2003 aprile 18 Guerra fredda

2003 Aprile 18 – Europa

Un grande storico come il francese Lucien Febvre insegnava ai suoi studenti che l’Europa o è
“umana” o non é. Lo diceva nel 1946, subito dopo la peste nazista.
L’Europa doveva essere prima un’idea, un sentirsi uomini europei, e soltanto dopo una somma di
Stati nazionali. Chiariva anche che l’Europa comprende la Russia per un sacco di ragioni: per la
cultura, per aver portato il cristianesimo fino in Siberia, per aver protetto l’Occidente dai turchi, e
per altro ancora.
E adesso? Chissà come uno storico di quello spessore anche morale avrebbe inquadrato l’Europa.
Ragionando con i nostri ragazzi di oggi, ne avrebbe forse segnalato la nevrosi.
Un’Europa che si allarga a 25 Paesi ma che perde coesione proprio tra i Paesi fondatori
dell’Unione. Un’Europa di colpo incerta sulla sua stessa identità, anche militare: non ha più soldi da
spendere nemmeno per la previdenza sociale, eppure vorrebbe investire risorse aggiuntive sul ruolo
di potenza.
Le quattro lettere maiuscole della sigla NATO stanno, fin dal 1949, per “North Atlantic Treaty
Organization” . Quel “patto” tra Europa e America è ora in storica sofferenza.
Un po’ di Europa ( vedi la Francia) giudica fin troppo vicina l’America; un po’ di Europa ( vedi i
nuovi Paesi dell’est) la vorrebbe ancora meno lontana. In tasca abbiamo l’Euro, ma in testa
circolano due idee di Europa e due idee di America.
Faccenda spinosissima, e tuttavia roba da ridere se misurata sui primi passi di questa nostra Europa
comune. Basterebbe ricordare alle ultimissime generazioni un paio di numeri del 1960, in piena
“guerra fredda” europea tra Nato e Unione Sovietica, tra Occidente e Comunismo.
L’Europa occidentale avrebbe avuto bisogno di 93 divisioni per sostenere il possibile attacco delle
cento divisioni sovietiche del fronte dell’Est. Invece, poteva disporre soltanto di 22! L’equilibrio era
garantito non dalle truppe, ma solo dall’armamento nucleare americano piazzato in Europa.
Veniamo da un’Europa che fino agli Anni Ottanta faceva ogni giorno calcoli del seguente tipo: un
missile sovietico lanciato dalla Germania Orientale avrebbe raggiunto Londra in tre minuti. Oggi
noi europei abbiamo problemi di strategia, ma ieri li avevamo di sopravvivenza.
Ci siamo abituati troppo bene.