1996 marzo 20 Un Nordest dissociato

1996 marzo 20 – Un Nord Est dissociato

Proviamo a verbalizzare le ultimissime ore. 1) A Vicenza due senatori della Lega Nord, Pagliarini e
Stefani, hanno presentato sabato uno studio ricavato dai dati della Ragioneria Generale dello Stato sulle
tasse e sulla spesa pubblica. Ne risulta che, nonostante le sacche di evasione, Lombardia, Emilia,
Piemonte e Veneto pagano da soli quasi la metà di tutte le tasse del Paese. Anche Friuli e Trentino sono
naturalmente a ruota. 2) Il segretario della battagliera Confederazione Artigiani di Mestre, Bortolussi, ha
ricordato che il sistema delle micro-imprese, tipico del Nord Est, viene indicato negli Stati Uniti come a
Oxford quale modello di capitalismo da qui al Duemila e oltre. Facendo anche notare che, per il Sud, la
classe politica ha per decenni puntato sull’esatto contrario: i poli industriali, le cattedrali economiche nel
deserto, le grandi aziende in trasferta assistenziale dal Nord. 3) Il sindaco progressista, Cacciari, ha
attaccato con violenza il «centralismo romano» delle candidature dell’Ulivo per il quale pur si batte.
«Siamo – ha detto – al proporzionalismo autoritario, questi sono dei folli che vanno contro la storia e le
aspettative della gente. Non fraintendetemi, non faccio discorsi separatisti, ma indubbiamente in futuro
la nostra azione sarà per rafforzare il Nord Est». 4) Il presidente della Regione Veneto, Galan, di Forza
Italia, ha aggiunto in un’intervista al nostro giornale: «Sono stato molto deluso per come tutti i partiti
hanno proceduto, non si possono fare le liste in questo modo! Non sono più tollerabili le imposizioni
dall’alto». Ha anche promesso un gesto di disobbedienza legislativa annunciando che si rifiuterà di
dettare norme regionali anche sul…diametro dei funghi!, come gli imporrebbe una legge nazionale: «Dai
funghi ai piani regolatori – ha avvertito Galan – il Veneto aprirà una vertenza con lo Stato perché molte
competenze passino dalla Regione ai Comuni». 5) Nelle stesse ore, un’inserzione pubblicitaria a cura
dell’Assindustria di Rovigo, degli Industriali di Venezia e di Unindustria di Treviso (Confindustria più
Api), si presentava sui giornali con il seguente titolo: «Ora basta!», rivolto ai candidati alle prossime
elezioni e all’opinione pubblica sul tema del prelievo del 10% sul lavoro autonomo, definito dalle tre
associazioni «una nuova tassa mascherata da contributo». Più delle stesse richieste, quell’«Ora basta!»
segnala un salto di linguaggio, molto più perentorio che nel passato recente e remoto. Da questa serie
concentrica e contemporanea di contestazioni, crediamo sia più che legittimo trarre una conclusione fuori
dei denti. Non nuova per noi, ma più ultimativa che mai almeno per chi crede che il tempo della
lamentazione sia ampiamente scaduto e che sia giunto quello dell’iniziativa. O, minimo, di uno scatto di
reazione, nell’urna e dopo. La conclusione: area più dinamica e riformista d’Italia, il Nord Est conta in
politica meno del due di coppe. Appare del tutto dissociato tra quel che vale e quel che determina.
Qualche giorno fa l’abbiamo definita «colonizzazione». Ma la colpa è tutta nostra visto che, non
riuscendo a mettere insieme un grande patto per il Nord Est, li lasciamo fare indisturbati. Oggi come ieri.

20 marzo 1996