2001 maggio 6 Gli incerti/1

2001 maggio 6 – Gli incerti / 1

Se Dio vuole, l’interminabile campagna elettorale è finita. Stanotte si saprà.

Quando leggo un libro, sento sempre il bisogno di fermare un punto, una riga, un passaggio, ciò che
mi sembra essenziale. Perciò piego l’angolo di una pagina, infilo un segnalibro, sottolineo qualcosa
o riscrivo a margine una parola-chiave. Con le elezioni è lo stesso: ho sei appunti in testa, il primo
dei quali riguarda gli incerti.

Costoro sono di due tipi: primo tipo, vado a votare o no? Secondo tipo, per chi voto? Durante la
cosiddetta prima Repubblica, gli studiosi attribuivano il partito del non-voto o all’apatia
(chissenefrega…) o all’alienazione (sono tutti uguali…).

Da qualche anno è più complicato schematizzare, come dimostra un sondaggio Abacus, tra persone
oltre i 18 anni di età. Domanda numero uno: in quali istituzioni e organizzazioni sociali avete fiducia?
I partiti politici sono finiti al ventitreesimo posto, l’ultimo.

Domanda numero due: a quale parole associate spontaneamente la politica? Le prime dieci parole,
nell’ordine, sono risultate queste: confusione, disgusto, corruzione, diffidenza, indifferenza, rabbia,
imbroglio, diplomazia, interesse, noia. Nota bene, ripeto, che si tratta di parole spontanee, non
suggerite dall’intervistatore dell’Abacus.

Il voto di protesta è un’altra cosa. Chi protesta, ha voglia di votare ma “contro”, e dunque ha bisogno
di trovare sul mercato del consenso un partito contro o anti-sistema. L’astensionista non crede più a
niente, del tutto disilluso; chi protesta con il voto crede ancora, ma soltanto per punire sparando nel
mucchio. Il protestatario soffre di solitudine, non di noia.

Mai nella storia elettorale gli “incerti” sono stati coccolati come in queste settimane. Nei loro
confronti, nessuno predica sul dovere di votare, semmai comprensione, leccalecca e cotillons politici.
Degli elettori schierati, militanti, convinti o tendenziali, i candidati si sono curati poco o nulla, come
di condannati a votare per scelta di campo, a priori. Nello schema “o di qua o di là” tutto si fa invece
per gli incerti, almeno 4-5 milioni di italiani senza fissa dimora. (Una curiosità storica senza
significato politico: nel 1924 Mussolini andò al potere con una valanga di quattro milioni e mezzo di
voti).

Se i programmi di Berlusconi e di Rutelli guardavano soprattutto al partito degli indecisi, si spiega
anche perché i loro programmi sembrassero così poco alternativi. L’incerto non va mai spaventato;
lui decide l’ultima settimana, magari ha deciso stamattina, davanti alla tazza di caffè. Più che
scegliere, scommette.