1995 luglio 10 Ricordiamoci di quel conto corrente per Sarajevo

1995 luglio 10 – Ricordiamoci di quel conto corrente per Sarajevo

Ieri al mare ho fatto la spesa, acqua minerale, un po’ di birre, mozzarella, prosciutto crudo, un buon
gelato. Alla cassa mi hanno dato lo scontrino: 22.700 lire, Iva compresa.
Non so bene perché, ma ho pensato all’appello del sindaco di Sarajevo, alla fame di una città europea,
ai 250 grammi di farina per abitante della capitale bosniaca, al resto del cibo che in grammi di farina
per abitante si può contare sulle dita di una mano. Fame, qui a due passi, sul nostro orizzonte
quotidiano. Nelle giornate limpide, da Venezia si vede il profilo dell’Istria.
Non so fare i conti a mente. Tornato a casa, ho preso carta e penna, tentando un calcolo. Una spesa
da frettolosa domenica al mare, moltiplicata per centomila, otterremmo cibo per 2.270 milioni. E
calcolando, per stare a noi, che il Veneto e il Friuli hanno suppergiù una popolazione di 5 milioni di
abitanti, quanto raccoglieremmo se uno su 5, un milione di persone, destinassero 22.700 lire agli
affamati di Sarajevo? 22.700 milioni, tanti, una bella cifra.
Chi mi legge forse dirà che anche fra noi c’è gente che se la passa male. Non così male, ma capisco
l’obiezione, infatti calcolo uno su cinque. A Nord-Est, l’area più ricca d’Italia, la percentuale regge e
avanza.
Qualcuno osserverà poi che sono affari loro, che se proprio vogliono affamarsi e ammazzarsi a
vicenda, si accomodino, che cosa c’entriamo noi? Attenzione, a turno i popoli hanno sempre bisogno
di aiuto, per una ragione o per l’altra. E noi dovremmo saperlo più di altri, da quando proprio i veneti
e i friulani bussarono per decenni alle porte di tutto il mondo per fuggire alla nostra fame, o quando
il Po ruppe gli argini o quando Venezia e Firenze andarono sotto o quando – i ragazzi lo sanno? – gli
americani si inventarono il Piano Marshall per tirarci fuori dal vuoto di stomaco dell’ultima guerra
perduta.
Qualcuno dirà che ci pensi il governo, ci pensino i comuni, ci pensino il sindaco Cacciari e i suoi
colleghi sindaci, ci pensino le banche, il fondo monetario, l’Onu, l’Ue, la Chiesa, magari i grandi
sponsor. Chi lo pensa sbaglia di grosso, perché da Sarajevo è partito un Sos tutt’altro che istituzionale.
E’ l’appello di chi ha fame, e quando qualcuno ha fame non ci sono più ragioni né embarghi alimentari
che tengano, nulla, e ciò dovrebbe valere per tutti, persino per l’Iraq, persino per Cuba.