1990 agosto 19 Nessuno può vincere

1990 agosto 19 – Nessuno può vincere

Non è ancora guerra, ma è come se lo fosse, e delle più vili. Quando va in guerra,
l’umanità non dimentica proprio nulla nelle sue fogne.
Gli Usa hanno chiamato «scuse nel deserto» il loro intervento; l’Iraq ha risposto
facendosi scudo di più di ventimila occidentali, quasi tutti lì a lavorare, molto
spesso con la famiglia. Donne e bambini dislocati nei punti strategici dell’apparato
produttivo e militare per scoraggiare le incursioni aeree di Bush.
Sono i sequestrati del pre-guerra. I più deboli esposti alla minaccia più trasversale,
con un’efficienza di stile nazista secondo il quale la vittima può diventare un’arma.
La viltà si accompagna all’incubo chimico, che porta al parossismo il dolore della
guerra, il senso di morte, la rassegnazione di Dio.
Da Washington gli esperti americani rivelano che, nonostante i tagli già previsti dal
recente accordo con l’Urss, le armi chimiche Usa sono in grado di «uccidere ogni
singolo abitante del globo e ripetere l’operazione ben cinquemila volte di fila». Ma
l’Iraq, che dispone di quattro centri di ricerca nucleare e produce ogni anno
tonnellate di veleni, l’assassinio di massa chimico lo ha già utilizzato contro i suoi
stessi abitanti, di nazionalità curda.
Viviamo un tempo che dà scandalo. E il Golfo sembra la parabola di questa
condizione umana fondata sulla speranza e sulla violenza, sulle inaudite ricchezze e
sulla povertà, sulla tecnologia che tutto rende possibile ma che tutto può
distruggere.
Quella del Golfo è una di quelle guerre che si possono soltanto perdere, mai
vincere. Un colpo mortale all’Iraq scatenerebbe tra le masse dell’Islam un’onda
lunga di umiliazione e di rancore tale da allontanare per decenni la pacificazione tra
arabi e degli arabi con l’«occidente americano». Un insabbiamento della iperbolica
spedizione Usa favorirebbe nuove avventure,
l’ulteriore
drammatizzazione della questione palestinese.
L’enigma del Golfo è tutto affidato alla forza bruta ma può sciogliersi se almeno
non la eserciterà fino in fondo. A questo punto si è giunti anche perché,
incredibilmente, il mondo dei post-blocchi ha smarrito la mediazione. Oggi l’unico
mediatore possibile potrebbe essere Gorbaciov, ma gestire l’agonia di un Impero è
impresa che non consente distrazioni.

l’instabilità, forse