2001 Aprile 8 Parole/1

2001 Aprile 8 – Parole/1

Entra da un orecchio ed esce dall’altro. L’informazione sembra funzionare così, senza lasciar traccia:
al massimo un rumore di fondo.

Difficile dire se ciò dipenda dall’informazione o dalla politica, se non dal loro intreccio. Qualche
anno fa Saverio Vertone parlava di stupro delle parole, intuendo il linguaggio come un corpo vivo.

Chi non s’informa, viene oggi catalogato tra i marginali: abitanti abusivi nella società della
comunicazione. Ma chi s’informa, finisce per confondersi.

Quando l’Abacus ha chiesto a un campione di italiani di abbinare spontaneamente una parola alla
politica, la maggioranza ha risposto “confusione”.

Non a caso, forse, l’informazione fabbrica “incerti”, misurati dai sondaggi come un partito, anzi il
solo partito che sfugge alla cattura. Confusione e incertezza sono sorelle siamesi.

Curioso. La gente si fida poco dei giornali e della televisione, ma la politica fa di tutto per controllarli
perché, a sua volta, non si fide della gente.

Nel labirinto della reciproca diffidenza, si parla adesso di” balcanizzazione “della stampa italiana,
dove l’addebito sta per inaffidabilità. Anche disordine, enfasi sul nulla della notizia, priapismo da
scoop.

Un giornalista del Times” ha spiegato che gli inglesi badano all’esattezza più che alla scrittura, mentre

gli americani privilegiano i fatti sulle opinioni.

Qualche settimana fa, in occasione del ritorno in edicola dell’”Unità”, il prof. Umberto Eco ha

espresso un desiderio: che giornali e telegiornali abbandonino il Palazzo della politica e vadano in

giro nel Paese, cioè nella realtà. “Gli avvenimenti romani – ha scritto Eco – potrebbero occupare in

tutto una colonnina di giornale”.

Finalmente inchiodata allo spazio che merita, la politica farebbe tanta più fatica a confondere e a

confondersi. Sarebbe questa la rivincita dei fatti e delle proporzioni.

Anche le parole dovrebbero ritornare a casa, sul territorio.

Qui abita la notizia.