2003 maggio 5 Donne. Rosa Matteucci

2003 maggio 5

LUNEDI’ 28

Donne

Rosa Matteucci, scrittrice: “Siamo tutte Anna Karenina, le passioni d’amore ci scorticano, agli
uomini non capita mai e i pochi che si distruggono sono da manuale.” ( da “Il Venerdì”)
Anna Kanakis, 41 anni, attrice:” Non sono una donna da traino. Ma l’unico argomento che conosco
bene è l’altro sesso. Potrei scrivere un manualetto, non sull’uso del maschio: no, sul disuso
dell’uomo. E’ una crisi che fa pensare.” ( da “tvSette”)
Marina Cvetaeva, 1892 – 1941, poetessa russa morta suicida: “ E finalmente ho trovato / chi mi è
necessario: / qualcuno ha bisogno di me / come aria.” ( da “Dopo la Russia”, Mondadori)

MARTEDI’ 29

Bandiera

Bossi la voleva nel cesso; l’Europa o chi per essa vorrebbe spegnere i suoi colori. Ma non sarebbe
l’ora di lasciare in pace almeno la bandiera?

MERCOLEDI’ 30

Corruzione

Mentre il magistrato sostiene la pubblica accusa, il processo funziona con gli avvocati che
difendono e con i giudici che sentenziano. Se un avvocato corrompe un giudice, non è la fine del
processo: è giuridicamente la fine del mondo. Il giudice che vende sentenze è perfino più
spregevole dell’avvocato che le compra.
Per il loro lavoro, i giudici vengono pagati dallo Stato come dire dai cittadini; gli avvocati sono
pagati dai clienti. Se un avvocato paga un giudice, forse non lo farebbe con denari di tasca propria;
molto più probabilmente, avrebbe un mandato a pagare.
La legge è uguale per tutti, dunque si deve sempre stare alla sentenza finché un’altra sentenza non la
modifichi, la cancelli o la ribadisca. Nel frattempo, nel caso di Cesare Previti, la sua condanna ha
curiosamente infuriato Silvio Berlusconi più dello stesso Previti. Mah.
Conviene pazientare. Dopo la sentenza di Milano che lo ha sanzionato per corruzione in atti
giudiziari, l’avvocato ha dichiarato in televisione di “essere pronto ad andare in galera” se la
condanna dovesse diventare definitiva.
Magnifico. Finché c’è sentenza c’è speranza.

GIOVEDI’ 1

Primo Maggio

Il lavoro non è un posto di lavoro. E’ vivere.
Il lavoro dà senso, è il senso dell’economia. Secondo uno studioso inglese, il capitalismo moderno
deve saper rispondere a chi chiede e si chiede:” Chi ha bisogno di me?” Rispondere alla domanda di
lavoro nel nome della persona.
Se cambia il lavoro, cambia la vita. In meglio, o magari no, ma cambia la vita. Se si perde il lavoro,
si perde libertà. Il ben-essere è essenzialmente libertà.
Si diceva che è finita la società del lavoro. Invece, è finito l’illusionismo delle nuove economie.
Motore resta più che mai il lavoro. Se il lavoro non gratifica, l’economia smette di produrre
ricchezza & società.
Da un giorno all’altro, il lavoro sta mutando pelle perché mutano i saperi, la tecnologia, i
consumatori, i bisogni, dunque il prodotto. La flessibilità ne è l’ultima evidenza.
Ha detto una studiosa francese che per alcuni individui è difficile partecipare alla flessibilità, che
non tutti sono in grado di competere. E’ politica del lavoro quella che alza il punto di incontro fra
efficienza e diritti, tra persona e capitale.
Chi, ad esempio, fischia in piazza sindacalisti come Pezzotta rifiuta l’incontro. Brutto I° Maggio.

VENERDI’ 2

Cina/1

Colera, peste, vaiolo, febbre gialla erano chiamate malattie “esotiche” perché provenienti da
“fuori”, di origine lontana, straniera e per lo più misteriosa. Esotiche come i tanti romanzi di Emilio
Salgàri, ambientati in luoghi che lo scrittore veronese non aveva né avrebbe mai visto.
Malattie e romanzi hanno perso quell’esotismo, da quando il significato stesso del termine è
andato smarrito. L’esotico risiede oramai tra noi; il lontano risulta vicino; solo adesso tutto il
mondo diventa paese. Anche la Cina è di casa qui, familiarmente.
Se qualcuno non avesse ancora chiara la nozione del mondo come villaggio globale, il rapido
viaggio della polmonite atipica lo chiarisce meglio di 100 tavole rotonde. Il nostro destino si
chiama aeroporto. Uomini, voli e virus.
Cristoforo Colombo ci mise 70 giorni di mare per arrivare in America; adesso se la prenderebbe
comoda con 7 ore in cielo. Ieri venivano messi in quarantena i più sperduti vascelli; oggi i
passeggeri più quotidiani.
E’ la contraddizione che salta agli occhi. Il convivere dello scambio planetario proprio con la
quarantena; del contagio più moderno con la precauzione più antica: 40 giorni di impenetrabile
segregazione sanitaria. Fu Ragusa, nel Trecento, ad adottarla per la prima volta.
Niente mette in crisi il nostro stile di vita più delle attuali quarantene, fatte di isolamento di gruppo
nel bel mezzo della mobilità di massa. Nel tempo in cui nessuno è più un’isola, la solitudine forzata
rappresenta davvero il massimo della frustrazione contemporanea.
Ci mancano due vaccini. Contro la polmonite e contro le paure.

SABATO 3

Cina/2

Al presidente del Veneto aveva fatto impressione il nugolo di bandiere rosse che sventolavano
rumorosamente in Piazza Tien An Men a Pechino. Ma, di ritorno da un viaggio in Cina, Giancarlo
Galan raccontava di essere rimasto colpito da altre tre cose.

La prima. Che il ricupero della Grande Muraglia ( come noto, sola opera umana sulla Terra visibile
a occhio nudo dalla Luna) fosse stato realizzato grazie alla sponsorizzazione di una multinazionale
americana.
La seconda. Che praticamente non esistessero nell’intera area di Pechino alberi superiori ai 15
centimetri di diametro, perché piante tutte giovani. Nella sfida siderurgica dello sviluppo – questa
la spiegazione ufficiale – gli altiforni erano stati alimentati con tutto il legno a disposizione.
La terza, ricordata dal massimo stupore di Galan. “Non ci sono animali, non si vedono animali per
le strade, di nessuna specie, non esistono. Pochi cani, pochissimi gatti: li noti non per la presenza
ma per la loro esiguità.”
Anche questi pochi animali stanno scomparendo del tutto in queste ore, dopo l’ordine di
soppressione impartito dal comune e dalla polizia della capitale cinese per timore del contagio di
polmonite atipica. Ammalati o no, cani e gatti non sono destinati alla quarantena; vanno presi e
uccisi.
Com’é triste Pechino.

DOMENICA 4

Cina/3

Nel 1989 i contadini cinesi erano 800 milioni; adesso sono 600, poco meno della metà della
popolazione. In venti anni, il Prodotto interno lordo della Cina è aumentato più di dieci
volte.Quando l’Occidente chiede maggior rispetto dei diritti umani, Pechino risponde che prima
bisogna sfamare il corpo poi lo spirito.
Noi magari crediamo di calzare il Made in Italy con le scarpette sportive del distretto di
Montebelluna, ma la produzione è in gran parte cinese o indonesiana. Del resto la multinazionale
Nike produce in Asia il 90 per cento delle sue calzature.
Federico Rampini, inviato speciale di “Repubblica”, spiega bene come la Cina sia già in mezzo a
noi, ma non solo con scarpe e jeans. Anzi, attraverso la tecnologia più immateriale e
innovativa.”L’elettronica – scrive – è il sistema nervoso da cui dipendiamo per ogni attività, dalle
automobili agli aerei, dalla tv al telefono o alle apparecchiature sanitarie. E questa elettronica
invisibile , anche quando non lo sappiamo, è oramai made in China o in Vietnam, progettata a
Singapore e Taiwan, assemblata nella fabbriche-formicaio della regione cinese di Guangdong da cui
proviene il coronavirus.”
La Cina è un immenso, fascinoso ponte tra Confucio e software, tra mandarini del marxismo e
profitto, tra agricoltura ed egemonia asiatica. E’ anche un virus nei polmoni, con il quale è stata
poco saggia, poco cinese.

———- (citazione a parte)

Michele Tiraboschi da “Morte di un riformista”. Marsilio.
“E’ stato scritto che con l’uccisione di Marco Biagi (assassinato nel 2002 dalle Brigate Rosse, ndr)
l’orizzonte delle riforme possibili si restringe, e diventano più fioche le voci che lo propongono.
Molte cose oggi non hanno più senso, almeno per me e per le persone che gli hanno voluto bene. Il
mio, nonostante tutto, continua però a essere un messaggio di ottimismo. Ricordo soprattutto
l’ostinazione di un progetto, quasi una vera e propria ossessione negli ultimi mesi della sua breve
vita:il progetto di contribuire a modernizzare il mercato del lavoro italiano. Credo che questa
ostinazione abbia contagiato oramai molte persone e che le sue idee abbiano cominciato a
camminare da sole.”