1990 novembre 20 Una guerra in piena pace… 16

1990 novembre 20 – Una guerra in piena pace…

Tutti i telespettatori hanno potuto accorgersi domenica di una stranezza: entrando
al Quirinale, l’enorme macchinone di Gorbaciov era ricoperto di volantini gialli,
che scivolavano qua e là, a terra. Chissà come, era riuscito a lanciarli sull’auto un
vecchio reduce della campagna di Russia per chiedere che i resti dei nostri soldati
siano riportati in Italia.
Nessuno può esorcizzare la storia, cancellare il passato. I fantasmi ritornano, e in
fondo ci aiutano a comprendere meglio il presente: tra il restarne prigionieri e il
coprirli d’oblio, si può anche scegliere di usarli per dare senso al vissuto.
Mentre quel reperto degli anni ’40 raggiungeva la sua limousine, Gorbaciov
stringeva un patto di «amicizia» con l’Italia ed elogiava l’«amico» Andreotti senza
minimamente curarsi delle pubbliche invettive lanciate il giorno prima nella stessa
Roma da Occhetto! Sì, non è più lo stesso mondo, tanto che facciamo tutti fatica a
dosare un nuovo dizionario della guerra e della pace, della speranza e delle infinite
inquietudini. Soltanto Gorbaciov sembra non avere più paura delle parole: l’ateo
chiama il Papa «Sua Santità» e ieri a Parigi l’uomo del Cremlino definisce
«partners» l’Urss e gli Stati Uniti. Partners, cioè soci, compagni, amici.
Ma è una festa con la bomba nella torta. Il mondo delle promesse deve fare i conti
con la realtà; mentre si firmano i primi storici trattati per buttar via grandi
quantitativi di armi convenzionali, la più alta concentrazione bellica del
dopoguerra sta mettendo a punto l’ora X attorno al primo serbatoio energetico del
mondo. Nessuno poteva immaginare per gli anni ’90 un punto critico tanto
paradossale e tuttavia proprio nel Golfo si misurerà l’ordine nuovo.
Hanno ancora tutti bisogno di tempo. Saddam Hussein che utilizza i 3.500 ostaggi,
280 dei quali italiani, come l’ultima clessidra; Bush al quale manca il via libera del
parlamento americano; l’Onu che non ha ancora votato la risoluzione per l’uso
della forza. Molti se la prendono con le iniziative umanitarie, ma sono gli unici
gesti di vita in uno scenario di morte, che conta le ore.
Una cosa va detta: se in un conflitto d’interessi la diplomazia consiste nell’imporre
una resa totale e incondizionata; se la politica di pace equivale al boia chi molla un

solo centimetro, allora la guerra non la ferma più nessuno. Manca soltanto la data.