2002 ottobre 13 Donne. Operaia della Fiat di Termini Imerese

DOMENICA 6

Donne

Operaia della Fiat di Termini Imerese:”Il lavoro è pane e dignità.” (dal Tg1)
Patrizia Bortolotti, 47 anni, imprenditrice friulana:”I valori cristiani sono alla base della mia vita.Il
Papa ha detto “investite in attività produttive”, e io così ho fatto.” (da “Affari&Finanza”)
Louise Bourgeois, 84 anni, scultrice francese:”Più conosci te stesso, buono o cattivo che sia,
meglio é.” (da “Repubblica”)
Michelle Pfeiffer, 44 anni, attrice americana:”Il fiore dell’oleandro è bianco e delicato, ma può
essere anche velenoso come l’amore di una madre che dimentica di restare vicina alla figlia nel suo
viaggio verso la prima maturità.” (dal “Corriere”)
Veronica Nichanian, francese, stilista della moda-uomo 2002 di Hermès:”Credo di aver aiutato gli
uomini a scoprire la loro parte di femminilità.” (da “L’Express”)
Ida Magli, 77 anni, antropologa:”Il pene è, per il maschio, correlato con la sua stessa capacità di
vincere la gara della vita. Per comprendere, sia pure soltanto approssimativamente, il
comportamento sessuale di un maschio bisogna partire da una premessa, che si tende a tenere
nascosta. La potenza del pene è “La Potenza”, con la sacralità e il mistero che questa comporta. Il
pene è un “utensile” fondamentale, il primo di cui l’uomo abbia sperimentato la capacità di agire
nello spazio esterno al corpo.” (da “ Sesso e Potere”, editore Bompiani 1998)

LUNEDI’ 7

Il salame

Ai tempi del liceo classico Canova di Treviso, noi studenti avevamo un infrangile complesso di
superiorità nei confronti della scuola privata. Giusto o sbagliato, in quanto pubblici ci sentivamo già
migliori.
Peccavamo d’orgoglio. Ma, magari a nostra insaputa, quell’orgoglio serviva a incentivare
sottotraccia uno spirito da ceto dirigente. Così al “Tito Livio” di Padova come al “Marco Polo” di
Venezia, al “Franchetti” di Mestre o al “Pigafetta” di Vicenza.
E poi, sono cresciuto con le stimmate della scuola pubblica. A casa nostra è sempre stata un
assioma fuori discussione.
Tuttavia ho disertato il referendum veneto sui fondi da destinare alle scuole private. Non in
ossequio ai vescovi veneti, ma per una precauzione del tutto laica che conveniva con loro.
Più dei “buoni scuola” (leggi: soldi) mi interessa il termine “parità” (leggi:scolastica). Parità fra
l’altro voluta un paio d’anni fa proprio da una legge nazionale del centrosinistra non da una manica
di liberisti strapieni di schèi.
Nella Costituzione il diritto allo studio, pubblico e/o privato, sta scritto nero su bianco. E’ vero che
escluderebbe genericamente “oneri per lo Stato”, cioè che lo Stato sganci lire o euro, ma non vedo
perché una Regione non possa decidere di far propri quegli “oneri”.
Se il federalismo vietasse a una regione come il Veneto di estendere di circa venti miliardi di lire
all’anno i propri tradizionali spazi di libertà scolastica, che federalismo solidale o liberale sarebbe
mai? Riflettendo intorno a questa banalissima domanda, ho evitato un referendum buono soltanto
per sfruculiare vecchi malintesi tra laici e cattolici.
Dopo il risultato, la cosa che più mi ha colpito sono state però le reazioni di chi,a sinistra, lo aveva a
tutti i costi voluto nonostante il saggio “no” della Margherita. Se si organizza un referendum
popolare e alla fine ci si accorge che, per le ragioni più svariate, quasi l’80 per 100 del popolo fa lo
sciopero del voto, si dovrebbe dire una cosa soltanto: “Cari veneti, non avevamo capito un tubo di
voi. Scusateci per il disturbo (privato) e per lo spreco di denaro (pubblico) ma non l’abbiamo fatto
apposta. Un’altra volta ci penseremo due volte.”

E’ misterioso dove viva certa sinistra. Viene da chiedersi se essa frequenti ancora i treni pendolari, i
bus,i bar, le osterie, le panchine dei parchi pubblici, le botteghe sotto casa o i supermercati, gli
ambulatori, gli uffici postali o le curve degli stadi, ma anche le aule scolastiche. Mi chiedo dove
viva se riesce a farsi dire “sì” da meno di un veneto su cinque e se , soprattutto, si mobilita su temi
smobilitati in partenza . Se, dulcis in fundo, fa invece finta di niente.
Soltanto Severino Galante, anima dei Comunisti italiani,ha parlato di “ossa rotte” con l’onestà
intellettuale di sempre. Per il resto, tali e tante arrampicate sugli specchi che nemmeno lo scalatore
Reinhold Messner ci avrebbe provato!
A sentire certe spiegazioni del miserrimo 21 per cento di partecipazione, andrebbero rivoluzionate
perfino le teorie sul consenso popolare. Un simpatico esponente referendario ha infatti garantito
che “Siccome ha vinto l’astensione non è successo nulla”. Testuale. Mi è tornato in mente un
episodio di dieci anni fa.
Nel 1992, tutti ricorderete, si andò al voto politico che in pratica pose fine alla cosiddetta “prima
repubblica”.Voto di sanguigna protesta, pentapartito al tappeto, successo della Lega Nord, aria
costituente in giro. Si era in piena inchiesta Mani Pulite, per la quale soprattutto i giovanissimi
facevano il tifo democratico.
Un ragazzo della provincia di Treviso si recò allegro al suo primo voto assieme a un gruppetto di
coetanei. Da casa si era portato in tasca una sottile fetta di salame, accuratamente tagliata.Ritirata la
scheda al seggio elettorale, entrò in cabina .
A quel punto, tirò fuori la sua bella fettina e la infilò con cautela nella scheda dopo aver preso la
matita e scritto in stampatello:”Magnève anca questa.”
Ma che cosa ci voleva, forse un’altra fettina di salame nell’urna, perché i referendari veneti
comprendessero il significato del non-voto di massa?

MARTEDI’ 8

L’effetto

Denuncio a mio carico un perverso effetto televisivo. Più l’avvocato difensore Taormina s’industria
di sostenere l’innocenza della presunta assassina di Cogne, più io mi convinco della sua
colpevolezza.
In omaggio alla presunzione di innocenza, non mi rimane che cambiare ogni volta canale.

MERCOLEDI’ 9

Il branco

Desirèe, anni 14, viene massacrata da suoi coetanei. Chiamati a commentare il delitto, tanti altri
coetanei, compagni di scuola ,amici d’ogni giorno, dicono cose a modo, intelligenti,sensibili, dure e
belle, mature, forse le più profonde e sincere che si siano sentite o lette sui giornali. Questo è il
branco di ragazzi che rimette le cose a posto,nonostante tutto.

GIOVEDI’ 10

Il sospetto

Quindici anni fa c’era la “legittima suspicione”; adesso il “legittimo sospetto”: se per gravi
situazioni locali un imputato chiedesse il trasferimento del processo ad altra sede, deciderà la
Cassazione. Detta così la cosa, non si capirebbe perché sia scoppiato il finimondo.

Il fatto è che una legge come tante altre ha invece i tempi mirati come poche altre, ed è perciò
legittimamente sospettata. Sembra confezionata a orologeria e su misura per il processo in cui l’on.
Cesare Previti è accusato a Milano di una quisquilia quale la corruzione di giudici.
“E’ andata come doveva”, ha commentato l’on. Previti subito dopo l’approvazione della legge alla
Camera. Se lo dice lui, conviene credergli a occhi chiusi.
Per liberare sia l’ex ministro Previti sia il presidente del Consiglio Berlusconi da ogni sospetto,
anche il più illegittimo, c’era una sola soluzione ma addirittura elementare. Nel silenzio totale del
centrodestra e nella distrazione del centrosinistra, l’aveva per tempo suggerita l’ex capo dello Stato,
Francesco Cossiga.
Sarebbe bastato che l’on. Berlusconi si fosse presentato in Parlamento, o nel parlamento allargato
della Televisione, per impegnarsi formalmente a non fare mai e poi mai ricorso alla nuova legge.
Tale semplicissimo patto con gli italiani avrebbe dovuto riguardare tanto i suoi quanto i processi
dell’on. Previti.
Fatto. La legge poteva allora passare liscia come l’olio, senza scandalo alcuno. Così sarebbe
sembrata una legge generale, non un privilegio personale.
Non so spiegarmi come mai D’Alema abbia rinunciato, a Montecitorio e/o a Porta a Porta che
oramai fa lo stesso, a impugnare con forza e senza tregua la richiesta di Cossiga. Sarebbe stata
questa la sola sfida in grado di imbarazzare il sospettato Berlusconi di fronte all’opinione pubblica.
Ma l’opposizione non sembra avere, di questi tempi, i riflessi molto pronti. Il segretario dei Ds
Fassino ha persino sbagliato a votare in aula!
Soltanto l’ingenuità è insospettabile.

VENERDI’ 11

Il Nobel

Hanno dato il premio Nobel per la Fisica a un italiano che ha contribuito a spalancare nuove
“finestre” (cito da Repubblica) sull’Universo. Almeno uno che sappia guardare lontano.

SABATO 12

La citazione

Gian Antonio Stella da “L’orda: quando gli albanesi eravamo noi”, Rizzoli editore.
“Nel 2001, dice il nostro ministero della Giustizia, gli immigrati extracomunitari in Italia hanno
commesso il 38% di tutti i reati denunciati (il 30% delle rapine, il 21% dei tentati omicidi, il 12%
degli omicidi) e hanno rappresentato circa un terzo dei 53.000 detenuti delle carceri della penisola.
Diceva un secolo fa, nel 1904, il “Report of the Commissioner of Immigration”, che gli stranieri
detenuti da New York alla California erano il 23,7%. Ma negli stati del Nord Atlantico, dov’era
concentrata la grande maggioranza degli emigrati italiani, la percentuale saliva al 32,7%.
Strillano oggi gli xenofobi nostrani, a dimostrazione dell’”invasione barbarica”, che degli stranieri
ospiti delle carceri nazionali il 31% è albanese. Spiegava nell’ottobre 1921 Tommaso Sassone nel
saggio “Italy’s criminals in the United States” che tra i detenuti stranieri delle carceri newyorkesi di
Auburn, Clinton,Great Meadow e Sing-Sing i nostri erano i più numerosi:”Su 928 rinchiusi in
questi penitenziari nel 1920, gli italiani sono 378, cioè circa il 40%. Secondi vengono i russi con
171. I crimini più comuni tra gli italiani sono le aggressioni, le rapine, i sequestri di persona, gli
omicidi.”
Come stupirsi dunque, si sfogava lo studioso, se “ gli italiani vengono ormai così evidentemente
identificati in America con il ricatto, il rapimento, l’assassinio, le bombe?”