2002 settembre 11 I Anniversario dell’attentato alle Torri Gemelle

2002 settembre 11 – Primo anniversario dell’ attentato alle Torri Gemelle di New York

Il volo American Airlines 77 da Washington a Los Angeles puntò sul Pentagono alle 9 e 40 in
punto. Lo smisurato edificio che prende il nome dalla sua pianta pentagonale fu costruito ad
Arlington, nelle vicinanze della capitale Washington, durante la seconda guerra mondiale e è la sede
del Dipartimento della difesa degli Stati Uniti.
Il terrorismo lo aveva prescelto come quartier generale della potenza americana per renderne
planetaria l’impotenza. Colpendo quel bersaglio, il volo assassino feriva il ruolo a stelle e strisce;
portava a termine un’operazione bellica in senso stretto, un raid ad alta carica militare.
Un anno dopo, si ricorda a fatica il dirottamento sul Pentagono. Oggi più di ieri sembra dirottato da
esso anche il ricordo, sopraffatto dalle due Torri di New York.
Le due Torri continuano a cadere come un anno fa, raggomitolandosi nella memoria. Alla
televisione le rivediamo ogni giorno per immagini, ma loro affondano per pensieri.
L’11 settembre a me continua a procurare la nozione del troppo grande, come voler contenere nel
cervello la distanza di un anno-luce Una notizia per la quale la pagina è in fondo sempre troppo
piccola; non ci sta tutta, qualcosa resta sempre fuori.
Tutt’altro che a caso, infinitamente più della sfida al Pentagono del Comando globale, lo schianto
delle Torri portò subito oltre il terrorismo.
Da quel giorno si discute soprattutto di civiltà, di religioni, di Islam, di Impero, di un mondo che
non sarà più quello di prima.
C’è il prima dell’11 settembre e il suo dopo. Chi lo negasse, dimostrerebbe di scambiare la storia
con i propri umori, il troppo con il niente.
E’impossibile reperire una sola parola che non porti addosso la polvere di Manhattan, prima fra
tutte la parola “guerra”, che non ha più un fronte, un territorio, una logistica, uno spazio aereo e
nemmeno un confine, o una mappa.
La guerra che non c’è si disloca ovunque, perché l’invisibilità del nemico da combattere ha reso la
guerra segreta, come un agguato senza fissa dimora. Forse anche per questa ragione, Bush mira
senza tregua a Saddam Hussein.
In Iraq, la guerra ritroverebbe un suo domicilio preciso, un luogo riconoscibile, una parvenza di
strategia e di geo-politica classica, persino l’eco della “spedizione punitiva” del primo Novecento.
Una buona parte degli Stati Uniti è stanca di inseguire ciò che non vede e non trova; forse, non
avendo Bin Laden, lo cerca in Saddam Hussein, che un indirizzo ce l’ha e che è titolare quanto Bin
Laden di una “guerra santa” senza precedenti, senza regole e senza delimitazioni.
E’ cambiata l’America e se cambia l’America anche noi cambiamo.
Fino a ieri l’Europa era in via preliminare interessata alle quotazioni di Wall Street; oggi si sta
ripensando a fondo rispetto all’America secondo parametri meno aridi delle sue Borse.
Le Torri erano manufatti civili, abitate da civili, con attività civili, nel cuore civile della città
simbolo delle relazioni internazionali. Furono passate da parte a parte da aerei civili, carichi di
civili,su rotte civili.Il loro fu un eroe civile: il pompiere.
Ciò ha scavato in Ground Zero come nel sottosuolo di un’altra parola-chiave:la sicurezza, che è la
parola più quotidiana, più familiare e , nelle società opulente, anche la più stressata, la più a fior di
pelle. Da allora la sicurezza non è più sola; vive in simbiosi con il suo contrario, l’insicurezza.
Il tizio che qualche giorno fa a Trento minacciò di far saltare in aria la chiesa di San Pietro ha poi
spiegato di voler attirare l’attenzione dei “potenti” sui problemi del mondo vanamente discussi a
Johannesburg.
Senza l’11 settembre, con le sue nevrotiche connessioni, nemmeno Trento avrebbe passato quel suo
quarto d’ora di millantata paura.
L’ignoto quotidiano è tra noi.
Le due Torri hanno fatto circolare la nube che vela le cose, le confonde. Oggi si vede tutto con
minore chiarezza; si fa più fatica a dare senso alle analisi.

La razionalità ha fatto un passo indietro, avendo a che fare con una malattia endemica, la più
difficile da curare. Ne è simbolo un anniversario celebrato con il terrore di un secondo attentato, a
riprova che le due Torri continuano a cadere sugli incubi dell’America e sui nostri.
Non si può commemorare questa data, perché fuma ancora come quel giorno.
Ha cambiato l’ombra del mondo, e non cessa di proiettarla. Anzi obbliga a non perderne la traccia, a
cominciare da un paese come l’Italia, il più esposto sulla faglia mediterranea.
Non è una data americana, l’11 settembre.
E’ di più.