1994 gennaio 2 Non servono prediche, ma leggi nuove

1994 gennaio 2 – Non servono le prediche, ma leggi nuove

Due tendenze convincono poco. Le troppe prediche fatte agli italiani e i fondamentalisti del nuovo: le
prime portano al moralismo, i secondi all’incomunicabilità. Lo stesso Scalfaro parla come un prevosto,
ma non è il solo. La televisione pullula di predicatori senza pulpito. Anche i giornali. L’etica tira come
non mai, quasi che all’improvviso la politica si fosse consegnata mani e piedi alla morale. Nel Paese dei
diritti all’ingrosso, tutti si richiamano ai doveri. Ci voleva, ben inteso, ma non conviene tirare troppo
questa corda. I Savonarola aiutano poco il buongoverno, anzi finiscono con il distillare un inganno. È
presto detto quale. Far credere che uomini e popoli possano cambiar pelle dalla mattina alla sera o,
peggio, che tutti i problemi siano di per sé risolvibili soltanto perché li si affronta con «animo» e «cuore»
immacolati. Serve dell’altro, soprattutto oggi in Italia. A cominciare dal rapporto fra cittadino e Stato: il
nostro futuro si gioca qui, su un meccanismo che non funziona. Pensiamo a che cosa è accaduto l’ultimo
giorno del 1993. Nel presentare l’elenco dei farmaci, il prof. Silvio Garattini – scienziato dell’Istituto
Mario Negri di Milano – ha spiegato ai telespettatori che il precedente prontuario era «frutto delle
tangenti» e che soltanto quello in vigore dal 1 gennaio si basa sui bisogni reali della popolazione. Senza
entrare nel merito della riforma, ci ha impressionato la naturalezza dell’affermazione. Senza stupore e
incertezza, il prof. Garattini parlava con il distacco di chi ribadisce verità arcinote anche al più distratto
degli italiani. Stando così le cose, le prediche incidono molto meno delle leggi. Le prime consigliano
lunghe penitenze; soltanto le seconde rimettono in moto ingranaggi inceppati dal malgoverno. Se la sanità
era tutta in mano al profitto, lo Stato si mangia il risparmio in soli debiti. La borsa è un club in mano a
pochi. La finanza traffica nei cosiddetti salotti buoni. I grandi gruppi industriali si sono spartiti per
decenni i grandi privilegi, primo fra tutti quello delle banche e dell’informazione. Su un giudizio
concordiamo con Scalfaro: quando definisce delicata e difficile questa fase della vita italiana, ma non
«eroica». Non occorrono eroi, missionari, martiri o superuomini. All’Italia basterebbe ritrovare il gusto
della buona legislazione. Tornare ad essere semplicemente bravi, capaci, onesti nella media. Anche la
battaglia per il primato del «nuovo» non porta da nessuna parte, esattamente come le prediche. Innovativa
nei fatti più che nelle parole sarebbe semmai la capacità di superare i vecchi recinti. Innovativo è il
pensare con il naso all’insù, verso l’Europa. I miracoli non fanno l’efficienza; l’efficienza fa miracoli.

2 gennaio 1994