1990 febbraio 11 Non è il trionfo dell’ovvio

1990 febbraio 11 – Non è il trionfo dell’ovvio

É il momento dei visi pallidi. Prima Cossiga, uscendo da una prudenza persino
eccessiva, ha finalmente detto a voce alta che la vera crisi istituzionale consiste
nella «pura contesa di potere» fra i partiti. Ora Forlani, abbandonando a Padova
il suo logoro ruolo di pompiere, ha chiarito alla Dc tre cose:
1) non si può essere contemporaneamente «due partiti», uno che guarda al Psi e
uno al Pci;
2) in politica non è consentita la «goliardia»;
3) per ora non esistono altre «forme di governo».
Il trionfo dell’ovvio? No, la necessaria riaffermazione di un qualche punto di
riferimento mentre la politica italiana sembra in preda a una crisi epilettica, sia
nella maggioranza che nell’opposizione.
Esiste nella prima un partito delle elezioni anticipate, alimentato dai socialisti e
da una parte della Dc. Secondo questo fronte, non bastano le amministrative di
maggio; è il voto politico anticipato che servirebbe a cogliere i comunisti nel
momento più ingrato, mentre tentano disperatamente di succedere a se stessi
limitando i danni. Un puro calcolo elettorale, che tuttavia ha tempi tecnici
strettissimi visto che a giugno, con il via ai Mondiali di calcio, anche l’Italia
politica chiuderà bottega: quindi, o si rompe tutto subito, o se ne parlerà fra
mesi.
Il Pci accusa la maggioranza di golpismo elettorale; nasconde con un brillante
slogan una situazione per niente brillante, che lo vede privo di linea, disposto a
ogni tipo di movimento pur di guidare una generica nuova sinistra, sponsor di
alternative senza spiegare nemmeno vagamente quali, visto che continua a usare
nei riguardi dei socialisti (vedi l’«Unità») toni persino sprezzanti. Che si tratti
della droga o dell’università, ogni pantera è buona per mimetizzare nella società
i problemi di strategia non ancora affrontati nel partito.
In un momento tanto ambiguo e imprevedibile, dove si può anche fare una crisi
di governo per Berlusconi e/o Scalfari, ci si chiede:
1) perché una maggioranza fortissima nei numeri specula sulle elezioni invece
di governare seriamente proprio ora che il comunismo non è più un pericolo?
2) perché il Pci non si candida all’alternativa di governo attraverso programmi e
alleanza, senza radicalismi di massa?
Perché la politica italiana è prigioniera di se stesso. Si trasforma, non cambia.