1994 giugno 14 La politica comincia adesso

1994 giugno 14 – La politica comincia adesso…

È l’ora delle dimissioni, ma dovrebbe essere seguita a ruota da quella delle dismissioni. Chiudere
Botteghe Oscure e Piazza del Gesù, ricominciare tutto da capo, cambiare scudi falci e martello, vendere
gli immobili e aprire altrove, lontano dai luoghi di culto delle vecchie forme-partito. A volte, per salvare
grandi patrimoni anche ideali, serve traslocare con i simboli, il linguaggio, i progetti. Nel bene e nel male,
le rispettive storie non le cancellerà più nessuno. Ma la politica oggi è un’altra cosa, da almeno cinque
anni, da quando gli italiani hanno ritrovato la libertà di voto decretando la fine della democrazia bloccata.
Il Centro è una forza residuale. La Sinistra non va riformata, va inventata di sana pianta: quella che c’è
perderà all’infinito. Gli elettori sono molto più avanti di tanti leader che chiedono loro il voto. Occhetto
se ne va, se ne va Del Turco, dovrebbero andarsene un sacco, rappresentano le salmerie del sistema
quando servirebbero le avanguardie. Gli italiani continueranno a scegliere, premiare e punire. Con ferocia
democratica, senza rispettare le convenzioni della prima Repubblica. Quante prediche negli ultimi anni
contro lo sfascismo! Basta distruggere – era la litania – ora occorre costruire, governare. Bene, Berlusconi
ha presentato in quattro e quattr’otto il suo prodotto sulla piazza senza che gli avversari credessero
davvero nel loro: si sono limitati a denigrare il suo. Una Waterloo del marketing politico oggi che essere
«contro» non paga più. In ogni democrazia avanzata si vince o si perde al centro. Lì viaggiano i milioni
di voti che se ne fregano della militanza e che puntano soprattutto sul miglioramento del tenore e/o della
qualità della vita. Certa Sinistra e certa cultura cattolica si vergognano di chiedere quei voti; Berlusconi
no, li ha addirittura inseguiti. I perdenti restano perdenti anche di fronte alle urne aperte. Invece di
imparare la lezione, vanno a caccia di colpe altrui. Come quando si auto-convincono che Berlusconi sia
al 30% perché «ha più mezzi televisivi» a disposizione. È incredibile. Berlusconi vince non perché
abbonda di spazi, ma semmai perché in quegli spazi – Stato o privati non fa differenza – appaiono certi
suoi concorrenti di centro e di sinistra che te li raccomando! Nostalgici, scompaginati, settari, abbarbicati
alle stesse formule di ieri mentre la società corre a mille all’ora. Sempre gli stessi, non inventano nulla,
difendono a denti stretti il consenso senza riuscire a conquistare il voto giovane. La tv e i giornali
mostrano questa situazione. E i fatti sono più forti delle opinioni anche con la firma di Bobbio, Montanelli
o Scalfari. La Lega si è illusa due volte. Ha creduto che i voti del ‘92 fossero per sempre, ignorando che
ciò che si conquista contestando il potere va riconquistato quando si va al potere. Più che lo stesso
Occhetto, le vittime di Berlusconi sono Segni e Bossi. Ma il bello della politica italiana è che nasce
adesso. Per chi ha stoffa, idee e coraggio, beninteso.

14 giugno 1994