1993 marzo 27 Il teorema del complotto

1993 marzo 27 – Il teorema del complotto

Cambiano le imputazioni, il tipo di reazione resta sempre lo stesso. Quando i magistrati misero a nudo
il sistema delle tangenti, campeggiò la tesi del “complotto” evocata da Craxi; quando le procure di
Sicilia, Calabria e Campania tentano per la prima volta di indagare seriamente sui rapporti tra crimine
organizzato e politica, la Dc lancia l’accusa di “cospirazione”.
Neppure i partiti di governo dimostrano cultura istituzionale. A parole, tutti invitano la Magistratura
ad andare fino in fondo; nei fatti si dà corpo alla tesi della sua strumentalizzazione politica.
E’ strano o, forse, soltanto prevedibile. Al vizio del sospetto – oggi reale – si pretende di porre rimedio
con nuovi sospetti.
Chi contesta ai giudici l’uso di presunti teoremi accusatori, diventa ora paladino del garantismo penale
attraverso teoremi semmai più inquietanti.
Il sistema era abituato a non rispondere mai di nulla, questa la verità. Troppi esposti restavano nei
cassetti e non si trovava in giro un testimone pronto a collaborare nemmeno pagandolo a peso d’oro.
Certo, con le inchieste di mafia, si cammina sulle sabbie mobili. Qui è il regno delle allusioni, delle
vendette, delle connivenze, dove tutto risulta sfumato, intrecciato e segreto. Anzi, fino a ieri ben
protetto dalla convergenza degli interessi forti: il controllo del consenso elettorale, quello del
territorio, quello dei finanziamenti illegali.
Per quel che ci riguarda, confessiamo di non essere sicuri di nulla, a cominciare dal ruolo di Giulio
Andreotti. Agli atti risulta da 25 anni nume tutelare di Lima: e su questo è legittimo costruire giudizi
politici. Ma un salto terribile, tutto da dimostrare, emerge dalle deposizioni dei pentiti quando
propongono di provare quella affinità di potere, personale e di partito, come garanzia criminale nel
cuore dello Stato.
Una sola cosa è al di sopra di ogni sospetto e di ogni dubbio. Questa inchiesta, infinitamente più
complessa di Mani Pulite, non poteva essere archiviata come sarebbe sicuramente accaduto in altre
stagioni della Repubblica. E proprio un magistrato della statura di Caselli, neo-procuratore della
repubblica di Palermo, può assicurare ad Andreotti il corretto ricorso ai pentiti.
A meno che non si intenda per “cospirazione” dei giudici la bonifica del sistema con il codice alla
mano.