2002 settembre 29 rub

DOMENICA 22

Donne

Maria Trigila,46 anni,suora salesiana da 28:”Certo,nella vita da suora non mancano le difficoltà, ma
mancano forse le difficoltà nella vita matrimoniale?Io non sono mai andata in estasi come tante
sante, eppure Dio fa ugualmente parte della mia vita.” (da “Il Venerdì”)
Irene Gatti,42 anni, presidente di un consorzio non-profit:”Non potrei essere qui se non fossi
ottimista.” (da “Vivere oltre il mercato” di Gianni Montagni, editore I sentieri)
Marina Taglialavore, imprenditrice siciliana:” Quella di avere un figlio giovanissima,a 18 anni,è
stata una grande fortuna perché così ho potuto pensare a lui a tempo pieno nei primi anni di vita e
poi darmi al lavoro senza rimorsi.” (da “Affari e Finanza”)
Marisa Tomei,37 anni,attrice italo-americana, premio Oscar:”Le prime prove da attrice?Il fienile di
casa di campagna,a pochi chilometri da New York: ricuperando con i cuginetti vecchi stracci dai
bauli in soffitta e recitando le scene più famose di film leggendari.” (da “Elle”)
Gwyneth Paltrow, 30 anni, attrice americana:”Nessuno dovrebbe odiare niente di se stesso.” ( da
“Oggi”)

LUNEDI’ 23

Economia

Tremonti,Tramonti.

MARTEDI’ 24

Max,Tux & Flop

Ai primi di giugno il presidente della Rai, prof. Baldassarre, spiega l’eliminazione de “Il fatto” di
Enzo Biagi con la necessità di strappare ascolti a Mediaset. Dice:”Mediamente, quando finisce il Tg
c’è un 10% che lascia Rai1 per vedersi Striscia la Notizia su Canale 5.Quindi dobbiamo mettere un
programma che possa fargli la concorrenza.”
Come noto, il programma anti-Striscia sarebbe Max & Tux, che conta 5/6 milioni di telespettatori
contro i 12/13 di Striscia. Se l’obbiettivo era la “concorrenza”, adesso si dovrebbe parlare di
Max,Tux & Flop.
Striscia sembra comica, ma non lo è affatto.In realtà fa informazione ridens, cioé tutt’altra faccenda.
E’ in pratica un telegiornale che adopera la satira come nella Roma governata dai papi si
affiggevano le pasquinate contro i preti.
Striscia è maccheronica,gabibbosa e velinante, anche demenziale, però fa qualche inchiesta, scopre
cose e cosette dell’Italia delle vannemarchi, si smarca a volte rispetto al suo stesso editore di
Arcore, spara trasversali sberleffi plebei.
Riesce ancora a sorprendere anche se dura oramai dal novembre del 1988 .Allora, dopo soli quattro
giorni di vita della trasmissione, il presidente del Consiglio Ciriaco De Mita,dc, chiese e ottenne il
sequestro di uno spezzone che considerava offensivo.
Altro che concorrenza:Max,Tux & Flop sono invece comici senza satira e perfino senza comicità.
Impediscono di ridere e anche di ghignare. Sembrano un vecchio neutro “Intervallo” con le
pecorelle.
Al contrario sia di Striscia di Ricci che del Fatto di Biagi, quei due non hanno parola su niente né
del resto la pretendono, avendo scelto di essere muti: mentre si sparecchia la tavola, non
disturbano,questo no. Semmai, avrebbero potuto fare la riposante concorrenza al mago Zurlì, nella

fascia oraria destinata ai bimbi, ma non opporsi a colpi di ascolti ai beffardi controcronisti di
Striscia, il Tg di strada, ora urticante ora sguaiato ora coscialunga ma quasi mai innocuo.

MERCOLEDI’ 25

Cronaca/1

Un papà di 42 anni, professore di scienze, e un bimbo di nove, figlio unico condannato fin dalla
nascita da un’atrofia muscolare spinale senza scampo e in coma da tre anni. La mamma, di
professione infermiera, in quel momento si trova fuori casa perché attesa dallo psicologo, che
l’assiste per aiutarla a tener duro.
L’uomo stacca il respiratore del figlio e si lancia con lui nel vuoto, dal terzo piano. E’ finita, dopo
nove anni di sofferenza e di quotidiana dedizione.
Un giornale parla di “mistero” e si domanda:”perché?”, ma non c’è mistero né punto
interrogativo.Tutti hanno capito tutto.
Il parroco del paese usa l’espressione cristiana “atto d’amore”. Ricorda quando andava a casa della
coppia:”Prima di bussare al loro uscio mi domandavo: e se adesso mi chiedono dove è Dio?…quel
Dio che permette queste cose? Cercavo di preparare risposte che non ho trovato.”
Non c’è nessun altro “perché” oltre a quello che tormentava questo grande piccolo prete uomo di
campagna, esitante alla porta di una famiglia leale che mai gli chiese conto del suo Dio intuendo
che mai egli avrebbe saputo renderne conto.

GIOVEDI’ 26

Cronaca/2

Il marito ammazza la moglie davanti al giudice durante l’udienza per la causa di divorzio in
Tribunale. E’ istruttivo verbalizzare come la pistola calibro 9 sia entrata in aula.
Primo. All’ingresso del palazzo di giustizia di Varese funziona un metal detector, rilevatore di
oggetti metallici.
Secondo.Quasi nessuno lo usa; i più vi passano a fianco, in un ampio corridoio fuori controllo.
Terzo.Il vigile urbano in servizio dichiara che la sorveglianza non è compito suo ma che, se anche
lo fosse, non ce la farebbe da solo a controllare centinaia di persone al giorno.
Quarto.La sicurezza degli uffici giudiziari fa riferimento alle procure generali che la possono
delegare, ma la vigilanza spetterebbe ai Comuni in base a una circolare ministeriale.
Quinto. Un alto giudice dichiara al ‘Corriere’ che “mancano risorse,uomini,mezzi” per sventare
pericolose intrusioni.
Basta così.In queste poche righe di cronaca l’Italia c’è tutta, non manca niente.
Gli strumenti ci sono e, allo stesso tempo, non ci sono. Se servono, non si usano. Se si usano, non
bastano.
Se ci sono le competenze, non è detto che ci siano i compiti. Ma anche se questi ultimi sono chiari,
la loro applicazione entra a far parte di tutt’altro fascicolo burocratico.
La distanza tra l’essere e il sembrare è minima. E quando ogni responsabilità fosse finalmente
interpretata, attribuita e chiamata all’opera, tutto può ritornare da capo per mancanza di
“risorse,uomini,mezzi.”
In quell’aula del Tribunale di Varese, assieme a una calibro 9 è entrato alla chetichella anche un
facsimile dell’Italia pressappoco. L’Italia facoltativa.

VENERDI’ 27

Documenti

Da tempo le edicole sono sempre più piene di videocassette che raccontano la storia
contemporanea, la prima guerra mondiale, soprattutto la seconda con tutti i suoi segreti nella serie
della BBC, la guerra a colori degli operatori americani,l’Era fascista, il nazismo,ascesa e caduta di
Hitler, il comunismo siberiano, i discorsi di Mussolini dell’istituto Luce, i faccia a faccia dei grandi
comandanti nelle battaglie decisive del ventesimo secolo selezionate dalla De Agostini. E così via
senza pausa, svuotando gli archivi per riempire la memoria.
Anche la televisione, soprattutto Rai3, testimonia la grande storia del Novecento. A pensarci bene,
la Tv più affidabile è quella che mostra ciò su cui non mette mano: il documentario, come il film o
la partita, tutti in onda così come stanno, né pensati né prodotti dalla Tv, che nei loro riguardi
funziona soltanto da proiettore.
E i fatti sono ormai distanti quanto basta per favorire commenti storicamente onesti, documentati
appunto. Racconti che, dopo tanta propaganda, puntino finalmente a comprendere la realtà più che a
dimostrare tesi. Solo così il “documento” può insegnare, come consiglierebbe la radice stessa della
parola.
Per milioni di persone, compresa la mia generazione, quei documentari sono l’autobiografia in
bianco e nero. E’ vita vissuta, o ricordo molto ravvicinato. E’ specchiarsi nel tempo. E’ rivedere il
passato remoto con gli occhi del presente.E’ riacciuffare per i capelli il senso ultimo
dell’esperienza.E’ pensare, e ripensare se stessi.
Per i ragazzi curiosi,il documento è invece un film, ma un film tutto vero, chiavi in mano. Non
fiction, romanzo, trama, sceneggiatura, attori; è il solo antefatto reale della loro vita, il dizionario
dei significati di ieri senza il quale sfuggirebbe ogni significato di oggi. Non è la loro autobiografia;
ma il loro patrimonio genetico, la premessa della coscienza del vivere.
In fondo, attraverso le immagini, Tv e videocassette fanno scuola di storia perché la scuola non ha
mai fatto abbastanza storia. “ So tutto sulle guerre puniche e niente sul Vietnam”, diceva mio figlio
alla fine del liceo classico,”abbiamo studiato per anni i romani e non siamo mai arrivati a
Hiroshima.”

SABATO 28

La citazione

Nina Scapinello da “Commedie in dialetto veneto”, editore Rotary di Castelfranco.
“(Lettera dal Canada). Cari frateli e sorele,
il viajo è stato buono,ò trovato molte ragasse che andavano in Merica come me par sposarsi e par
fortuna,una, parlava proprio la mia lingua e andava giusto,giusto a sposarsi.E’ una brava ragassa e
ci faciamo tanta compagnia anca durante il giorno, intanto che i nostri uomini sono a laorare. Parchè
i nostri uomini vano a laorare al matino e tornano la sera, strachi e ingelati.
Nel primo momento nela nave non capivo tanto bene quelo che mi dicevano ma più tardi mi sono
abituata e anca se loro non capivano tanto bene la mia lingua,ò visto che con i versi capivano tuto.
Io volevo mangiare i cibi nostrani! Così ò capito:cantavo da galina e mi portavano li uovi, facevo
finta di mungere una vaca e mi portavano un gotto di late.
Voi come state? Salutatemi anca la Comarina e ditegli che guai se non avevo la coronela di ajo
parchè in nave,durante il viajo, i vermi si erano mossi che mi pareva di butàr fora anca l’anema e
anca la Sunta aveva i vermi che li venivano su e anca molte altre tose. Così io ò fato passare la
coronela de ajo a tute e quando che lo nasavano par un po si sentivano mellio parchè i vermi
stavano fermi!
Vi abracio tuti forte forte, la vostra cara par sempre sorela
Maria.”