2002 aprile 21 Mezz’ora. Blaise Pascal

2002 aprile 21

DOMENICA 14

Mezz’ora

Blaise Pascal (1623-1662, filosofo e scienziato francese) :”Quando sei molto sicuro di un’idea,
fermati. Prova per almeno mezz’ora a pensare alle ragioni contrarie.”

LUNEDI’ 15

Scherzi

La televisione è un’invenzione meravigliosa, il cui uso dipende non da che cosa “vuoi” tu ma da
come “sei” tu: se sei deficiente, la tv deficiente è lì che ti spalanca i canali come fossero tuoi; se sei
esigente, hai il potere di selezionarla a tuo uso e consumo.La tv è sempre di massa; soltanto il
telecomando riesce a privatizzarla: nel primo caso, ne sei schiavo tu; nel secondo, tu la fai schiava.
Non si legge la tv, come ovvio, e la si ascolta con l’orecchio girevole, come entra così esce.La tv si
vede; è il regno dell’occhio, dove gli stessi pensieri assomigliano a immagini della mente, quasi
fotocopie a 21 pollici.Anche spegnerla è un modo di guardarla.
Una moltitudine di studiosi scandaglia da anni gli effetti virtuali della tv, in sostanza la sua tendenza
a fare del messaggio un mistomare, frittura di verità e di finzione, di informazione e di effetti
speciali, di verosimile e di presunto, di notizie alla pari con oroscopi, vannemarchi o telecorbellerie.
Nell’immaginario, la fiction tende a confondersi con la vita e questa con quella.
Il prof. Giovanni Sartori, di lunga esperienza americana, teme a questo proposito che il vecchio
romantico homo sapiens dei primi passi dell’umanità si trasformi presto in un animale post-
pensante chiamato homo videns. A suo dire, con la tv i bambini rischierebbero di diventare
“sonnambuli”, figli di un mondo “onirico” cioè quotidianamente gemello del sogno.
Anche se non mi iscrivo alla scuola apocalittica , aggiungo che proprio sul sogno si fonda ad
esempio la pubblicità, il cui motto resta più che mai:”far sognare per far comprare”. E, con il sorriso
sulle labbra, si potrebbe decidere che Gigi Marzullo è dunque il Platone del nostro tempo: se la vita
sia un sogno o se i sogni aiutino a vivere meglio non sarebbe più il suo tormentone notturno ma la
filosofia dell’uomo satellitare, ultimo anello della specie, sintesi perfetta di apparenza e di realtà.La
trasmissione “Real Tv” sembra poi voler dire che soltanto quella è “reale”.
Ma nessuno studioso è mai riuscito a definire il rapporto vita/tv, e viceversa, meglio di una
simpaticissima signora trevigiana che aveva visto un cacciabombardiere Amx precipitare nel suo
giardino e fermarsi a pochissimi metri dalla scivolo di casa che stava ripulendo con la scopa. Ai
giornalisti ha raccontato sorridente e sopravvissuta:”Pensavo di essere su “Scherzi a
parte”.Purtroppo era tutto vero”.
Da testo universitario.

MARTEDI’ 16

Sciopero/1

“E’ necessario frenare gli istinti predatori” (Bertrand Russel, libero pensatore inglese, da
“Prospettive di civiltà industriale”, 1959).

MERCOLEDI’ 17

Post-sciopero/2

Il premier Berlusconi ce l’ha fissa:”Sciopero tutto politico”; il ministro del Lavoro sta a
ruota:”Motivazione tutta politica”. Bella scoperta: sull’articolo 18 hanno fatto politica tutti,
Confindustria, Governo e Sindacato, nell’ordine.
Da mesi Confindustria e Confgoverno avevano scelto l’art.18 per dimostrare che la concertazione è
finita, che il dialogo sociale è tutt’altra cosa e che, dialogo o non dialogo con il sindacato, si va
avanti come se niente fosse, anche sullo statuto dei diritti. Se non era politica questa, non so che
cos’altro fosse; ed è a quel punto che la cosa diventò un’altra cosa.
In economia, contano i dati di fatto; in politica, contano anche i fatti simbolici. L’articolo 18 è
uscito dal territorio dell’economia proprio perché caricato di un thatcherismo da stadio, e allora
sarebbe interessante che qualcuno spiegasse come poteva il sindacato rinunciare al contropiede
evitando così la politica. L’ha fatta alla grande D’Amato, l’ hanno fatta i sindacati al gran completo.
Ma santo Dio, la stragrandissima maggioranza della gente che ha scioperato oramai non pensava
più al sommerso del Sud o al part-time del Nord . Il falso problema dell’art.18 era diventato di
colpo il vero problema, e in questo senso 10 manifestanti su 10 sapevano benissimo perché stavano
in piazza. Altroché.
Alla fine degli Anni ’70 un sindacato sclerotico fece lo storico errore di non accorgersi che la
piccola e media impresa di un’altra Italia esportava già dieci volte di più delle grandi aziende : tanta
cecità ideologica lo escluse fin da allora dal mondo del capitalismo diffuso e/o familiare, vedi
Nordest. A maggior ragione oggi, sarebbe suicida che il sindacato chiudesse una seconda volta gli
occhi sul rivoluzionario cambiamento del lavoro. Anche questo lo sa benissimo.
Si dice allora che il sindacato rappresenti meno della metà dei lavoratori italiani. Va bene, e
Confindustria? Su 447.654 imprese venete, per esempio, la Confindustria ne rappresenta 12 mila.
Si dice anche che Cofferati farà politica nei Ds. Bene, lo fanno gli imprenditori, a cominciare
dall’on. Berlusconi; lo fanno da tempo i sindacalisti, da Marini a D’Antoni: dove sarebbe la novità?
Non solo.Adesso si fa carriera con il sindacato esattamente come con Confindustria: se Larizza (ex
Cisl) è presidente del Cnel (Consiglio nazionale dell’economia e del lavoro), gli ex presidenti
confindustriali Abete e Fossa sono rispettivamente alla presidenza della Banca Nazionale del
Lavoro e della Sea, leggi mega aeroporto Malpensa.
Voglio dire che, in un capitalismo maturo, è infantile ridurre il dialogo sociale a dispetto personale
o misurare il peso di uno sciopero generale, definito dalla mattina alla sera “politico”, in base
all’energia elettrica non consumata in fabbrica! Ma che razza di barzelletta è questa.
Berlusconi e D’Amato prendano estremamente sul serio lo sciopero; il sindacato riprenda sul serio
le riforme, e tutti mettano finalmente l’articolo 18 all’ultimissimo posto, come spetterebbe a ogni
falso problema. Siamo pratici.

GIOVEDI’ 18

Pirellone

Un incidente che sembra un attentato o un suicidio che sembra un incidente. Senza terrorismo, lo
stesso terrore.

VENERDI’ 19

Olanda

Il governo laburista, artefice del miracolo economico olandese ( bilancio attivo,disoccupazione
all’1,9 per cento, lavoro flessibile, servizi efficienti, buona assistenza), si dimette a seguito
dell’inchiesta sulla strage di Srebenica in Bosnia, nel 1995, quando 110 Caschi Blu olandesi
dell’Onu assistettero, senza fiatare né muovere un dito né tanto meno sparare, al massacro di 7.500
prigionieri musulmani da parte dei serbi.Per una volta, la memoria collettiva ha vinto sulla ragion di
Stato; per una volta, la coscienza morale di un Paese ha superato l’interesse economico: dopo sette
anni di rimorsi, questa é una dignitosa pagina europea.Dopo la viltà,la responsabilità.

SABATO 20

La citazione

Hannah Arendt (1906-1975, ebrea, filosofa tedesca) da “Ebraismo e modernità”, Feltrinelli editore.
“Anche se gli ebrei dovessero vincere la guerra…vivrebbero circondati da una popolazione araba
interamente ostile, segregati entro confini perennemente minacciati, a tal punto occupati a
difendersi fisicamente da eliminare ogni altro interesse e ogni altra attività. L’intero popolo
smetterebbe di interessarsi allo sviluppo della cultura ebraica; rinuncerebbe agli esperimenti sociali,
quasi fossero lussi privi di importanza pratica; il pensiero politico sarebbe centrato sulla strategia
militare; lo sviluppo economico sarebbe determinato esclusivamente dalle necessità della guerra. E
questa sarebbe la sorte di una nazione che continuerebbe ad essere un piccolo popolo soverchiato
dalla prevalenza numerica e dall’ostilità dei suoi vicini. In queste condizioni gli ebrei di Palestina
degenererebbero in una di quelle piccole tribù di guerrieri di cui la storia, fin dai tempi di Sparta, ci
ha fatto conoscere il valore e l’importanza.” (Saggio scritto nel 1948)