1994 luglio 24 Fine dell’illusione

1994 luglio 24 – Fine dell’illusione

Oltre che illusi, sono anche stupidi. Troppa gente ha scambiato la comprensibile stanchezza verso
Tangentopoli per una tacita amnistia: dimenticando che l’azione penale è un obbligo non una facoltà.
Molte volte i pm, a cominciare da Colombo e Nordio, hanno proposto una soluzione. Cari signori,
presentatevi da noi, confessate, restituite il maltolto e scomparite dalla scena politica in cambio di
una ragionevole clemenza. In più, hanno inoltrato specifici appelli a imprenditori e manager perché
collaborassero, al fine di seppellire la prima Repubblica sotto la sua stessa prassi d’illegalità.
Risposta zero su tutti i fronti, anzi. Il governo Amato-Conso tentò il primo colpo di spugna: il governo
Berlusconi-Biondi ha architettato una truffa di giustizia. Quanto a politici e imprenditori, hanno atteso
ed attendono le istruttorie come una roulette russa. Fidando nel caso.
Tutti sanno benissimo che perpetuare Tangentopoli è una follia, assolverla uno scandalo di Stato,
dominarla un dovere per una classe dirigente degna di questo nome. Quando, oltretutto, il potere
aspira a rappresentare l’oramai mitico “nuovo”.
Ma Berlusconi ha fatto danni spaventosi. Ora che serviva una legge senza trucchi, che coordinasse
l’uscita dall’emergenza giudiziaria, ha puntato su un decreto che non risolveva nulla, se non i
problemi dei Craxi, dei De Lorenzo e di alcuni amici o amici degli amici in odore di manette.
L’aggressione del decreto Biondi a Mani Pulite ha così ritardato la vera soluzione. Che prima o poi
non potrà che avere due caratteristiche: premiare il lavoro di Mani Pulite investendo sull’efficienza
di tutta la magistratura; accelerare al massimo la conclusione delle indagini e dei processi, offrendo
all’opinione pubblica la sicurezza che giustizia è stata fatta. Giustizia, non privilegio né tantomeno
vendetta.
Dopo esser stati definiti “assassini” e teleadditati al Paese come torturatori o quasi, i pubblici ministeri
debbono dare oggi prova di una virtù senza prezzo: la levità d’animo. Esaltare il senso del limite,
sfuggire alle tentazioni di rivalsa, esaltare l’equilibrio della legge.
Che Mani Pulite stia braccando oggi un manipolo di finanzieri, significa dell’altro. La macchina dello
Stato sembra costruita apposta per consentire l’illegalità.
Il circuito perverso è presto detto. In soli due anni – dal 1991 al 1993 – sono stati emanati in Italia
217 provvedimenti fiscali contro le 50 leggi approvate negli Stati Uniti nell’ultimo mezzo secolo! La
pletora di norme favorisce la discrezionalità e il formalismo dei controlli oltre che la fuga
nell’evasione come legittima difesa.
Le Fiamme Gialle stanno arrestando i colleghi che hanno sfruttato la situazione di favore e di ricatto.
Imprenditori e manager hanno pagato prima gli esperti fiscali, poi i favori dei finanzieri, quindi
pagano il conto di Mani Pulite.
La lezione riguarda lo Stato, la sua malformazione, una burocrazia che premia i funzionari infedeli,
gli agguati in carta bollata, la formalità della legge come manomorta sull’economia.
Qui si misurerà la politica con la P maiuscola, non sui decreti felloni.