2003 maggio 26 Pentiti di Mafia. Falcone

2003 maggio 26 – Pentiti di Mafia

Quando, ricordando i magistrati Falcone e Borsellino, penso a killer mafiosi come i fratelli Brusca,
mi viene in mente soltanto la pena di morte. Tutto il resto mi pare inadeguato.
Ma sappiamo che tutti i magistrati anti-mafia considerano i pentiti la loro arma numero uno, non per
nulla la più temuta dai boss di tutto il mondo. In una stanza blindata, Falcone passava notti e notti
per controllare cento volte le dichiarazioni dei pentiti.
Citava molti casi, Buscetta compreso, in cui erano state le donne a spingere i propri uomini a
collaborare con la giustizia. Su circa 18 mila affiliati alle quattro criminalità organizzate, i pentiti
sono oggi più di mille.
Senza, non si combatte più la mafia né in Italia né altrove, come hanno dimostrato per primi gli
Stati Uniti contrattando con i criminali informazioni e pene. Tanto per citare un esempio, a un
autore di 18 omicidi é stata inflitta la miseria di 5 anni di carcere per aver detto un sacco di cose
utili ad arrestare altri 40 tra padrini e picciotti.
La regola é brutale. Non importa che i criminali si pentano; basta che servano alla giustizia
colpendo le mafie dal di dentro. Il “premio” va alle informazioni fornite, non agli orrendi
personaggi che decidono di passarle allo Stato.
Con le sue forze, lo Stato non ce la fa. Pur di farcela, paga ogni pentito 1.500 euro al mese pagando
un prezzo assai più alto alla comune nozione di giustizia. E’ un cinico baratto per causa di forza
maggiore
Con Cosa Nostra, ogni criterio morale va rimosso. Se si applica il metro etico, tutto diventa
intollerabile. Solo tenendo sempre e soltanto presente il fine si possono, sia pure a fatica, tollerare i
mezzi per raggiungerlo.
Enzo Chiodo, che strangolò materialmente il piccolo Giuseppe Di Matteo di 15 anni, non ha fatto
nemmeno un giorno di carcere. Enzo Brusca, che lo fece scomparire nell’acido e che confessò
l’assassinio di altre sette persone, gode adesso degli arresti domiciliari dopo qualche anno di galera.
La genia dei Brusca ha premuto il detonatore della strage di Capaci, ma é stata molto utile ai
magistrati che continuano il lavoro di Falcone con la tecnica dei pentiti da lui stesso patrocinata. Su
certe connessioni del fato, sembra di leggere le pagina di una arcaica tragedia greca.
La nostra coscienza ha il diritto di vomitare non vedendo la genia dei Brusca minimo all’ergastolo. I
politici no.
I politici che due anni fa, con il solitario voto contrario di Antonio Di Pietro, approvarono
all’unanimità queste leggi-premio per i collaboratori di giustizia, hanno soltanto il dovere
istituzionale di spiegare ogni volta una scelta impopolare ma necessaria. L’esperienza insegna che
solo attraverso i cosiddetti pentiti la mafia mangia la mafia.
Non é un bello spettacolo, ma funziona. Parola di Giovanni Falcone.