1990 giugno 10 Il «dopo»

1990 giugno 10 – Il «dopo»

Expo / Un convegno nazionale promosso dal nostro giornale

Qualcuno non se n’è ancora accorto ma l’Expo veneto-veneziana del 2000
praticamente non esiste più. Anche se l’ufficio parigino competente (il Bie)
preferirà giovedì prossimo (il 14) la candidatura di Venezia a quella di Hannover o
Toronto, sarà soltanto questione di tempo, forse di ore: il tempo che il Parlamento
italiano induca con un voto negativo il nostro Governo a declinare l’offerta a
vantaggio della Germania o del Canada.
Un «sì» del Bie servirebbe poco, tranne che a Gianni De Michelis. Consentirebbe al
ministro degli Esteri, scosso dal recente e perentorio no del Parlamento Europeo, di
ricuperare in immagine diplomatica visto che nel Bie votano 37 Paesi di tutti i
continenti. De Michelis potrebbe sempre affermare di aver procurato all’Italia
quanto voleva e di aver consentito ad altri la possibilità di prendere o lasciare.
Almeno un 1 a 1 con Ripa di Meana…
Tra i promotori dell’Expo molte cose non hanno funzionato. Il Consorzio
d’imprese ha utilmente investito quattro miliardi in studi sull’impatto e sui flussi
del turismo ma ha studiato pochissimo lo scenario internazionale che nel caso di
Venezia privilegia quasi per istinto l’elemento culturale prima che politico o
economico. La Regione non ha dimostrato la forza necessaria a imporre la sua
visione radicalmente veneta e non-veneziana dell’Expo. Quanto a De Michelis, ha
commesso l’errore fatale – certamente in buona fede – di personalizzare l’Expo fino
a farla diventare, su entrambi gli schieramenti, una questione di vita o di morte, un
referendum senza contenuti.
Anche la cultura laica, che dovrebbe richiamarsi alla misura, all’analisi,
all’esercizio della ragione e del dubbio, in qualche caso non ha saputo sfuggire alla
superficialità e all’imbarbarimento della discussione; si è anzi distinta nel
turpiloquio politico, aristocraticamente penoso. Finendo così con il trascurare «tutta
una serie di problemi comunque esistenti a Venezia» (Andreotti al Parlamento); «la
necessità di utilizzare subito una fase di studio e di dibattito certamente positiva»
(Pellicani per il Pci); il fatto che lo stesso Consorzio delle imprese promotrici ha
più volte ribadito un’impostazione di De Rita (presidente del Censis e del Cnel)
secondo il quale le Istituzioni riceveranno in regalo un inedito patrimonio di
ricerche sulle quali cominciare a fondare un’idea regolata e vitale di Venezia nel
Veneto, da qui al Duemila.
Se il progetto Expo non ha più avvenire politico, persistono più che mai tutte le
clamorose inerzie che sei anni di polemiche hanno posto al centro della riflessione
sul destino di Venezia e sul suo rapporto con la Regione. Non per nulla lo stesso
prof. Visentini (presidente della Fondazione Cini) aveva sostenuto in due convegni
del 1985 e del 1986 che l’Expo doveva risparmiare Venezia ma avrebbe potuto
rappresentare per Mestre e per il Veneto, in particolare Padova, quello che nel 1942
era stata per Roma con l’Eur.
Non nascondiamoci nel polverone. L’Expo ha anche diviso orizzontalmente partiti,
categorie, studiosi, imprenditori. Ha rimesso Venezia più che mai a disposizione
della cultura del mondo ma, contemporaneamente, l’ha separata ancor più che nel

passato dal Veneto. Ed è davvero criminale che, nel momento in cui l’Est rende
Veneto e Friuli-Venezia Giulia in ogni senso strategici; nel momento in cui tutti si
dichiarano d’accordo che la riforma di uno Stato decrepito debba passare attraverso
il rafforzamento delle Regioni;
in un momento come questo si assista
all’impoverimento regionale della città capoluogo. Dove tutti, come osserva il
senatore dc Cortese, sono campioni nel veto e brocchi nelle scelte.
Noi ravvisiamo con eccezionale urgenza la necessità di una mobilitazione, di un
impegno pubblico, di una prova, di una chiamata di responsabilità. Perciò Il
Gazzettino, figlio delle istanze della comunità non megafono di parte, chiamerà
presto a convegno a Venezia i Comuni, la Provincia, la Regione Veneto, il
Governo, il Consorzio Venezia Nuova, il Consorzio Expo, il Provveditorato al
Porto, i soggetti del sistema dei trasporti, le associazioni produttive perché dicano
chi, come, dove e quando affronterà – per Venezia, per il Veneto e per l’intero
Nordest – «tutta una serie di problemi esistenti» indipendentemente dal Bie e dalla
pressoché archiviata candidatura all’Esposizione del 2000.
Tenteremo di smascherare i bluff, superando la logica perversa del «sì» e del «no».
E, soprattutto, di far fruttare le buone idee di chi si è battuto per convinzione, né in
nome degli affari né dei rancori.