1996 aprile 11 Un miracolo di resistenza popolare

1996 aprile 11 Un miracolo di resistenza popolare

Gli italiani di solito non si amano, provano gusto all’autodemolizione, adorano gli stranieri soprattutto
quando non risparmiano nemmeno il più veniale dei peccati. La Grande Transizione di questi
interminabili anni ’90 dovrebbe al contrario suscitare un moto di orgoglio nazionale.
Cerco di spiegarmi. La politica sbandiera il cambiamento, senza riuscire a spostarsi nemmeno di un
centimetro; tutto porta all’impatto con l’Europa, ma lo Stato resta immobile, dunque dall’Europa in
realtà si allontana. Se gli italiani fossero veramente un popolo ingovernabile, si arrenderebbero o si
ribellerebbero: la resa al qualunquismo di massa o la ribellione sociale.
Fortunatamente, nulla di tutto questo. Pur tentati dall’astensionismo, andranno a votare ancora una
volta in percentuale superiore alla media europea. Magari con l’entusiasmo sotto le suole,
continueranno a sperare; pur con la telenausea dei tanti “Porta a Porta”, si convinceranno che ne vale
ancora la pena, che scegliere sarà difficile ma non scegliere sarebbe anche peggio.
Si rendono conto che chiunque vinca il 21 aprile, l’Italia ritroverà un minuto dopo sul tavolo gli stessi
problemi di un anno fa. Sanno inoltre che nessuno dei due poli governerà per cinque anni, come si va
delirando qua e là tanto per dire. Eppure, gli italiani continuano ad andare in piazza, partecipano,
affollano incontri e tribune, rinunciano a scagliare il telecomando anche quando i faccia a faccia
elettorali assomigliano al teatro delle marionette.
No, questi italiani sono un vero popolo, un concentrato di democrazia, hanno le carte in regola,
rappresentano un esempio di resistenza civile. Ne sono profondamente convinto e credo sia ora
necessario ricordarlo a noi stessi.
E’questo enorme patrimonio di responsabilità e di tenuta che va coltivato negli ultimi dieci giorni di
campagna elettorale. Come? Ragionando di riforme, di amministrazione, di concretezza, di realismo,
di equilibrio tra mercato e stato sociale, tra produzione e valori. Tenendo a bada propaganda, uomini
della provvidenza e politica di plastica.
Per legittima difesa.