1990 luglio 1 Altro che modello

1990 luglio 1 – Altro che modello

Quando la Sicilia muore di sete, qualche insulso padano del tipo «Forza Etna»
penserà che in fondo lì siamo a due passi dall’Africa. Quando la gente di Napoli
scende in piazza, altri concluderanno che forse non è mai cambiato nulla fin dai
tumulti di Masaniello contro le seicentesche gabelle sulla frutta o sul pane. E
adesso? Adesso che l’acqua manca a Rovigo, capoluogo di una delle sette
province del Veneto ricco e orgoglioso del suo «modello»? E adesso che 80
mila veneti di pianura, dislocati fra due grandi fiumi, urlano al Sindaco che «dai
rubinetti esce merda»?
É il dramma di una città e, anche, la spia delle contraddizioni di una Regione
che da troppo tempo si sta cullando nell’autocompiacimento. In realtà, non ci
sono zone franche: nel Veneto come altrove si allarga il cuneo tra prodotto e
servizi. Il primo testimonia la persistenza del lavoro e dell’imprenditorialità; i
secondi denunciano il ritardo pubblico.
Ciclicamente, Rovigo paga il criminale inquinamento dell’Adige e del Po, per il
quale nessuno finisce mai in galera nemmeno se li prendono con gli acidi o le
porcilaie in acqua. Quanto alla rete idrica, è all’indice da almeno vent’anni:
potabile in centrale, l’acqua diventa tossica una volta immessa in una rete che
registra perdite dell’ordine del 30-40%. Oggi i tecnici affermano che bisognava
sostituirla dieci anni fa mentre si consolano di aver domato almeno gli
streptococchi e di aver consentito, dopo 48 ore di divieto totale, l’uso dell’acqua
previa bollitura anche per lavare la verdura o per il bidè.
Uno scandalo e una lezione. Lo scandalo dell’imprevidenza e la lezione di una
città che, fin troppo tenace e paziente, oggi sta davvero perdendo la pazienza e
metterà d’ora in poi a dura prova la credibilità delle Istituzioni a tutti i livelli,
nazionale e locale.
Dal Veneto al Friuli-Venezia Giulia, il Nordest non è un luogo privilegiato,
anzi: tutto vi fu conquistato con enormi sacrifici, tenendo legate più
generazioni. Dai trasporti all’ambiente, dalla qualità urbana all’innovazione, il
«modello» è oggi tutto da reinventare mentre l’Europa e l’Est ci trovano come
sempre in prima linea. Bastano l’acquedotto di Rovigo o la crisi di Venezia ad

annegare da soli ogni retorica.