2003 aprile 28 Donne. Norah Jones

2003 aprile 28

LUNEDI’ 21

Donne

Norah Jones, 23 anni, americana, cantante jazz di maggior successo:”Lo stress mi aiuterà a
crescere.” (da “D”)
Valeria Marini, attrice: “La gravidanza è la felicità.” ( da “Io”)
Carmen Lasorella, giornalista televisiva: “ Sono d’accordo con Oscar Wilde. Non mi fido di una
donna che dice la sua età.”
Marcela Jacub, 38 anni, giurista argentina, scrittrice rivelazione in Francia:”Il vero problema della
prostituzione è che le clienti donne sono poche. Bisognerebbe chiedersi che cosa impedisce alle
donne di consumare liberamente il sesso come fanno gli uomini.” (da “L’Espresso”)
Cristina di Belgiojoso, 1808 – 1871, principessa, scrittrice: “Amami come mi amavi quando eri
folle.” ( da “Emina”, Tufani editrice).

MARTEDI’ 22

Fuoco amico

L’espressione “fuoco amico” (dall’americano “friend fire”) è molto in uso dopo la guerra in
Iraq.Come arcinoto, consiste nell’errore di scambiare i commilitoni per nemici e , dunque, di
sparare loro addosso, come accaduto più volte tra anglo-americani.
A dispetto del terribile equivoco che rappresenta, il “fuoco amico” si presta all’ironia e alla
manipolazione. Piace ai vignettisti e non dispiace ai politici, per primo D’Alema che ne ha fatto un
divertente uso all’interno di un partito tutt’altro che divertente.
Il presidente dei Ds ( Democratici di Sinistra o Divisi Sempre?) è stato il primo a farvi ricorso.
“Non vorrei essere vittima del fuoco amico”, ha ghignato di recente e non a torto, alludendo a
Cofferati.
Ma, tornando al vero fuoco amico in Iraq, la storia segnala che forse il record di questo
autolesionismo militare appartiene all’Italia. Sull’argomento ci sarebbe poco da sfottere gli anglo-
americani, se solo si ripensasse ad esempio al caso di Italo Balbo nel 1940. Cose da pazzi.
Per l’idea che mi sono fatto leggendo un po’ di libri , parlando con Indro Montanelli e ricordando
un giudizio di mio padre, Italo Balbo rappresentava probabilmente il meglio del fascismo, non fosse
altro che per aver fino all’ultimo sconsigliato a Mussolini l’alleanza con Hitler e per essere stato
l’unico gerarca ad opporsi alle leggi anti-ebraiche del regime. La sua biografia è un romanzo.
Agli albori dei fasci, visto che il prefetto di Ferrara aveva proibito agli squadristi l’uso dei
manganelli, Balbo dotò ogni suo uomo di uno stoccafisso da usare come arma impropria! Era stato
tenente degli Alpini ma aveva finito per essere ministro dell’aeronautica e popolarissimo
trasvolatore tra Europa e America.
Nell’estate del 1940 Italo Balbo era il governatore della Libia nell’esercizio delle sue funzioni, mica
un Ufo disperso in cielo, quando con il suo aereo raggiunse Tobruk, in Cirenaica. Vederlo
all’orizzonte, puntarlo e tirarlo giù come un piccione ostile, fu un tutt’uno per la contraerea italiana.
Più “fuoco amico” di così si muore. Infatti.

MERCOLEDI’ 23

Mussolini

On. Alessandra Mussolini di An ( da “Sette”):” Sono contraria a qualsiasi guerra. Non avrei
partecipato neanche a sostegno di mio nonno.” Avrei proprio voluto vedere…

GIOVEDI’ 24

Tarek Aziz

Per anni e anni, fedele come un segugio e di casa ad Assisi, il buon cristiano Tarek Aziz ha
rappresentato nel mondo Saddam. Quasi quasi gli preferisco il suo malvagio padrone.

VENERDI’ 25

Informazione

Negli Stati Uniti è in vendita a 35 dollari l’uno il bambolotto del ministro dell’Informazione
iracheno. Mitico sotto il suo basco nero d’ordinanza.
Ogni giorno “informava” i giornalisti spediti a Baghdad da tutto il mondo. All’inizio dei
bombardamenti preannunciò il seguente finale della guerra:” La nostra prima valutazione è che gli
americani moriranno tutti.” Testualmente.
Alla fine, durante la sua ultima conferenza stampa, un giornalista gli fece notare che i marines erano
oramai entrati a Baghdad. “ No, è una bugia”, rispose come niente fosse mentre le telecamere
inquadravano alle sue spalle i primi carri armati americani già a spasso in città.
Adesso è diventato un simpatico bambolotto. Una macchietta da Zelig. Un cult caricaturale per
Internet. Perfino uno spot.
Più seriamente, ha esibito lo sputtanamento mai tanto planetario della parola “informazione”. Se è
impegnativo informare come si deve in democrazia, è davvero impossibile con le dittature.
Gli “ismi” più totalitari del Novecento hanno fatto scuola. In-formare equivale allora a de-formare
per formare consenso di massa al servizio del regime.
L’informazione a comando non procura notizie; le usa negando o manipolando. Anche una
epidemia di polmonite acuta può diventare tabù.
Il più coerente ed esplicito al riguardo fu paradossalmente Joseph Goebbels, megafono del Reich
nazista. Il suo si chiamava non a caso “Ministero della propaganda e dell’informazione”: sorelle
ufficialmente siamesi, l’una legata all’altra ma, semmai, la propaganda precedeva l’informazione,
non viceversa.
E il quotidiano del comunismo sovietico fu la “Pravda”. Per infinita ironia della storia, Pravda
voleva dire “Verità”.
Al confronto, anche il ministro iracheno dell’informazione resta un simpatico cacciaballe.

SABATO 26

Golfo

Magdi Allam, giornalista egiziano:”La stessa denominazione del Golfo, che è “Golfo Persico” per
l’Iran e “Golfo Arabico” per gli arabi, e di cui entrambi fanno una questione d’onore e di principio,
è emblematica della portata del pregiudizio razziale.” (da “Saddam”, Mondadori)

DOMENICA 27

Europa

Un grande storico come il francese Lucien Febvre insegnava ai suoi studenti che l’Europa o è
“umana” o non é. Lo diceva nel 1946, subito dopo la peste nazista.
L’Europa doveva essere prima un’idea, un sentirsi uomini europei, e soltanto dopo una somma di
Stati nazionali. Chiariva anche che l’Europa comprende la Russia per un sacco di ragioni: per la
cultura, per aver portato il cristianesimo fino in Siberia, per aver protetto l’Occidente dai turchi, e
per altro ancora.
E adesso? Chissà come uno storico di quello spessore anche morale avrebbe inquadrato l’Europa.
Ragionando con i nostri ragazzi di oggi, ne avrebbe forse segnalato la nevrosi.
Un’Europa che si allarga a 25 Paesi ma che perde coesione proprio tra i Paesi fondatori
dell’Unione. Un’Europa di colpo incerta sulla sua stessa identità, anche militare: non ha più soldi da
spendere nemmeno per la previdenza sociale, eppure vorrebbe investire risorse aggiuntive sul ruolo
di potenza.
Le quattro lettere maiuscole della sigla NATO stanno, fin dal 1949, per “North Atlantic Treaty
Organization” . Quel “patto” tra Europa e America è ora in storica sofferenza.
Un po’ di Europa ( vedi la Francia) giudica fin troppo vicina l’America; un po’ di Europa ( vedi i
nuovi Paesi dell’est) la vorrebbe ancora meno lontana. In tasca abbiamo l’Euro, ma in testa
circolano due idee di Europa e due idee di America.
Faccenda spinosissima, e tuttavia roba da ridere se misurata sui primi passi di questa nostra Europa
comune. Basterebbe ricordare alle ultimissime generazioni un paio di numeri del 1960, in piena
“guerra fredda” europea tra Nato e Unione Sovietica, tra Occidente e Comunismo.
L’Europa occidentale avrebbe avuto bisogno di 93 divisioni per sostenere il possibile attacco delle
cento divisioni sovietiche del fronte dell’Est. Invece, poteva disporre soltanto di 22! L’equilibrio era
garantito non dalle truppe, ma solo dall’armamento nucleare americano piazzato in Europa.
Veniamo da un’Europa che fino agli Anni Ottanta faceva ogni giorno calcoli del seguente tipo: un
missile sovietico lanciato dalla Germania Orientale avrebbe raggiunto Londra in tre minuti. Oggi
noi europei abbiamo problemi di strategia, ma ieri li avevamo di sopravvivenza.
Ci siamo abituati troppo bene.

Massimo Teodori da “ Benedetti Americani”, Mondadori.
“Nell’ultimo secolo si sono alternati 17 Presidenti americani , 10 repubblicani e 7 democratici,
ognuno con una diversa politica. Anche Bush cederà il passo al suo successore nel 2004 o nel 2008.
Quel che però qualifica il sistema politico americano è la presenza di una vigile opposizione, pronta
a prendere il posto di chi governa, e del gendarme della pubblica opinione che non riposa mai. Gli
italiani di tutte le generazioni che sono pronti a scendere nelle piazze per chiedere la “pace” ma
sono riluttanti ad assumere gravosi impegni internazionali dovrebbero ricordare che mai hanno
sbagliato quando sono stati accanto agli americani. Gli americani hanno bisogno di noi, e noi di
loro.”