2004 maggio 17 Maradona

2004 maggio 17 – Maradona ricoverato in clinica a Buenos Aires per disintossicarsi dalla
cocaina. I medici costretti ad usare la camicia di forza.

I simboli sono sempre potenti. Per gli antichi valevano più della realtà; per noi, molto più
confusamente, convivono con essa. Mentre il campionato si concludeva con caterve di gol di
Alberto Gilardino, pensavo a Maradona, il più grande attaccante di tutti i tempi assieme a Pelè, e me
lo vedevo come lo raccontano i bollettini dell’ospedale psichiatrico di Buenos Aires .
L’asso che avrebbe potuto giocare con una gamba sola fino a 40 anni viene seguito senza pausa da
uno psicologo, da un cardiologo, da un dietologo e, dulcis in fundo, da un neurologo. Non é più
marcato, trattenuto, spintonato, scalciato, ostacolato da terzini e mediani affaticati dal suo perenne
sgusciare in simbiosi con il pallone. Non lo stoppa più il nostro Gentile di Barcellona, al
memorabile Mundial del 1982, che affatto gentilmente lo prendeva di anticipo o di gomito, per la
maglia o per le mutande, con le buone o con le cattive.
L’ultima malinconica marcatura di Maradona é affidata a una camicia di forza che, al sublime
goleador che fu, permette soltanto l’urlo: liberatorio e immortalato negli stadi; imprigionato e celato
in ospedale. Il suo fiuto della rete é diventato fiuto della droga, fino a svuotare con le proprie mani
un simbolo che avrebbe potuto far sopravvivere presso milioni di ragazzini di tutto il mondo la
favola del bambino di strada che regna sullo sport più planetario e amato.
I medici argentini ora gli concedono al massimo 1.300 calorie al giorno, e non gli deve mancare
nemmeno la dose quotidiana di sedativi. Con Maradona, é stato sedato a forza anche il più effimero
mito popolare, spappolato e consumato come ci riesce soltanto la cocaina.
Nelle stesse ore, si corre il Giro d’Italia, che le cronache accompagnano ineluttabili evocando qua e
là,
imbarazzante,
un’assenza/presenza, un altro sciupio di talento personale e di capacità simbolica. Pantani, intendo.
In Argentina provano a salvare in extremis Maradona dalla dipendenza. In Italia la magistratura fa
arrestare i presunti spacciatori e fornitori di Pantani, quelli che gli avrebbero consegnato anche
l’ultima dose bianca. Bianca come le illusioni e nera come la morte.
Deve avere qualche malattia grave lo sport di massa che crea tifo e solitudine, classe purissima e
altrettanto puro istinto all’auto-distruzione. Maradona in camicia di forza e il Giro senza Pantani
sembrano parabole alla rovescia, del calcio o del ciclismo fa lo stesso.
Ho letto su “Repubblica” che un calciatore indagato e intercettato per il calcio-scommesse
prometteva a un suo collega “anche 5 mila euro” per un pareggio avariato. Questo scandalo risulta
talmente miserabile che si fa fatica a indignarsi. Se provato fino in fondo, segnalerà spazzatura,
avidità senza fine, pochezza umana, robaccia che di tanto in tanto affiora tra gente mai sazia, che
non trova differenza tra un camorrista e un professionista. Dovrebbero ringraziare il destino dalla
mattina alla sera, inginocchiandosi ogni domenica davanti al contratto d’ingaggio e, invece, c’é chi
traffica per 5 mila euro in più. I trenta denari del calcio.
Metteteli in galera e allenateli a ripensare. Noi, per dimenticare, seguiamo il ritiro di Roberto
Baggio, che lascia restando fino in fondo simbolo positivo. Più potente di Maradona, di Pantani e
delle nuove miserie in prima pagina.

tornante o una seria pendenza di montagna, un’ombra

lungo un