sempre il costume,
così italiano e così poco europeo, secondo il quale la disciplina di partito non troverà mai la minima
resistenza – né etica né politica – nel mandato dei 945 fra deputati e senatori. Come dire che chi fa oggi
il leone a voto segreto sarà domani ineluttabilmente pecora a voto palese.
Ma non c’è alternativa; se anche stanno così le cose, bisogna cambiare. Nonostante il prezzo del
conformismo di partito sia salato, sono molto più elevati i costi della politica al buio, senza
rappresentanza.
Certo, non basta la modifica di un regolamento per bonificare una cultura che ha sempre più separato la
gente dalle sue stesse Istituzioni. La mediocrità e il cinismo che sfruttano il voto segreto, conservano
altri strumenti attraverso i quali esercitarsi; la responsabilità e il rigore che possono manifestarsi con il
voto palese, vanno coltivati migliorando altre regole su cui si fonda il consenso popolare.
Quando i meccanismi della politica degradano, nessuna riforma appare semplice, eppure da qualcosa di
forte si doveva cominciare per rompere l’immobilismo. Al massimo, con il voto segreto, butteremo via
la libera uscita di un po’ di peones a cottimo.
ottobre 1988