2004 settembre 13 Campionato

2004 settembre 13

“Uno contro uno siamo scarsi, dieci contro dieci no.” Eccola qua. In questa frase di Luigi Del Neri,
ex architetto del Chievo, c’è tutta la piccola Bibbia del calcio cosiddetto di provincia che tanto per
presentarsi ha dato un robusto avvertimento a Milan e Inter.
Da mezzo secolo non si giocava più a venti squadre, il che vuol dire otto mesi abbondanti di
campionato in mischia che farà pesare le medie partite più delle partitissime tra favoriti. Lo scudetto
2005 misurerà come non mai la resistenza, le doti di fondo, il dosaggio della classe: sarà una
maratona, non i 400 metri con il fiato sospeso.
Per questo è doppiamente interessante il battesimo della Juve a Brescia, dove per tradizione si prova
sempre a giocare pur badando esclusivamente a sopravvivere in serie A. Troppo presto per parlare
di prove ma pur ragionando su indizi e su vaghe impronte il primo colpo d’occhio non è niente
male; se poi vanno a rete Nedved, Trezeguet e Ibrahimovic, il vecchio e il nuovo del gol, cioè quelli
che nel football fanno la sovrana differenza, beh allora comincio a pensare che la Juve sia quasi
pronta a mettere alla prova la elegante superiorità del Milan.
Contro il Livorno, anche lasciando due punti a San Siro, il Milan ha esaltato tutto il suo impianto.
Prova tu a giocare novanta minuti con un uomo in meno e poi ne riparliamo, senza contare il
rodaggio di Kakà e una goliardica amnesia in barriera, da “quattro ragazzi al bar” l’ha liquidata
Ancelotti con una smorfia da dobermann.
Nonostante tutto, è stato un buon Milan che ha anzi portato a casa qualche appunto prezioso. Già
due anni fa Abbiati era quasi caduto in depressione per il declassamento a secondo portiere
provocato dall’emergere di Dida: l’altra sera si è confermato la sicurezza di sempre, segno che
magari brontolando si prepara e si dimostra ogni volta pronto all’appello.
E Clarence Seedorf, l’olandese originario del piccolo Suriname creolo che a 28 anni é già
proprietario di un team di moto ma che sogna di diventare nel calcio un presidente alla Berlusconi?
Operato per una calcificazione, questa estate ha dovuto lavorare duramente e a lungo prima di
riconsegnarsi a San Siro con un paio di gol ondulatori di inconfondibile fattura.
Voglio dire che il Milan avrà presto tutte le sue cose apposto e proverà a rivincere lo scudetto, per
quanto operazione sempre proibitiva in Italia. A guardar bene la sola squadra che vince, rivince e
stravince è la Ferrari, subito dopo Monza definita da un tecnico dell’esperienza e della bravura di
Mauro Forghieri “una moto tra le biciclette”!
E’ la pura asciutta verità. Una macchina del tipo “ E l’ottavo giorno Dio creò il motore”.
Niente a che vedere con certo spettacolo del nostro solito calcio sciattone. Sul campo di Reggio
Calabria si dovrebbe giocare soltanto a cavallo, buono per gli zoccoli non per i piedi. San Siro, ex
“Scala” del pallone, esibisce l’ennesimo scemo lanciatore di oggetti teppisti addosso al portiere
avversario.
C’è da scegliere. Vedi Cassano, il genietto della Roma e della Nazionale che non ha ancora
imparato l’Abc della disciplina di squadra. Lui ha l’espulsione disegnata in faccia, e prima o poi
qualcuno dovrà avvertirlo perché si sappia regolare.
Ah, dimenticavo l’Inter. Solo che per adesso esiste Adriano, non l’Inter delle troppe stelle. Dalla
notte dei tempi, squadra cercasi.