1995 giugno 22 Se avessi svolto quel tema…

1995 giugno 22 – Se avessi svolto quel tema…

Tema: “La solitudine del mondo giovanile. Il 70% dei giovani afferma che solo con gli amici può
parlare liberamente”.
Svolgimento.
“Mio padre lavora sempre di più, quando si ferma ha soltanto voglia di essere lasciato tranquillo. Io
lo capisco, farei come lui.
Un mio compagno di liceo che ha il problema opposto, il padre non lavora, sostiene che il tempo
libero di chi cerca occupazione non è né libero né condivisibile. Anche suo padre vuol essere lasciato
tranquillo, più del mio.
Mia madre lavora, ha studiato per imparare una professione non per dedicarsi soltanto a me e alla
casa. Ma mi avverte che le sue amiche cosiddette casalinghe assomiglieranno sempre di più a
factotum a tempo pieno che a “angeli del focolare”.
Mio padre e mia madre raccontano che oggi la famiglia non è più quella, nemmeno parente, e che
diventa difficile persino spiegare com’era. E’come se in una staffetta tra generazioni chi arriva
trafelato per consegnare il testimone non trovasse nessuno a riceverlo: perché ha perso la pazienza ed
è corso via a mani vuote, preferendo la fuga all’attesa.
In famiglia manca sempre qualcuno all’appello, si parla nei ritagli di tempo. Mio padre sostiene che
dialogo, colloquio, confidenze e confessioni sono lussi: bisogna accontentarsi di battute. Il modello
pedagogico è l’aforisma.
Dalla Bibbia in poi, padri e figli sono sempre stati “estranei”, sennò i valori sarebbero muffe eterne.
Non sta qui il nocciolo della nostra solitudine.
Il fatto è che abbiamo più roba a disposizione che persone e chi ha tempo per noi, 24 ore su 24, fisso
come un nonno in casa, un mississipi quotidiano di parole è solo la tv. Parole da guardare, non da
ascoltare, parole a senso unico, senza eco.
Credo di avere gli stessissimi problemi di chi mi ha preceduto, l’amore, il desiderio, l’infelicità, il
senso di me e delle cose, la competizione, la paura di non farcela, gli altri. Ma ho l’impressione che i
valori me li dovrò inventare da solo, questo il punto.
Perciò parlo più liberamente con gli amici. Ho bisogno di gente smarrita come me per sentirmi meno
solo”.