1990 maggio 11 Se la fretta fa le leggi…

1990 maggio 11 – Se la fretta fa le leggi…

Non sarà un fenomeno passeggero. Anzi, è possibile che l’astensione, il voto di
liga, la proliferazione di liste corporative siano destinati a crescere ancora: come ha
osservato Marilena Marin Rocchetta, facendo proprio un giudizio di Giorgio
Bocca, basta lasciar fare ai partiti perché le Lighe raccolgano frutti copiosi. La
protesta svela il degrado politico.
Ciò che sta accadendo in queste ore con i quattro referendum popolari fissati per il
prossimo tre giugno supera anche l’immaginazione del più incallito qualunquista.
Già ieri sarebbe dovuto partire il programma di tribune televisive dedicate ai
referendum, ma è stato tutto sospeso perché – a soli venti giorni dal nuovo voto –
nessuno sa ancora come andrà a finire! Forse salteranno due o tre referendum;
forse, nell’ultima domenica che precede il via ai Mondiali di calcio, gli italiani
saranno alla chetichella chiamati a esprimersi su un solo referendum; e forse, fra
disattenzione e scetticismo, la partecipazione non raggiungerà nemmeno il 50%
degli aventi diritto al voto, così annullando ogni risultato come prescrive la
Costituzione.
Due referendum intendono porre limiti alla caccia, uno all’uso dei pesticidi, uno a
quel po’ di franchigia sindacale di cui godono le piccolissime imprese che
rappresentano il nerbo dell’economia diffusa (prevalente in Italia) e che hanno fatto
parlare di «modello» (vedi particolarmente nel Veneto e nell’intero Nordest). Prima
il Parlamento ha preso sottogamba l’appuntamento; poi ha intrapreso una corsa
contro il tempo nel tentativo di approvare leggi che, anticipando di un soffio
l’introduzione di alcuni limiti auspicati dal referendum, consentano alla Corte di
Cassazione di cancellare in extremis il ricorso al voto del 3 giugno.
Dovendo intervenire in fretta si fanno pessime leggi, come quella approvata ieri
sulle piccole imprese, per la quale gli stessi proponenti annunciano fin d’ora che
dovrà essere corretta in più parti, non si sa come e quando. Su questioni cruciali per
l’economia e per l’ambiente, s’improvvisano maggioranze e scelte anche
fondamentali consigliati soltanto dall’imprevidenza e dalla paura.
Soprattutto dopo lo choc del 6 maggio, i partiti hanno il terrore dei referendum
popolari: ma non sarà certo con questi sistemi superficiali e oltraggiosi che
riconquisteranno la credibilità preduta. I cobas del voto sono loro figli legittimi.