1996 aprile 14 La parola d’ordine del Nordest

1996 aprile 14 – La parola d’ordine del Nordest

Mi capita spesso di partecipare a incontri, dibattiti, faccia a faccia, discussioni pubbliche, con studenti,
associazioni, mondo del lavoro e dell’impresa, circoli culturali, l’opinione pubblica particolarmente
interessata alle tematiche del Nordest, come l’autonomia, il federalismo, la piccola e media impresa,
l’economia sociale di mercato, l’etica in politica, i sindaci, cioè il grande fiume riformista che
accompagna un’area finalmente consapevole del proprio ruolo, oltre che del proprio fatturato, eppure
resa inquieta dal disservizio di Stato. Forse sono particolarmente fortunato, ma incontro ogni volta
un’Italia seria, molto disciplinata, che insiste a impegnarsi, che punta alla qualità della vita e, insieme, a
darsi un senso civile. Colgo preoccupazione, voglia di uscirne, fame di ceto dirigente. Avverto un’idea
alta dello Stato, che probabilmente ci accompagna geneticamente come lascito di Venezia, mille anni di
democrazia e di libertà, mille anni di governo fondato sulla selezione (dei governanti) e sul controllo (dei
risultati). Sento il coraggio di guardare al recente passato senza rimuoverlo, per salvare il nocciolo del
“modello” evitando di renderlo obeso – come accadde – dentro l’ideologia dorotea del potere. In parole
povere, l’opinione pubblica mi appare molto più avanti, più curiosa e responsabile, di chi se ne cura per
mandato elettorale. Non per nulla, a Nordest anche la campagna elettorale ha una caratteristica del tutto
territoriale, che altrove non ha riscontro. Qualunque “leader” vi metta piede, non può non affrontare il
tema del federalismo. Proprio non può, la riforma dello Stato rappresenta il passaporto d’ingresso, un
codice per capirci, la parola d’ordine. Sì, certo, circolano anche gli opportunisti, i camaleonti, quelli che
prendono ogni volta il colore dell’ambiente. Ma si nota anche uno sforzo sincero, il tentativo di capire
perché quest’area abbia a cuore l’idea che alla macchina-Stato va cambiato il motore, non la vernice.
Politicamente parlando, il Nordest sarà l’area più scomoda per qualunque governo. Anche il voto di
domenica peserà, ma sarà soltanto una tappa.

14 aprile 1996