1990 dicembre 2 Dal Friuli un forte richiamo

1990 dicembre 2 – Dal Friuli un forte richiamo

A San Marco c’erano ieri più ministri che gabbiani. Gli italiani (Andreotti, De
Michelis, Vizzini, Ruffolo, Prandini, Bernini…) per decidere su Venezia; quelli
dell’Est (polacchi, austriaci, sloveni, cecoslovacchi…) per capire come cooperare
in un Centro Europa che per ora ha in comune soprattutto il potere del marco
tedesco. Uno strano intreccio: Venezia con urgenze che valgono un ultimatum; il
Nordest con l’esigenza di individuare «binari nuovi», secondo l’immagine di
Feliciano Benvenuti, sui quali far scorrere una politica per l’Est europeo.
Sul caso-Venezia non tutto è stato chiarito; anzi, persiste una notevole confusione
sulla quale dovrà fare definitiva (?!) chiarezza fra un paio di mesi un altro
Comitatone ministeriale. In sostanza, si fronteggiano ancora due tesi.
Tutti sono d’accordo che bisogna lavorare contestualmente per la salvezza fisica di
Venezia, per il disinquinamento della laguna con l’intero bacino scolante veneto,
per la rivitalizzazione del lavoro come reazione all’esodo dalla città. Tutti
convengono che va garantita l’unitarietà degli interventi, per renderli più incalzanti
ed efficienti: ma qui la Regione Veneto rivendica a sé un disinquinamento che
riguarda 100 comuni e pretende un Consorzio autonomo d’imprese anche venete;
non è disposta a delegare al Consorzio Venezia Nuova, che ha già in carico la
difesa del mare, né il disinquinamento né il coordinamento che preferisce affidato
al ministero per l’Ambiente.
Sono in ballo ruoli istituzionali, interessi, progetti, posizioni politiche divergenti ad
esempio tra De Michelis e Veronese: il primo favorevole a fare del Consorzio
Venezia Nuova un super-consorzio; il secondo irriducibile nel chiedere due
Consorzi per due obbiettivi. «Ma di sicuro – ci ha garantito lo stesso Andreotti – a
gennaio daremo la risposta definitiva al problema, a costo di emanare norme
specifiche».
Sarebbe scandaloso paralizzare ulteriormente Venezia in scontri di lobby quando
l’intero Nordest è chiamato a una rivoluzione culturale. Soprattutto il presidente
del Friuli-Venezia Giulia ha con vigore richiamato ieri, dalla tribuna internazionale
di «Fondaco Europa», il Veneto e il Trentino-Alto Adige a un salto di qualità
politica: «Ci attendono – ha messo in guardia Biasutti – mercati e solidarietà,
finanza e cultura. Il nuovo non può aspettare».

E non attenderà nessuno, tantomeno Venezia.