2004 febbraio 2 Roma Milan

2004 febbraio 2 – Roma Milan

Ma che cosa é successo? In due e due quattro sembra un altro campionato. Quando la classifica si
era ormai abituata a Roma padrona, il Milan fa il vuoto in testa con cinque punti di superiorità. In
casi come questo, una volta si parlava di “sorpasso”; qui siamo alla marcia trionfale se un po’ di
retorica ci viene perdonata.
Il Milan gioca bene, semmai eccedendo in stile barocco; e quando non si prende gli applausi, riesce
pur sempre a prendersi i punti. Il campionato é lungo, lo scudetto distante, ma per adesso tanto di
cappello.
A proposito di Cappello, é impressionante il surplace della Roma, staccata disinvoltamente da un
grande Milan e ieri agganciata in classifica da una Juve per ora soltanto utilitaristica.
Il calcio diverte perché sa di eterno imprevedibile romanzo.
Giacomo Casanova, veneziano, il più autorevole maestro di libertinaggio di tutti i tempi, sosteneva
un paio di secoli fa che per vivere a Roma un forestiero doveva essere ipocrita, falso, furbo,
opportunista, intrigante, maneggione e , a volte, ignobile. Non credo che Fabio Capello, goriziano
resistente come la ghiaia del suo Isonzo, soffra dello stesso disagio ambientale di Casanova ma
l’altro giorno – quando la Roma non aveva ancora perso a Brescia – l’ho sentito preda di un qualche
vagante bradisismo.”Il ruolo dell’allenatore”, ha confessato, “ é sempre più difficile.Deve essere un
buon psicologo, a volte duro, a volte sciocco, accettando le situazioni.”
Le “situazioni” della Roma si possono sintetizzare così. La squadra conta sempre su un pubblico ad
altissima fedeltà e coreografia. Ha tuttavia una società che non ce la fa a pagare in tempo gli
stipendi e che, per pesantezza di bilancio, é costretta a passare da un aumento di capitale all’altro. In
campo ha giocato da Dio per mesi, oggi si é come inacidita fisicamente. Ha parecchi campioni,
qualcuno bulletto a tal punto da consigliare a Capello di fare lo psicologo “sciocco”. Traduco dal
romanesco all’italiano: anche uno come lui che ha vinto tutto, da Milano a Madrid, deve chiudere
un occhio tra i ponentini di Roma.
Nel calcio italiano le atmosfere valgono molto, e vengono impercettibilmente da molto lontano.
Nessuno ad esempio sa dire perché l’Inter abbia l’ipertensione nel sangue nerazzurro, ma così é
dall’atto di nascita. Potrei citare altre storie mentre, a proposito della Roma, ricordo come adesso
una battuta del suo ex presidente Dino Viola, manager con grossi affari a Castelfranco Veneto e
Bassano, che vinse lo scudetto nel 1983.
“Liedholm – mi spiegava l’ingegnere Viola – con il Milan é una cosa, con la Roma un’altra”,
intendendo dire che il grande tecnico svedese sapeva adattarsi all’ambiente come un camaleonte.
Esattamente secondo i consigli di Casanova.
E’ molto difficile capire questa Roma di colpo perdente nel primo 2004 dopo aver sfilato tigrata
come una Naomi Campbell nell’ultimo 2003. Scopro l’acqua calda: i cicli nel calcio sono sempre
esistiti, esattamente come gli alti e bassi. Spesso le vittorie sono sinusoidi, per niente rettilinee. Però
la Roma attuale resta un mezzo mistero.
Forse andava troppo forte. Forse dipende troppo da Totti. Forse ha scoperto che Milan e Juve sono
macchine a ciclo continuo. In mezzo a tanti forse, resta un fatto: domenica si giocherà Roma-Juve,
con il Milan a fare da palo allo scudetto.
Chi si ferma é perduto.