2003 marzo 3 Alinghi

2003 marzo 3 – Alinghi

Uno che si presenta e dice di voler portare “l’oceano tra le Alpi”, beh, lo prendi su e lo accompagni
al presidio psichiatrico per una visitina di controllo. Quando poi scopri che Ernesto Bertarelli, anni
37, ci è appena riuscito, allora devi ammettere che il mondo va avanti soprattutto per merito di chi
come lui se ne frega delle apparenze e sa sfidare anche l’impossibile.
Senza questa molla, non ci sono dollari che tengano. Mai la Coppa America di vela avrebbe
impensabilmente lasciato il ventoso mare della Nuova Zelanda per andare a galleggiare sul lago
alpino di Ginevra!
Con tutto il rispetto per Inter e Juve, é nella notte tra sabato e domenica che ho seguito in tv
l’evento più affascinante oltre che pazzesco: la Svizzera regina dei mari. Un Paese che nel bilancio
statale delle spese militari manca della voce “Marina”, avendo soltanto Esercito e Aviazione, è
riuscito nell’impresa in cui l’intero Vecchio Continente aveva regolarmente fallito da un secolo e
mezzo. Riportare in Europa il più grande mito della vela.
La prima a non aspettarselo era la stessa Svizzera, che da un paio d’anni non se la passa bene
choccata oltretutto dal fallimento della prestigiosa Swissair, la compagnia aerea nazionale. Forse si
sentiva troppo ferita nell’immagine internazionale per sognare una rivincita con la barca di bandiera
che porta un nome – Alinghi – privo di qualunque significato. Quasi a dire che tanto il nome quanto
la sfida erano impensabili.
Trovo bellissima questa storia. Mette insieme uomini e capitali, tecnologia e sapienza, genialità e
studio del limite. Una multinazionale del talento.
Mister Bertarelli è nato a Roma ma è tutto tranne che romano né ha mai avuto il passaporto italiano.
Un tipo da manuale della globalità. Ha studiato negli Stati Uniti, è cittadino svizzero, con residenza
non distante da quella di Schumacher. I vincenti Dio li fa e li accompagna.
Ha i soldi Bertarelli, e tanti, più di Silvio Berlusconi tanto per aver un parametro che conosciamo a
memoria. La rivista americana che si occupa della classifica dei ricchi sfondati piazza lo svizzero
strambante al 31° posto. E gli studiosi sanno bene che, al contrario della povertà, la ricchezza non
ha limiti.
Chi fosse interessato alla prossima Coppa America del 2006 o 2007, finalmente in Europa, sappia
fin d’ora che la sola tariffa di iscrizione sarà probabilmente portata a quattro miliardi di vecchie lire.
E vincere con Alinghi è costato 190 miliardi, sempre di vecchie poetiche lire.
Bertarelli non fa una piega, essendo ricco di suo e ricchissimo di azienda, una casa farmaceutica
quotata a Wall Street, specializzata nel curare la sclerosi multipla e l’infertilità oltre che nella
terapia del dolore. Disponeva certamente di tutto il denaro necessario in imprese di questo tipo, ma
ha avuto soprattutto testa nel reclutare la miglior ciurma del mondo: i neozelandesi che avevano già
vinto tutto ai tempi di Luna Rossa. Il meglio in circolazione, compreso uno stratega tedesco da
manuale olimpico.
Dal Moro di Venezia di Raul Gardini ad Alinghi di Bertarelli, sono barche più sofisticate della
Formula Uno. Ricordo come adesso il Moro anzi i Mori di dieci anni fa, con l’imprimatur della
Campagnia della vela, la bandiera di Montedison, il marchio di Porto Marghera e la tecnologia del
cantiere navale Tencara.
Tutti i vecchi materiali lasciavano il posto al titanio. La barca andava sorvegliata giorno e notte, 24
ore su 24, per difenderla dalle spie industriali.
Queste non sono barche, ma Scienza maiuscola. Per fare le due svizzere da Coppa America, sono
stati necessari cento modelli. Hanno inventato vele rivoluzionarie, misurato come non mai la loro
turbolenza, usato modelli matematici con 35 milioni di incognite.
Altro che formaggini, cioccolata e orologi di precisione. La Svizzera ha visto crescere in casa un
prodotto del tutto inedito, un affare da tanti zeri in fila e uno spettacolo planetario che potrebbero
anche riguardare l’Adriatico, “mare nostrum” del Nordest.

Ha fatto bene Giancarlo Galan a lanciare l’alleanza tra Venezia e Trieste per ospitare la Coppa
America del 2006. Se Ernesto Bertarelli ha portato l’oceano tra le Alpi, noi potremmo portare la
Svizzera al mare.