2003 novembre 30 Fini

2003 Novembre 30 – Fini

Gianfranco Fini é laureato in pedagogia, il mestiere di educare, e una quindicina d’anni fa fu eletto
per la prima volta deputato europeo proprio a Nordest. Ha 51 anni, dunque non ha conosciuto il
fascismo. Anche per questa ragione Giorgio Almirante, detto dall’estrema sinistra “il fucilatore”, lo
scelse come suo successore alla guida del Movimento sociale italiano, perché nessuno avrebbe
potuto rimproverargli un personale passato fascista.
Ma era un giochetto anagrafico. Fini era fascista senza fascismo. E il Msi, oltre che dichiararsi
esplicitamente neo-fascista all’atto di nascita, si autodefinì post-fascista il giorno in cui si trasformò
in Alleanza Nazionale. E’ sempre stato il fascismo la pietra di paragone sia del Msi sia di Fini.
Nel 1947 il primo programma del Msi, fondato da reduci della Repubblica di Salò, é non per nulla
di far cessare la persecuzione degli ex-fascisti. Ancora nel 1990, all’ultimo congresso del Msi prima
della trasformazione in AN, Fini spara sul capitalismo, sui valori occidentali, sull’americanismo
degli stili di vita, e vede un futuro per l’idea fascista. La sua Relazione congressuale é in archivio;
per chi non ci credesse basta andarla a rileggere.
Il Msi cambia nel 1993 a Fiuggi, da dove comincia a sbiadire la natura di partito nostalgico. Se
restasse così com’é, Fini dovrebbe fare fronte al berlusconismo pigliatutto dell’area moderata con il
suo vecchio partito di estrema destra della prima repubblica. Sarebbe l’eutanasia politica del Msi, e
Fini cambia il messaggio. Non siamo più prigionieri del passato; ci siamo anche noi.
Con AN cambia il nome, non tutto. Fini riabilita il capitalismo, lancia giovani dirigenti, indossa un
doppio petto sopra l’altro ma non é che esca per sempre dalla storia che lo ha accompagnato fino a
24 ore prima. Fini si tiene la fiamma sul nuovo simbolo anche se per alcuni fascisti dello zoccolo
duro ogni cambiamento é già un imborghesimento e dunque rifiutano AN mettendosi in proprio con
un’altra fiamma, quella di Pino Rauti.
In queste ore Fini sostiene di aver pronunciato a Gerusalemme le stesse cose che AN va dicendo da
dieci anni a questa parte, cioè da Fiuggi in poi. Gli serve raccontarla così, ma non é vero, e il primo
a saperlo non può che essere lui.
Fini é un politico puro. Pur su opposte barricate, assomiglia a D’Alema. Sono professionisti della
politica, nel senso che ne conoscono a fondo i meccanismi, la dialettica, anche i doppi salti mortali
di fronte alla realtà che li sconfigge o li spiazza. Hanno la stessa scuola: il partito e il Parlamento.
Il post-comunista D’Alema dichiarò un giorno: ”Sono virtualmente un liberale”, e oggi é un
socialdemocratico il cui giornale di riferimento é non a caso “Il Riformista”. Fini
non ha fatto uno strappo sulla sua vecchia tela politica: l’ha buttata via. Sull’aereo
per Gerusalemme era salito un post-fascista; al ritorno ne é disceso un anti-fascista.
Se il viaggio é stato definito storico, lo deve oltretutto all’impatto simbolico. Gerusalemme non é un
luogo qualunque: scegliere questa città per scagliare nella pattumiera della storia l’antisemitismo
moltiplica per cento la forza del messaggio anti-fascista. Come iscrivere il fascismo al male
assoluto. Come disconoscere la paternità politica dei reduci dell’ultimo fascismo di Salò. Come
riconoscere alla Resistenza il valore libertario della guerra civile italiana.
Gerusalemme non é l’automatico seguito di Fiuggi. Se Fiuggi aveva prodotto An, Gerusalemme la
rifonda senza mezze misure. Soltanto in terra d’Israele Fini ha dato vita in prima persona a un
partito europeo, conservatore, moderato, con tutte le nuove radici nella Costituzione repubblicana.
Dicono che Fini l’abbia fatto da gelido tattico della politica. Intanto, chi é senza peccato scagli la
prima pietra. E poi la politica si giudica per i programmi che si dà e che realizza: quella di Fini é in
ogni caso un’accelerata in avanti, realizzata senza nemmeno dare un’occhiata allo specchietto
retrovisore.
E’ più che comprensibile che i neo-fascisti storici o i post-fascisti nostalgici non capiscano questo
Fini che aggiorna la Destra di governo. Ma, piaccia o no, il presidente a pieni poteri di AN ha altri
obbiettivi e, per provare a raggiungerli, doveva per forza liberarsi dell’eredità meno popolare in
Europa. Il fascismo, anche nella sua versione post.
Due cose a me sembrano scontate.

La prima. Se rifiutasse il suo stesso inventore, presidente e leader, AN dimostrerebbe di essere stata
in questi anni soltanto la fotocopia del vecchio Msi, anzi la stessa creatura politica sotto un velo di
vernice di partito. Sarebbe un doppio fallimento, di AN e di Fini.
La seconda. Alla ricerca del consenso e del ruolo, Fini gioca la partita decisiva fuori casa, non in
casa. Ha reciso grevi radici per normalizzare al cento per cento AN, cercando nuovi elettori al
centro, tra i moderati, tra i delusi dell’astensione, tra i conservatori, tra chi voterebbe destra mai
destra nostalgica.
Se sfondasse fuori, Fini può anche perdere qualcosa in casa. Se perdesse elettori sicuri lasciando
indifferenti milioni potenziali di moderati, avrà perso su tutta la linea ma paradossalmente con
l’operazione più moderna della sua carriera.
Il punto é questo. Il Fini di Gerusalemme vince se porta via voti a Silvio Berlusconi. Da oggi si
rivolge ufficialmente allo stesso elettorato.