2002 settembre 22 Donne Azar Farahani

DOMENICA 15

Donne

Azar Farahani, istruttrice sportiva in Iran:” Noi donne possiamo praticare qualsiasi sport purché
lontane dagli occhi maschili.” ( da “D”)
Margherita Hack, 80 anni,astrofisica:”Ho cominciato a giocare a pallavolo 20 anni fa, a 60 anni, sul
campetto dietro l’osservatorio di Trieste.” (dal “Corriere”)
Cecilia Belli,ex velina di Striscia la notizia:”Quando smetti, la prima cosa che ti propongono è di
posare nuda.” (dal “Venerdì”)
Giuliana De Sio, 44 anni, attrice:” Credo che, nel momento in cui si viene anche solo sfiorati
dall’idea del possesso dell’altra persona,sia già tutto finito.Forse è per questo che preferisco le
unioni di fatto.” (da “Gioia”)
Susanna Schimperna,scrittrice:”Noi abbandonati e abbandonate: ridiamo.Ricordate Wilcox? Ridi, e
il mondo riderà con te; piangi, e piangerai da solo.” (da “Abbandonati e contenti”, Mondadori
editore)

LUNEDI’ 16

Venezia

Durante l’estate davanti alla Punta della Salute a Venezia transitano in media almeno 4.000
imbarcazioni al giorno, 1.000 durante l’inverno! Domenica 8 luglio del 2001 il Consorzio Venezia
Nuova, per conto del Magistrato alle Acque, registrò in laguna 54.588 passaggi di imbarcazioni ,
più della metà da diporto oltre ai taxi, ai mezzi pubblici e ad altro traffico.
Quasi una Tangenziale d’acqua.

MARTEDI’ 17

Saddam

Le biografie dicono che il film preferito di Saddam Hussein sia “Il padrino” e che il dittatore
irakeno lo abbia visto e rivisto un sacco di volte perché affascinato dal personaggio di don
Corleone. Anni fa Judith Miller, del New York Times, e Laurie Mylroie, dell’università di Harvard,
hanno spiegato questa predilezione attraverso le comuni origini di Saddam e del capo mafia.
Entrambi nati in una terra di poveri contadini; entrambi convinti che autorità e violenza fossero la
stessa cosa; tutti e due portati a sentire la famiglia come un clan.
Il villaggio dove Saddam è nato il 28 aprile del 1937 si trova a circa 150 chilometri da Baghdad,
lungo il fiume Tigri, nella zona dell’Iraq musulmano sunnita. I sunniti, che sono la grande
maggioranza del mondo islamico, in Irak erano invece in minoranza rispetto agli sciiti.
Fu durissima l’infanzia di Saddam. La famiglia viveva in una capanna di legno senza acqua ed
elettricità, in cui ci si riscaldava bruciando sterco secco di vacca. Il padre se n’era andato quando lui
era ancora in fasce mentre da ragazzo, come racconta lo stesso Saddam, il patrigno lo mal
sopportava chiamandolo sistematicamente “figlio di puttana” o “ figlio di cane”.
E’ l’unico dittatore arabo della sua generazione che non abbia mai avuto esperienza militare,
essendogli stato precluso dalle umili origini l’ingresso nella rinomata Accademia di Baghdad. Pare
che abbia sempre avuto una passione per i fucili,e forse per questo li esibisce non di rado in
pubblico con il dito sul grilletto e il colpo in canna prima di sparare in aria tra gli applausi.
La sua storia è fatta di sangue e di petrolio.Le ultimissime stime gli attribuiscono riserve di oro nero
per 300 miliardi di barili, ma non ha mai scherzato nemmeno con le quantità di sangue. Anche per
congenita spietatezza.

Una volta un suo generale, senza sospettare microfoni nell’abitazione, confidò a un’amica di aver
avuto rapporti intimi con la mamma di Saddam. Quel generale e il figlio furono giustiziati; l’amica
impiccata; la loro casa rasa al suolo.
Il 14 aprile del 1989 la sezione francese di Amnesty International pubblicò un rapporto (sigla MDE)
dal titolo:”I bambini vittime della repressione politica in Irak.” Vi é documentata la tortura contro
bimbi e adolescenti. Alcune giovani prigioniere vennero appese per i piedi, a testa in giù, nei giorni
delle mestruazioni.
Allo stesso tempo Saddam passava agli occhi dell’Onu per il benemerito laico che contrastava il
crescente fondamentalismo islamico. Sottobanco, ma in maniera documentata, ricevette negli anni
Ottanta batteriologia dalla Svizzera, mine anti-uomo e anti-carro dall’Italia, gas dalla Germania,
tecnologia nucleare dalla Francia, carri armati dall’Urss, armi e dollari dagli Usa.
In un decennio, Saddam ha fatto tre guerre: ai curdi gasandoli; all’Iran e al Kuwait invadendoli a
turno. L’Occidente ha chiuso un occhio sulla prima sporca guerra ; per convergenti interessi lo ha
sostenuto a spada tratta nella seconda; al contrario, per non cedergli il controllo sull’intero Golfo del
petrolio, gli ha fatto pagare cara la terza.
Così Saddam cessò di essere una pedina (tattica) e diventò un bersaglio (strategico).Era il 1991.
Il colonnello americano Hackworth, che aveva ricevuto 110 medaglie al valore nelle guerre di
Corea e Vietnam, disse allora:” E’ facile cominciare una guerra, difficile finirla. In guerra non va il
figlio di Bush.” Invece, undici anni dopo, ci va anche lui, George W. figlio come George padre.
Un nemico di famiglia, Saddam, che l’America considera un latitante. Soprattutto dopo l’11
settembre, è “wanted”, vivo o morto, in via preventiva.

MERCOLEDI’ 17

Domanda/1

Se l’Unione Musulmani d’Italia pretende la fine della “macabra” esposizione del “cadavere” del
Crocifisso nei luoghi pubblici del nostro territorio nazionale di bimillenaria cultura cristiana e di
religione cattolica, chi potrà continuare a negare ipocritamente che sia in atto uno scontro di civiltà?

GIOVEDI 18

Giovani

La Germania sta votando, Schroder o Stoiber, continuità socialdemocratica o ritorno cristiano-
democratico. Una voluminosa indagine dimostra che i tedeschi tra i 14 e i 24 anni interessati alla
politica sono sempre meno: il 57 per cento dieci anni fa, soltanto il 34 per cento oggi. Secondo la
maggioranza di questi giovani, i partiti peccano di “incompetenza”, i leader convincono poco, la
campagna elettorale ha avuto scarsa presa.
Addio comizi. Un inviato del “Corriere” riferisce che gli studenti fanno la coda soltanto davanti
alle bacheche delle offerte di lavoro o agli elenchi delle case in affitto.
I ragazzi tedeschi anticipano la prima Europa pragmatica della storia. Più che delusi dalla politica,
ne stanno inventando una di totalmente inedita, da veri riformatoiri.
Giulio Malgara,63 anni,imprenditore lombardo-veneto, conosce meglio di tutti il mondo dei
consumi, della pubblicità e dei trend giovanili. Non per nulla ai suoi occhi l’Europa appare
“vecchia,anzi vecchissima”, come mi dice a Venezia, riferendosi tanto agli stili di vita quanto
all’economia.
La sua certezza è che oggi noi europei consumiamo meno perché abbiamo già tutto, fin
troppo.”Conosco un amico – sorride Malgara con una guancia sola – che ha 240 paia di scarpe!Le
auto poi non sappiamo più dove metterle,a cominciare dalla Fiat. I consumi degli anni scorsi ce li

dobbiamo dimenticare, e la crisi durerà anni. Noi europei, ragazzi in testa, non abbiamo più la droga
ideologica: adesso sappiamo solo che la vecchia Europa è condannata a produrre il meglio al mondo
e a piazzarlo nei nuovi enormi mercati mondiali in arrivo, sennò buonanotte.Ma i partiti lo
sapranno?”, si domanda Malgara.
In Germania come in Italia o in Francia, i ragazzi seguono poco la politica perché la politica non
segue loro. Loro sono già oltre la politica che applica all’oggi schemi troppo di ieri..
Si sentono meno massa e più scheggia di un assieme; meno numero e più individuo. Rinfacciando
alla politica l’“incompetenza”, sottintendono che la competenza non è più la stessa dei canoni del
Novecento.
La disaffezione è appunto l’onesto, realistico strumento per liberarsi del Novecento e delle sue idee
blindate.Se i ragazzi europei fanno la coda davanti alle bacheche con le offerte di lavoro e non
davanti ai palchi delle offerte di ideali, dipenderà dal fatto che avvertono gli ideali come posticci,
farisei e datati, puro camuffamento di potere al dettaglio.
Per promettere futuro, la politica dovrebbe ripartire dai propri fallimenti.

VENERDI’ 20

Domanda/2

Se i criminali lanciatori di pietre contro ignare auto in corsa vengono condannati per tentato
omicidio, in base a quali dementi codice morale e linguaggio penale i telegiornali definiscono
“dura” una sentenza banalmente giusta?

SABATO 21

La citazione

Elio Comarin, giornalista veneziano, da “La mort de Venise. Bonaparte et la Cité dei Doges 1796-
1797”, pubblicato in Francia dall’editore Perrin.
“Il referendum si svolge a Venezia il 28 ottobre 1797, alle ore 19. Si tratta di scegliere tra due
ipotesi:Bisogna attendere in silenzio il destino (la cessione della Serenissima all’Austria , ndr)? O
bisogna battersi per la libertà della nostra patria, dei nostri figli e del nostro futuro? Il risultato viene
annunciato il giorno seguente: i partigiani della “libertà della patria” vincono con 12.725 voti contro
10.943.
Ma, secondo numerose testimonianze, questo incredibile referendum era stato inficiato da molte
irregolarità, essendosi molti veneziani rifiutati di entrare nelle chiese,scelte come seggi elettorali, e
di declinare i loro nomi e cognomi per paura di essere poi obbligati ad andare in guerra.
Tuttavia, i “municipalisti” hanno festeggiato la vittoria e ottenuto la celebrazione di una messa
solenne nella basilica di San Marco. Ma se tutti i rappresentanti della Municipalità hanno
partecipato al rito, gli storici ricordano che il patriarca non era presente, ufficialmente per ragioni di
salute, in realtà perché non voleva compromettersi.
Poi, come al solito, la Municipalità decide di inviare due delegazioni:una a Milano,da
Bonaparte,l’altra a Parigi, al Direttorio. Bonaparte avrebbe detto che “il destino di Venezia era già
segnato” e che la Municipalità doveva smettere di adunarsi e soprattutto che occorreva ridurre la
libertà di stampa.”