1996 marzo 24 Quei conti ci fanno arrossire

1996 marzo 24 – Quei conti ci fanno arrossire

Se la Chiesa avesse condannato la mafia con la stessa insistenza riservata al sesso, forse la cultura della
legalità avrebbe fatto in Italia qualche passettino in più. E tra i nuovi peccati sociali, un vescovo d’assalto
come monsignor Bettazzi di Ivrea indica anche la promessa politica «per suscitare consensi e voti quando
si sa di non poter mantenere». Applicando alla lettera questo precetto alla campagna elettorale,
rischieremmo la scomunica urbi et orbi! Scherzi a parte, più che la bugia sembra emergere la reticenza,
sotto forma di tendenza a tirar via sulle cose senza approfondire, con impegni talmente di superficie da
non impegnare in realtà su nulla. Faccio un esempio. L’intero ammontare dell’Irpef non basta nemmeno
a coprire la spesa per gli interessi sul debito pubblico; anno dopo anno, aumenta dunque la spesa dello
Stato senza che le tasse pagate dai cittadini finanzino servizi a loro vantaggio. Non a caso ieri a Cernobbio
il professor Mario Monti – commissario europeo – ha raggelato gli esperti presenti ricordando: «Fra dieci
o venti anni arrossiremo di fronte ai nostri tigli e ai nipoti». In buona sostanza si continua a speculare o
a mentire sul fisco, come se fosse possibile dissociarlo dalla montagna di debiti che ci portiamo sulle
spalle. Da qui ambiguità, promesse da marinai, e crescente repulsione da parte del popolo contribuente.
Fateci caso. Chiunque chieda poi a un politico dove e come tagliare la spesa pubblica, la risposta è evasiva
o generica o negativa, quasi si pretendesse l’impossibile. Il cittadino ne ricava il seguente, esasperante
messaggio: nel Paese che, a detta di entrambi i Poli, paga allo spreco e all’inefficienza una tassa invisibile
di decine e decine di migliaia di miliardi all’anno, l’unica cosa che risulterebbe impraticabile è proprio
il taglio della spesa parassitaria! Al Veneto bastano meno di mille forestali, alla Calabria ne servono 25
volte tanti. Naturalmente, c’è chi non sa mai spiegarsi perché la Lega tenga o addirittura cresca e perché
ogni giorno che passa aumenti la certezza che il problema dei problemi è lo Stato così come sta.

24 marzo 1996