2002 aprile 21 Campionato

2002 aprile 21 – Valentino Rossi e campionato

Dico la verità, ero di pessimo umore per colpa di Valentino Rossi che, insensatamente, vorrei
infallibile in moto quanto un papa in materia di fede: invece, s’inganna anche il nostro, magari
scodinzolando una frenata al limite della traiettoria a sole tre curve dal traguardo. Il fatto è che
Valentino ci ha abituati troppo bene, viziati fino al punto da considerarlo all’altezza soltanto del
primo posto, primo o niente! Il che è nient’altro che una trepidante pazzia nostra, non sua. Pazienza.
Poi però mi sono rifatto con gli interessi; anzi, era da un bel po’ di tempo che il campionato non
divertiva così. Tre squadre in due punti a due partite dallo scudetto: è il massimo dell’ignoto,
dunque della nevrastenia, ergo della goduria collettiva, visto che la Juve ha dieci milioni di tifosi,
l’Inter sei e la Roma ha Roma, che le basta e avanza.
Oltretutto ha messo allegria alla domenica anche il ritorno in campo di Roberto Baggio, il quale è
sembrato quasi banalizzare la rottura del legamento crociato del ginocchio, incidente questo che
rappresenta il peggio che possa capitare a un calciatore, come sa benissimo Ronaldo tanto per non
far nomi. Baggio si era rotto 81 giorni fa, era stato operato da soli 76 giorni ma, a suo tempo,
aveva tribolato due anni per ricuperare dopo un altro incidente dello stessissimo tipo.
Ho sentito un giornalista dire a Telepiù che 76 giorni in tutto, dal crack al rientro e ai gol, sono un
record mondiale. Credo abbia perfettamente ragione; questo è un caso da manuale dell’ortopedia
agonistica. Che poi tanta efficienza restituisca al pubblico un trentacinquenne di belle speranze
mondiali come Baggio non può che aggiungere un tocco di panna in più.
Lui è ormai diventato una scommessa della classe contro il tempo; anche per questo la gente lo
sente un po’ suo e non soltanto del Brescia. In fondo la stessa cosa capita a Ronaldo, che ieri è
uscito dal campo di Verona portandosi dietro gli applausi generali, anche del Chievo. Sono
campioni erga omnes, buoni per tutti.
L’Inter. Ditemi voi come si fa a commentare razionalmente l’Inter, squadra che nel giro di
pochissimi minuti può passare come ridere dallo sbando all’alleluja e viceversa. Quando Cuper ne
parla, si vede lontano un chilometro che si sbranerebbe i giocatori uno per uno come asado al
sangue, la celeberrima carne ai ferri che profuma di sé l’Argentina anche nei momenti più disperati
della sua storia.
Secondo Cuper, all’Inter manca soltanto la “cattiveria”. Lui, che ne ha da vendere, racconta una
mezza bugìa soltanto per amore di patria nerazzurra. Oltre che cattiveria caratteriale, all’Inter
manca in realtà anche ogni abilità nell’ amministrare il risultato. E’ matta l’Inter, e ignora l’arte
difensiva.
Il Chievo è l’opposto estremo dell’Inter, nel senso che è tutto squadra, ma talmente squadra da
elevare all’ennesima potenza il diligente talento di tre/quarti dei giocatori mentre il rimanente
quarto risulta addirittura modesto. La strepitosa classifica fa in ogni caso del Chievo la Squadra
dell’anno: su questo non ci piove, l’oscar é gia suo, perché fa punti e scuola.
Ho trovato molto in palla Lippi, stavolta. A Piacenza ha visto benissimo la partita, con i cambi
giusti al momento giusto e anche con molta elasticità nel sistemare i giocatori. Tra Capello, Cuper e
Lippi in ordine alfabetico, ho la sensazione che l’ultimo dei tre sia in questa fase il primo per
lucidità: non spreca risorse né le dimentica in panchina. Virtù non di poco conto.
Si vede subito l’Inter senza Vieri come si vedeva l’Inter senza Ronaldo. Siccome si difende male,
ha bisogno dei suoi goleador più ancora della Juve, che non è bella, questo no, ma
equilibrata,questo sì.Confesso una sensazione, senza impegno. A Verona, l’Inter ha finito sulle
ginocchia, visibilmente stanca. E tuttavia non avrà a metà settimana la seccatura della Coppa Italia,
che la Juve diserterebbe volentieri a questo punto.
Sarà decisiva anche questa contabilità psicofisica incrociata, soprattutto perché prima o poi scoppia
una botta di caldo precoce. Siccome qui non abbiamo squadroni, ma tre squadre di ordinaria
amministrazione giunte alla fine di un campionato mediocre, l’esperienza mi insegna che basta poco
a decidere il fotofinish.

Potrebbe essere anche spareggio, come nel 1964, ma in due partite andata e ritorno! Con il
Mondiale alle porte, se solo ci pensa Trapattoni ricomincia a parlare in tedesco come ai mitici tempi
di Strunz…