2002 aprile 21 Giacinto Marco Pannella

2002 aprile 21 – Pannella

Giacinto Marco Pannella, abruzzese di Teramo, per fare sul serio “politica” sta scherzando con la
salute, forse con la vita. Dopo essersi mangiato anche la casa di famiglia per autofinanziare i
radicali, adesso si è bevuto “il frutto del suo corpo”, cioè un bicchiere della sua urina, per evitare in
extremis il collasso finale da sete. Lo sciopero della sete è molto più pericoloso di quello della
fame, perché noi siamo fatti per il 70 per 100 di acqua, e ne consumiamo parecchia anche soltanto
respirando.
Per rendersene conto, è bastato guardare Pannella già l’altra sera al tg2 o al tg3, anche se le
immagini erano state registrate alle 13 a Montecitorio: il fiato gli si era consumato, la parola
imprigionata nella gola secca. Quando, alle 22 e 30, l’ho chiamato a casa, c’erano con lui quattro
medici, un internista un nefrologo un neurologo e un cardiologo, impegnati a spiegargli che, a 72
anni di età, cinque giorni senza bere e senza ricovero in ospedale assomigliano a un suicidio non-
violento.
Il leader indiano Gandhi, chiamato Mahatma cioè la “grande anima”, era diventato vegetariano a
Londra leggendo un libro acquistato per uno scellino. Si inventò il digiuno prima come mezzo di
auto-disciplina, poi di lotta “satyagraha”, alla quale si richiama ora Pannella per spronare il capo
dello Stato Ciampi e il presidente della Camera Casini a intimare a un Parlamento neghittoso e
fazioso l’elezione dei due giudici della Corte Costituzionale mancanti da ben 18 mesi.Diciotto mesi
di omissione di atti d’ufficio, un record di vuoto istituzionale.
Ma proprio in ciò consiste il sublime di questa storia tutta italiana. Sublime non il digiuno, non quel
bicchiere di liquido organico, non il corpo usato come arma disarmata, ma il fatto che Pannella
metta consapevolmente in conto danni fisici certi e imprevedibili complicazioni (vedi il bollettino
medico alle 11 di ieri) per ottenere qualcosa di cui agli italiani non frega assolutamente niente!
Meno di zero anche perché, senza lo spettacolo radicale della sete, la stessa informazione sul tema
sarebbe sotto zero o quasi.
Importa poco che la Corte Costituzionale rappresenti la garanzia delle garanzie del cittadino, visto
che è il solo organo a poter giudicare le leggi stabilendo in sostanza se sono coerenti o incoerenti
con la nostra Costituzione. Importa poco che la Corte sia dunque arbitra , sentenza su sentenza,
della qualità della democrazia che ci riguarda tutti giorno per giorno, nelle cose più concrete. In un
Paese che ha un senso trasandato delle istituzioni, tutto ciò appare rito, procedura, muffa, l’esatto
contrario di un prezioso bene collettivo.
Càpita su per giù la stessa cosa con il conflitto d’interessi, sul quale il centrosinistra ha omesso di
legiferare per cinque anni e sul quale il centrodestra punta a legittimare l’esistente, ma sempre nella
sostanziale indifferenza dell’opinione pubblica. Ieri come oggi, la miscellanea di affari di Stato con
affari privati non sembra affare dei cittadini anche se, beninteso, non può riguardare soltanto Silvio
Berlusconi. Soprattutto ma non soltanto lui.
Lo stesso voto popolare del 2001 ha dimostrato che la questione non fa politicamente testo, essendo
stata rimossa come una scocciatura del sistema, punto e basta. E pensare che gli inglesi hanno
regolato il conflitto d’interessi con una legge molto chiara e rigorosa già nel 1782!
Disincantati, scafati, cinici e corrivi, siamo sempre attentissimi agli interessi (di categoria) e spesso
distratti rispetto alle regole ( della comunità): sciatteria nazionale più che indifferenza, alimentata
dall’illusione che in Italia le cose prima o poi si aggiustino da sole. Inerzialmente.
Giusto trent’anni fa Pannella diede sede, nei locali del Partito Radicale, al nascente movimento
degli omosessuali.Anticipava i tempi di un cambiamento culturale che,alla fine,avrebbe modificato
perfino la pastorale della Chiesa cattolica.

Sul pluralismo dell’informazione e sulla Rai lottizzata come un’area fabbricabile, non ne parliamo,
è da sempre il Piave di Pannella , ma qui sembra che il tempo sia inutilmente trascorso. I direttori
del servizio pubblico continuano ad essere indicati appunto per “aree” politiche di appartenenza e/o
di riferimento, adesso come nel passato, senza che un solo giornalista decida di convocare una
conferenza stampa per declinare le sue generalità:”Sono soltanto un giornalista professionista, la
mia tessera dell’ordine porta questo numero, querelerò chiunque mi identifichi con una qualsivoglia
area”. Sia essa Forza Italia, An, Ccd, Margherita,Lega o Ds, farebbe in tal caso ovviamente lo
stesso.
A 72 anni, Marco Pannella fa una cosa brutta, pericolosa, già oltre limite fisico, per la nomina di
due giudici della Corte Costituzionale. Dimostra di essere un grand’uomo perché lo fa in un Paese
dove rischia di passare per bizzarro o per fesso, in coda ai telegiornali e circondato da un “boh” di
massa. Che saranno mai la Corte, il conflitto d’interessi e la Rai a lotti? Boh.