1990 maggio 18 Quanto pesa il voto

1990 maggio 18 – Quanto pesa il voto

Nel Parlamento europeo sono presenti 12 Paesi; nell’organismo che assegna le
Esposizioni universali (il Bie) 85: di questi soltanto una quarantina risultano in
regola con il pagamento delle quote e dunque abilitati a votare il 14 giugno a
Parigi, sulle candidature di Germania, Canada e Italia all’Expo del 2000. Si tratta di
ruoli e di istituzioni nemmeno parenti: pur tuttavia, il no del Parlamento europeo – e
soprattutto la sua schiacciante proporzione – pone fin d’ora il Bie in una situazione
assolutamente imbarazzante. Se questa è l’opinione che quasi all’unanimità
l’Europa s’è fatta dell’«Expo a Venezia», perché mai il Bie dovrebbe cercar rogne
in Italia e trascurare i sodi interessi a sostegno di Hannover o Toronto?
Chi ha fatto del no all’Expo una battaglia politica ha perciò ragione da vendere
quando canta vittoria. Il fronte del rifiuto è riuscito a radicare nell’opinione
pubblica internazionale un’idea avventurista dell’Expo e la certezza della sua
ingestibilità, soprattutto per quel che riguarda l’impatto di Venezia con il sicuro
surplus di visitatori. Non a caso, il no europeo sull’Expo è stato inserito in un
ordine del giorno che comprendeva le risoluzioni sulla mancanza di neve delle
stazioni sciistiche, sulla caccia alle balene, sulla carestia in Etiopia, sui disastri
petroliferi nel Mare del Nord, sulle gelate e sulla siccità: in sostanza, un no
preventivo, una paura ecologica, un sospetto più che un giudizio.
Il Governo, la Regione Veneto, i promotori dell’Expo hanno pagato le
contraddizioni tra l’ipotesi veneziana (originaria in De Michelis) e la dislocazione
veneta (fin dall’inizio patrocinata dalla Regione e dagli imprenditori). Non hanno
valutato abbastanza lo scenario internazionale, come se nei fatti fosse stata
attribuita una delega al solo De Michelis: personalizzazione questa che, eccessiva
prima durante e dopo la campagna elettorale, ha via via trasformato l’Expo veneto-
veneziana nell’«Expo di De Michelis». E si sa fin troppo bene, come ha confermato
ieri il Parlamento europeo, che Venezia non può essere di nessuno. Resta più che
mai una Città da governare contro il declino e rappresenta anche un culto,
un’emozione, un simbolo, un luogo dove si scontrano – oltre che interessi – idee.
Nessuno ha l’esclusiva della salvezza e nessuno la libidine della distruzione. Expo
o non Expo, il futuro di Venezia sta già da un pezzo tra noi, ma alzi la mano chi ha
la coscienza a posto. L’Expo potrà anche sparire, la sfida no.