1995 ottobre 10 L’ordine non è di destra

1995 ottobre 10 – L’ordine non è di destra

La nostra storia passata e recente non ci aiuta. Il fascismo perché piegò l’ordine pubblico alla dittatura;
la Repubblica perché ha consegnato il ministero degli Interni sempre alla stessa forza politica: 40
anni di Dc al Viminale, quasi si trattasse di un feudo esclusivo, molto politico, poco istituzionale.

Fatto sta che la cultura dominante ha sempre considerato l’”ordine” un sostantivo di destra. Nel gioco
sterile dei valori secondo schieramento, l’ordine non è mai uscito all’aperto, liberato dal tabù
repressivo. L’idea di ordine è stata a lungo relegata, fra sospetti e misteri, anche all’angolo più oscuro
dello Stato deviato.

Non l’ordine frutto di democrazia, ma il suo luciferino contrario. Cioè l’ordine organizzato per ordire
contro la qualità democratica del nostro Paese.

Su tanti equivoci di fondo abbiamo costruito una lunga serie di omissioni. L’ultima consiste nella
rinuncia a far convivere due istanze di pari peso, l’ordine e la solidarietà, come emerge senza pietà
dalla questione-immigrati.

Un problema gigantesco che segna il nostro tempo, ovunque, e che richiede soprattutto uno sforzo
culturale. Nessuno può esorcizzare un dato epocale rimuovendolo (con la forza) o subendolo (nel
disordine). Anche se gli storici ci ricordano che l’umanità è sempre stata migratoria, il mondo della
comunicazione e degli squilibri ha oggi reso quel fenomeno una sfida collettiva, da vincere con la
razionalità.

Il “Dossier Vento” dei poliziotti è molto importante e riguarda tutte le forze dell’ordine perché
fotografa con coraggio il malessere della quotidianità. La città minacciata dalla grande criminalità ma
sempre più insidiata da quella che gli stessi poliziotti definiscono “la criminalità predatoria”, fonte di
insicurezza endemica, di degrado urbano, di fobia sociale.

Soprattutto questa seconda criminalità richiede più ordine, cioè formazione, preparazione,
specializzazione sul territorio, forze di polizia strappate alla burocrazia e spedite là dove si incontra
la vita con i suoi drammi e la sua violenza. Forse un giorno capiremo che una società solidale è anche
ordinata. E viceversa.