2003 ottobre 19 Berlusconi

2003 Ottobre 19 – Berlusconi

Silvio Berlusconi deve avere un complesso: anche se é l’uomo più ricco d’Italia, si sente molto
povero di eredità politica. In Craxi aveva l’amico del cuore e dell’antenna, ma gli manca un padre
putativo di riferimento. Per questo si crede temerariamente un Alcide De Gasperi, il leader cattolico
e democristiano, otto volte presidente del Consiglio, che guidò il nostro Paese tra le rovine di una
guerra perduta e che morì nel 1954 a Sella Valsugana, dopo una vita “ di povertà e di sacrifici”
come ha scritto l’altro ieri la nipote Gabriella al quotidiano Repubblica.
Tanto per cominciare, oggi non esiste in circolazione un erede di De Gasperi, né tra i dopo-Dc
ovunque schierati né tanto meno in altri siti di partito. Ma se putacaso ci fosse, mai e poi mai
potrebbe esserlo Berlusconi in persona. Il quale rappresenta semmai il contrario dello statista
trentino; non la sua controfigura politica, ma la distanza da lui.
Per misurarla, basterebbero banalmente certe rivelatrici sfumature del linguaggio. Dal 1994
Berlusconi promette un “secondo miracolo economico”. Ai tempi della ricostruzione, a De Gasperi
non piaceva chiamare così nemmeno il primo boom, semplicemente perché gli sembrava irriverente
abbinare un termine sacro come “miracolo” a un aggettivo del tutto profano come “economico”.
Tu dimmi se si può parlare di eredità tra due tipi del genere. Neppure l’anti-comunismo li unisce:
santo Dio, De Gasperi si confrontava con Stalin, Togliatti, la cortina di ferro, la voglia di
rivoluzione armata latente in parte del vecchio duro Pci; Berlusconi evoca il comunismo come in
una seduta spiritica. Per propaganda tra i moderati, fa battere un colpo perfino ai comunisti-senza –
comunismo che un De Gasperi avrebbe gestito in parlamento a occhi chiusi.
Niente li accomuna. A Giulio Andreotti, che per anni lo aveva “visto da vicino”, De Gasperi
ricordava con orgoglio il suo primo discorso pronunciato alla Camera dei deputati. Da buon
parsimonioso trentino, esordì in aula senza una sola parola politicante ma confrontando con
puntiglio einaudiano il costo di una lettera raccomandata tra il sistema postale austriaco e quello
italiano fino a dimostrare, dettaglio su dettaglio, che al nostro Stato e dunque ai cittadini costava tre
volte tanto.
Lui era un sobrio uomo di Stato. Il più di Stato tra i cattolici. Da laico, serviva Dio e il suo Paese,
dispiacendo anche al Vaticano, al Papa o ai gesuiti di “Civiltà cattolica” quando l’interesse primario
del Paese chiamava. Dalla testa ai piedi, era uomo di Stato, di uno Stato che oltretutto ebbe in
discussione per anni addirittura i confini e il territorio .
Con la guerra perduta, l’Italia consegnò alla Grecia le isole di Rodi e del Dodecanneso. Perse anche
le colonie africane del periodo pre-fascista, come la Libia, l’Eritrea, la Somalia. Lasciò Tenda e
Briga alla Francia. Abbandonò alla Jugoslavia l’Istria, Fiume, Zara, un pezzo di Friuli- Venezia
Giulia.
Ma furono in pericolo anche l’Alto Adige di lingua tedesca e , fino all’ultimo, Trieste.
De Gasperi meriterebbe più di un monumento a Nordest soltanto per la irriducibile e dignitosa
diplomazia con cui suscitò il rispetto degli Alleati vincitori ed evitò, tra mille ostacoli, altre
mutilazioni del territorio nazionale. Da Bolzano a Miramare.
Tutto un mondo é archiviato, sparito; sono saltati tutti gli originali parametri del consenso popolare.
Tra il primo ceto dirigente della Repubblica allo stato nascente e l’attuale, é scomparsa ogni
plausibile continuità. Mancano gli eredi e spesso diventa difficile anche scovare i parenti lontani.
Proprio per questa ragione si pretende l’eredità di De Gasperi senza titolo, per appropriazione
indebita.
Lasciamo perdere; non confondiamo – direbbe De Gasperi – il sacro con il profano della politica.
Invece, ciò che adesso domina é proprio la confusione storica, sotto forma di slogan elettorali che
sono i parenti stretti degli spot pubblicitari.
Faccio un esempio di queste ultime ore. Don Gianni Baget Bozzo é il prete politologo che ieri
amava Craxi e che oggi adora Berlusconi, del quale é consigliere sciamanico più che spirituale.
Beh, non il primo che passa per la strada ma lo stesso Baget Bozzo ha sintetizzato la natura del

presidente del Consiglio in due modelli: De Gasperi appunto e Arnold Schwarzenegger! Non
scherzava affatto nello stabilire questo mix.
Purtroppo per Berlusconi, la forza del nuovo governatore della California e il quasi ascetico
impegno di De Gasperi non produrrebbero oggi la media ponderata di un superlativo uomo di
governo unto dal Signore. La loro somma darebbe un mostro , buono al massimo per la ricerca di
una facoltà di scienze politiche.
Il fatto é che la cultura dominante, dalla California a noi, transita tutta attraverso la televisione. E la
politica per immagini insegna sorridendo a ingoiare tutto, anche un Berlusconi mezzo degasperiano
e mezzo mister muscolo.
Ma attenzione. Il sociologo Zygmunt Bauman, che insegna a Leeds e a Varsavia, ci avverte con un
nuovo libro: ”Se si vuole cambiare il modo di fare televisione, é necessario né più e né meno che
cambiare il mondo.”
La tv é come noi perché noi siamo esattamente come la tv. Alcide De Gasperi fa parte della storia,
non del nostro quotidiano palinsesto.