1995 agosto 17 Non è l’uomo per tutte le stagioni

1995 agosto 17 – Non è l’uomo per tutte le stagioni

Se la lira continua così, anche Bertinotti invocherà Lamberto Dini! Scherzi a parte, la corsa
all’accaparramento di Dini ha dell’inverosimile; e poi ci lamentiamo se gli stranieri hanno rinunciato
da un pezzo a capire la politica italiana.

Ministro di Berlusconi, Dini era considerato dalla sinistra e dal sindacato una specie di Chicago boy,
quintessenza del liberismo, un banchiere con l’idea che il rigore dei conti meriti sempre la precedenza
su ogni altro indicatore. Compresa la tutela della fascia socialmente più debole.

La virata, da presidente del Consiglio. Dini conquista la sinistra con il pragmatismo e il sindacato con
una riforma delle pensioni che la Confindustria dice di ritenere “insufficiente”. Dal Centro-Destra
raccoglie via via diffidenza, freddezza, avversione: con Bossi “giuda” del ribaltone, Dini appare al
Polo il suo notaio.

In realtà Dini è Dini, un tecnico che ha imparato a far politica e che rassicura i mercati internazionali
perché gli riesce bene la politica economica. Cioè la vera frontiera da oggi al terzo millennio, la
politica non più tenuta a cuccia dall’ideologia, ma banco di prova dell’economia.

Il tecnico Dini sta logorando i politici, da Berlusconi a Prodi, perché in questa fase la politica si
ubriaca di sè stessa, mai tanto lontana dal nocciolo delle questioni che toccano la vita, gli interessi, le
paure degli italiani. Ma se il Polo e il centro-sinistra intendono fare di lui un ex tecnico e usarlo
politicamente, devono smetter con la sceneggiata dell’uomo buono per tutte le stagioni, pronto a
qualunque uso da Fini a D’Alema.

Particolarmente la politica economica esige scelte, ricette, precedenze, una certa idea dello Stato,
dello sviluppo, dell’ambiente, della scuola, del lavoro e degli investimenti. Sarebbe molto più serio
guardare a Dini attraverso i suoi programmi, solo parametro utile agli elettori per scegliere un governo
di legislatura. Senza programmi ai quali ancorare con chiarezza una maggioranza, anche il miglior
leader farebbe poca strada.

Il resto è da dimenticare. Cominciando da Walter Veltroni che a Dini, bontà sua, ha offerto di fare il
vice di Prodi. Ma si può?!