1985 ottobre 10 Arafat, potere inquietante

1985 ottobre 10 – Arafat, potere inquietante
L’incubo è finito, tiriamo tutti un sospiro di sollievo. Quella che poteva diventare la crociera della
morte, ha riempito di terrore solo 48 ore: alla fine l’insicurezza sembra essersi impossessata persino dei
quattro sparuti terroristi, padroni di una nave, di un’impresa e di una solitudine troppo grandi anche per
gente abituata a giocarsi la propria e altrui vita. Quando si è troppo soli non resta che la disperazione o
la resa.
Che fossero irrimediabilmente soli è fuori di ogni dubbio. Anche i porti arabi si chiudevano uno dietro
l’altro per non cercar rogne. L’Olp di Arafat, che si considera il governo in esilio dei palestinesi,
sconfessava l’iniziativa. Quanto a Israele, soprattutto i terroristi sapevano che non sarebbe stata
possibile la benché minima trattativa. Senza contare che il tempo avrebbe giocato a vantaggio di un
intervento militare da parte di corpi speciali. L’ipotesi fatta da Spadolini era remota soltanto in
apparenza, per nulla campata in aria.
Nonostante tali premesse, lascia sconcertati l’eccezionale rapidità con la quale si è dissolto l’attacco
terroristico, come se rispondesse a una misteriosa sceneggiatura. Resta il fatto politico, con due
protagonisti in primo piano, l’Italia e Arafat.
Spadolini ha parlato di «un’azione diplomatica forte di Stati Uniti e Italia»; se i Governi si giudicano
dai risultati, è più che fondato supporre che il nostro Governo si sia mosso molto bene. Ma a uscirne
ancor meglio è Arafat.
Ha personalmente anticipato a Craxi la «positiva conclusione della vicenda»; ha ratificato la sua
posizione di leader internazionale del movimento palestinese; ha dimostrato di poter influenzare anche
terroristi definiti «avversari» dell’Olp. Appare questo un potere inquietante, e del resto nel magma
mediorientale nessuno va mai tanto per il sottile.
L’odissea dell’Achille Lauro si conclude; ciò che l’ha determinata no. Quanto è lontana la pace.

ottobre 1985